Callo osseo dito mano

Gentilissimi Dottori,
circa dieci anni fa, giocando a pallavolo, mi sono procurato una frattura tra la falange media e quella distale del quarto dito della mano destra.
Era estate, ero piccolo (16 anni), incosciente e in vacanza e quindi non ci ho fatto troppo caso.
Dapprima si è formato un bozzetto e non riuscivo più ad estendere la falange distale, l'ortopedico da cui poi sono andato a visita mi ha detto che era tardi per intervenire e che comunque non sarebbe accaduto nulla di preoccupante.
Nel corso dei mesi (o forse degli anni) il callo osseo è gradualmente migliorato e ho recuperato anche l'estensione, arrivando ad avere una conformazione quasi fisiologica.
Permane però il callo osseo abbastanza prominente.
Gioco anche a tennis, quindi quella mano la utilizzo tanto.
Le domande che vi vorrei porre sono due:
1) quella rimane una zona più fragile e quindi esposta a rischi di natura infiammatoria et similia?;
2) è possibile che quel callo osseo possa determinare compressioni di natura nervosa e vascolare, oppure quelle sono complicanze che si verificano esclusivamente nell'immediatezza dell'evento traumatico?

Crescendo poi si acquisisce maggiore consapevolezza e davanti a episodi simili si interviene subito, però ecco spero che la leggerezza adolescenziale non la si paghi da adulti.

Vi ringrazio in anticipo e vi auguro buona giornata e buon lavoro!
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Dr. Antonio Valassina Ortopedico, Chirurgo vascolare 2k 66 47
Gentile signore,
a distanza senza vedere lo stato clinico attuale e senza vedere le immagini della lesione è impossibile risponderle. In via generale, ricostruendo una possibile lesione, con i tutti i limiti del caso, verosimilmente lei ha avuto una frattura della base della falange distale (la frattura) con avulsione parziale del inserzione distale del tendine estensore del 4 dito (motivo del deficit transitorio di estensione dell'ultima falange).
Per sua fortuna, in qualche modo, si è formato un callo con verosimile sopra-elevazione e retro-posizione del frammento osseo su cui era inserito il tendine. Da qui la prominenza del callo prima e dell'osso guarito poi. Pertanto con la guarigione della frattura e la maturazione del callo ha riacquistato l'estensione del dito.
Di solito il frammento interessa una parte limitata dell'articolazione e, in questi casi, il danno articolare è limitato. Nei casi in cui la lesione della superficie articolare della base della 3^ falange è ampia la lesione può esitare in una rigidità parziale o totale dell'articolazione. Ma, dalle sue parole, non sembrerebbe essere questo il caso.
In conclusione alle sue domande propongo le seguenti risposte.

1) quella rimane una zona più fragile e quindi esposta a rischi di natura infiammatoria et similia?;
- Se l'osso è perfettamente consolidato no.
- Se l'articolazione è molto danneggiata l'esito è la rigidità articolare
- Se il tendine resta distaccato la falange distale "cade" in flessione e si crea una deformità chiamata "mallet finger" (dito a martello).
2) è possibile che quel callo osseo possa determinare compressioni di natura nervosa e vascolare, oppure quelle sono complicanze che si verificano esclusivamente nell'immediatezza dell'evento traumatico?
- Non vi sono vasi o nervi maggiori (principali) in quella regione dorsale del dito tra 2^ e 3^ falange, ma solo una finissima rete di vasi prevalentemente venosi, che si ricostituisce spontaneamente dopo la lesione.

Cordiali saluti
Dr. A.Valassina

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