By passa aortocoronarico e successiva angioplastica

Buongiorno Dott.,
La contatto in quanto voglio illustrare un caso clinico di mio zio che circa 15 giorni fa a causa di un malore è stato ricoverato in regime di urgenza per un infarto del miocardio. Dopo un paio di giorni di in cui ha avuto anche un arresto cardiocircolatorio è stato trasferito in una struttura altamente specializzata per interventi di cardiochirurgia. Cosicchè giunto in clinica e stabilizzati nei successivi due giorni tutti i valori, viene sottoposto a due by-pass . L'intervento, a detta dei chirurghi, è perfettamente riuscito (dicono sempre così)...mio zio dopo esser stato tre giorni in terapia intensiva (è la prassi che lo prevede) si riprende e il quarto giorno si alza e addirittura cammina mangia beve diciamo è autonomo. Alle tre di notte purtroppo succede l'imprevisto...mio zio ha un malore viene portato di nuovo in camera operatoria per un'angioplastica e da allora è in stato comatoso.
I medici in questi giorni hanno solo saputo dire che avrebbe potuto avere dei danni cerebrali.
Dinanzi alla richiesta eziologica dei familiari ogni giorno hanno dato versioni diverse...prima hanno attribuito la causa al cuore debole e quindi ad un nuovo arresto cardiaco che avrebbe causato un danno anossico cerebrale; poi ad un embolo dovuto ad un grumo di sangue nella sede dell'operazione e via dicendo. A questo punto essendo io un tecnico di radiologia ho notato una serie di incongruenze e chiedo a lei più esperto di me nel delucidarmi un pò la questione. Ovviamente sono consapevole che risulta complesso dare un giudizio senza fornire cartella clinica ed avere modo di vedere esami tac.
Tuttavia, pur essendo consapevole della probabilità di insuccesso per inteventi di questo tipo non riesco a comprendere il motivo per cui dopo due by pass sia stato eseguito un'angioplastica in così poco tempo e in un cuore debole...ragion per cui debbo pensare che sia stato pianificato male il primo intervento? oppure una disfunzione di uno dei by pass? il danno anossico cerebrale diventa irreversibile dopo che i soccorsi si siano protratti per più di 5 minuti...quindi debbo pensare in un ritardo nella manovra di defibrillazione?inoltre se la causa fosse stata la presenza di un embolo...ma dopo un intervento del genere non si somministrano anticoagulanti?ed ancora...oltre la tac in regime di urgenza non si debba eseguire anche un EEG per lla valutazione del T nervoso vitale?invece alla mia domanda i medici sono rimasti a bocca sguarnita e infine mi hanno detto le testuali parole: " se proprio desidera possiamo fare un EEG" dopo però che siano trascorsi 7 giorni dall'evento ischemico....sinceramente vorrei una spiegazione da un atteggiamento che a mio modesto parere sembra al quanto fuorviante. Non basta il danno fisico e morale,anche la presa per i fondelli.
grazie in anticipo per la risposta
cordiali saluti
[#1]
Dr. Giuseppe Iaci Cardiochirurgo 923 51 2
Risulta sostanzialmente impossibile poterle dare una risposta soddisfacente.
In ogni caso mi sembra assolutamente fondamentale correggere delle sue affermazioni dalle quali parti per argomentare tutte le sue domande.

Lei scrive> Tuttavia, pur essendo consapevole della probabilità di insuccesso per inteventi di questo tipo non riesco a comprendere il motivo per cui dopo due by pass sia stato eseguito un'angioplastica in così poco tempo e in un cuore debole...ragion per cui debbo pensare che sia stato pianificato male il primo intervento? oppure una disfunzione di uno dei by pass?

Non posso sapere se per qualche motivo l`intervento chirurgico avesse volutamente effettuato una rivascolarizzazione miocardica incompleta o se ci possa esser stato un malfunzionamento di un bypass.
In ogni caso 4 giorni di terapia intensiva non sono la normalita`, e questo e` indice del fatto che ci possa esser stato un decorso non proprio regolare.

Purtroppo sono situazioni che si possono presentare
clinicamente.

Il danno anossico cerebrale diventa irreversibile dopo che i soccorsi si siano protratti per più di 5 minuti...quindi debbo pensare in un ritardo nella manovra di defibrillazione?inoltre se la causa fosse stata la presenza di un embolo...ma dopo un intervento del genere non si somministrano anticoagulanti?ed ancora...oltre la tac in regime di urgenza non si debba eseguire anche un EEG per lla valutazione del T nervoso vitale?invece alla mia domanda i medici sono rimasti a bocca sguarnita e infine mi hanno detto le testuali parole: " se proprio desidera possiamo fare un EEG" dopo però che siano trascorsi 7 giorni dall'evento ischemico....sinceramente vorrei una spiegazione da un atteggiamento che a mio modesto parere sembra al quanto fuorviante. Non basta il danno fisico e morale,anche la presa per i fondelli.

Bisogna capire la causa del danno cerebrale
Se si e` verificata una fibrillazione ventricolare, un arresto cardiaco, oppure se si e` trattato di un evento neurologico ischemico slegato dal cuore che ha portato al coma.

Nel primo caso e` fondamentale la rapidita' delle manovre riamimatorie, ma spesso anche arresti di breve durata possono dare danni permanenti.
Nel secondo caso invece la rapidita` delle manovre conta fino ad un certo punto e la terapia anticagulante non c`entra nulla.

In ogni caso una TAC senza mdc puo` dare delle risposte inizialmente anche senza EEG.

Non credo che ci sia una volont' di prendere per i fondelli, in ogni caso appena avr' la cartella in mano sara` un vostro innegabile diritto far visionare tutto da uno specialista per avere delle risposte piu` complete in merito.

GI

Per visite Ospedale San Raffaele:

[#2]
dopo
Utente
Utente
Buongiorno Dott.,
intanto la ringrazio per la celerità nel rispondermi...premetto che non sono qui a puntare il dito contro qualcuno nè tantomeno mi faccio una domanda e contemporaneamente mi do anche delle risposte...il mio atteggiamento e lo scetticismo generale è frutto purtroppo della poca chiarezza da parte dell'equipe medica nell'argomentare la dinamica degli eventi; non si può cambiare tesi da un giorno all'altro anche perchè si perde di credibilità. Da tecnico di radiologia con esperienza decennale ritengo ( e correggetemi se sbaglio) che effettuare una Tac dopo l'evento ischemico emorragico acuto serve a ben poco in quanto la sede e l'estensione della lesione ischemica risulta indifferenziabile a causa dello stravaso. Ecco il motivo per cui ho menzionato EEG.
Comunque sia la ringrazio per la disponibilità appena sarà possibile e avrò la cartella clinica riuscirò ad essere più chiaro.
Cordiali saluti
[#3]
Dr. Giuseppe Iaci Cardiochirurgo 923 51 2
La stragrande maggioranza degli eventi neurologici postoperatori non è emorragica ma ischemica.

Si esegue pero' comunemente a seguito di eventi neurologici, una prima TAC proprio per escludere l'evento emorragico che se presente deve essere trattato molto precocemente.

A 24 -48 ore poi si effettua una seconda TAC per evidenzare in modo abbastanza preciso la localizzazione e l'estensione della lesioni ischemiche che non sono identificabili immediatamente dopo l'evento neurologico.

Se il problema però è partito da un arresto cardiaco prolungato, si evita di eseguire una TAC precocemente, aspettando comunque uno due giorni dopo il mancato risveglio.

GI
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