Post tromboembolia

Buongiorno sono una ragazza di 23 anni, sono stata ricoverata due mesi fa per un episodio ti trombosi venosa profonda con conseguente embolia polmonare
Assumevo la pillola anticoncezionale, che pare sia stata la causa ma mi sottoporrò allo screening trombofilico
sono sotto terapia anticoagulante con lixiana da circa due mesi e indosso una calza a compressione graduata di 2 classe
Già dopo due settimane dall’inizio della terapia il dolore alla gamba era completamente sparito, ora però a distanza di due mesi è come se sentissi nuovamente un fastidio che mi sta mettendo un po’ di ansia di poter riprovare tutto il dolore dall’inizio, sento come tirare nella parte del polpaccio
può dipendere dal fatto che io stia sforzando un po’ di più a camminare rispetto a prima?
inoltre ho notato che la calza a compressione e meno stretta rispetto all’inizio, magari perché la gamba è più sgonfia, può dipendere da questo?
devo cambiarla?
a volte ho la sensazione che scenda
Può essere che durante la terapia la situazione peggiori dinuovo?

grazie in anticipo
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Dr. Vincenzo Scrivano Chirurgo vascolare 93 6
In linea generale, il sintomo "dolore" mal si correla con la presenza di una TVP.

Nelle TVP a carico di vene che decorrono all'interno di spazi scarsamente compressibili, é la "tensione dolorosa", correlata all'impossibilità dell'espanzione dell'edema, che viene avvertita; é in pratica ciò che nella clini classica porta alla c.d. "positività del segno di Homans"

La scomparsa di tale sintomo é legata più all'uso assiduo della compressione che all'assunzione dell'anticoagulante, almeno in assenza di informazioni dulla ricanalizzazione. Quindi, io non darei peso alla sintomatologia attuale.

D'altra parte, non vi sono in atto parametri che consentano di stabilire se la terapia con anticoagulante diretto sia "adeguata"; non sarebbe, in linea di massima, possibile la retrombosi durante terapia con DAO, e men che meno se ha usato assiduamente la calza.

Le calze elastiche si deteriorano con l'uso, perdendo progressivamente la proprietà principale che le contraddistingue (compressione decrescente); pertanto esse andrebbero rinnovate periodicamente. Tuttavia, due mesi appaiono un lasso di tempo troppo ridotto perché ciò sia accaduto; di solito é raccomandato il cambio con un intervallo MINIMO di sei mesi.

Pertanto, teoricamente, ciò che lei ritiene potrebbe essere corretto, e cioè che la riduzione di volume dell'arto abbia reso inadeguata la calza. Non é però possibile confermare tale ipotesi senza conoscere quale sia la misura della calza rapportata alle circonferenze (che di solito é ricavabile dalle tabelle fornite dal costruttore), e senza avere il dato relativo alla riduzione di volume che il suo arto ha subìto.

Sempre in linea teorica, anche una calza di qualità mediocre potrebbe deteriorarsi in meno di sei mesi.

Pertanto, personalmente, mi limiterei ad una verifica dell'adeguatezza della calza.

Se poi un controllo strumentale dovesse evidenziale una retrombosi in corso di terapia con LIXIANA, di ciò dovrebbe essere data immediata comunicazione all'organismo competente (AIFA)

Cordialità

dr Vincenzo Scrivano
ANGIOLOGO

[#2]
Utente
Utente
la ringrazio moltissimo per la sua risposta così esaustiva, ad oggi quel fastidio sembra nuovamente sparito
le chiedo invece un altro dubbio: da quando assumo lixiana 60mg (peso 65kg) il mio ciclo mestruale (che era già molto abbondante e doloroso, assumevo il contraccettivo orale per questo motivo) nei primi 3 giorni è incontrollabile e mi obbliga a stare in casa per evitare spiacevoli inconvenienti dati dal flusso veramente troppo abbondante, subito dopo i primi tre giorni, tutto torna nella normalità ed è più gestibile (anche se ho notato la presenza di coaguli che avevo anche prima della terapia durante il ciclo ma ora hanno dimensioni maggiori)
So che in terapia con anticoagulante orale il ciclo può essere più abbondante, ma mi chiedevo se fosse normale o se questo vuol dire che non è la terapia adatta a me
o se magari più avanti quando magari la terapia diventerà solo preventiva se potrò mai sospendere l’anticoagulante almeno per i primi giorni dove il ciclo è più abbondante o se magari (scusi l’ignoranza in merito) mi verrà mai diminuita la dose, ovviamente immagino tutto dipenda da come andrà il mio primo ecodoppler di controllo a distanza di tre mesi dall’accaduto
la ringrazio in anticipo per il suo parere
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Dr. Vincenzo Scrivano Chirurgo vascolare 93 6
L'aumento del sanguinamento nei primi due o tre giorni del flusso mestruale é ciò che ci si aspetta; é in quei giorni che la mucosa ipertrofica si sfalda.

La terapia che sta facendo é GIA' preventiva: è la prevenzione della retrombosi. Chi ha avuto un TVP recente presenta uno stato trombofilico acquisito, che lo sottopone ad un elevato riscio di recidiva.

Ciò dipende dal danno che ha subìto l'endotelio, danno che comunque nel tempo viene in qualche modo riparato.

Il danno endoteliale e la sua riparazione non possono venire valutati ecograficamente; non esistono, a quanto ne sappia io, almeno, immagini ecografiche che si correlino con la necessità di continuare l'anticoagulante.

Ecograficamente possono venire rilevati gli esiti macroscopici della TVP (ostruzione persistente, ricanalizzazione parziale o totale, danno valvolare) che forniscono indicazioni riguardo all'uso della calza.

Un metodo che era diffuso negli USA e che, pur non essendo mai entrato nelle linee guida spedifiche, fa riferimento ai livelli di D-dimero (da valutare in assenza di terapia); elevati valori di D-dimero sono indicativi del fatto che l'anticoagulante non andrebbe discontinuato.

Chiaramente questi sono solo ragionamenti che non tengono conto della clinica, e che quindi lasciano il tempo che trovano; solo chi valuta e segue un paziente é in grado di scegliere la migliore condotta da adottare.

Sono certo che il suo medico di fiducia farà le oportune valutazioni, e le prospetterà le soluzioni migliori per il suo caso.

Cordialità

dr Vincenzo Scrivano
ANGIOLOGO