Complicazioni della guarigione per seconda intenzione post laparotomia

Buongiorno,

il 25 settembre mia moglie, al tempo incinta alla quinta settimana, è stata ricoverata d'urgenza per un'occlusione intestinale.
Le sono stati rimossi 30 cm di intestino in stato di necrosi in laparotomia.


Dopo 2 settimane, a causa di un'infezione della ferita, circa 5 cm dell'ultimo tratto del taglio sotto l'ombelico sono stati lasciati guarire per seconda intenzione.
La guarigione procede, finchè mia moglie accusa un bruciore alla parte destra del taglio.
La pelle risulta gonfia, dura e dolorante al tatto.
Dopo una ecografia, l'intestino risulta con peristalsi funzionante (e il dottore dice che si tratta di un'edema sottocutaneo, consigliando soltanto tachipirina nel caso di dolori forti.
La rimanda a casa.


Dopo 2 giorni il gonfiore passa anche alla parte sinistra del taglio e si propaga fino al pube.
Di nuovo ricoverata in ospedale, le vengono somministrati antibiotico e tachipirina, ma il gonfiore non passa e anzi, si propaga anche per tutta la lunghezza delle gambe.
Il dolore (bruciore) rimane forte e concentrato in prossimità della ferita, in graduale aumento e costante.


Gli esami del sangue sono ok, tranne gli indicatori per l'infezione, battito regolare, pressione leggermente bassa.


Mia moglie ha 31 anni, peso 50 kg.


I dottori finora non si sono espressi sulla causa del gonfiore e hanno ordinato una risonanza magnetica, della quale sto attendendo l'esecuzione e i risultati.


Sono molto preoccupato e avrei bisogno di un parere.


Grazie mille.
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Dr. Benedetto Battaglia Chirurgo generale, Senologo, Chirurgo apparato digerente, Endocrinochirurgo, Chirurgo oncologo 48 4
Gen.le Utente,
riferendomi solo a quello che scrive, potrei ipotizzare la presenza di una "raccolta" sottocutanea infetta, dovuta al pregresso intervento in urgenza e alla difficoltà di guarigione della ferita riscontrata nel post operatorio; tali raccolte del sotticutaneo tendono a crescere, talvolta trovano una via di uscita all'esterno altrimenti si propagano lungo le fascie addominali; la cura di queste raccolte è con antinfiammatori, antibiotici e molto spesso è necessario riaprire una piccola parte della ferita (bastano pochi millimetri) per far uscire il "pus" e detendere la cute. gli esami del sangue (riferiti) potrebbero confermare questa ipotesi.
ma i gonfiori sulle pregresse ferite possono essere dovuti anche a laparoceli precoci (ernie postoperatorie) dovuti alla debolezza dei tessuti, ancor di più dopo una gravidanza;
alcune informazioni aggiuntive:
1) sua moglie ha febbre oltre il dolore?
2) il gonfiore si associa ad un arrossamento della cute?
3) la ferita è ancora aperta nella parte sotto l'ombelico?
rimango in attesa
cordiali saluti

Dr. Benedetto Battaglia
Chirurgia Generale ed Oncologica
Chirurgia Mininvasiva laparoscopica e robotica
www.benedettobattaglia.it

[#2]
dopo
Utente
Utente
Buongiorno

Grazie davvero per la risposta.

Dopo esami e risonanza magnetica, 3 giorni fa sono state diagnosticate una pannicolite con probabile fascite nei pressi della ferita, ancora non guarita. Il gonfiore negli arti inferiori è aumentato e anche l'addome si è gonfiato. Da 3 giorni mia moglie è stata sottoposta al trattamento con ulteriori antibiotici per disinfiammare i tessuti. Da allora gli esami del sangue hanno presentato un miglioramento dei valori e mia moglie si sente leggermente meglio. Tuttavia la linfostasi nelle gambe non ha dato cenno di diminuire. Sono state fatte indossare calze.

1) Mia moglie prende Tachipirina 1000 ogni 8 ore. La febbre tende a salire nell'ultima ora prima dell'assunzione della Tachipirina. Finora è stata rilevata temperatura massima di 37.7 Negli ultimi giorni è salita soltanto a 37.3
2) Non è presente nessun arrossamento, soltanto gonfiore. Pelle dura e dolorante al tatto, nei pressi della ferita. Alla vista la pelle risulta normale.
3) La ferita è ancora aperta e non presenta miglioramento considerevole.

Grazie ancora.