Stenosi carotidea con problemi renali

Salve,
mio padre ha 70 anni e soffre di una nefrosi (50%) ad entrambi i reni e 10 anni fa ha subito un infarto.
Recentemente ha avuto un grosso mancamento e dagli esami effettuati durante il ricovero è risultato avere una stenosi carotidea con l'80% di occlusione. Il medico gli ha prescritto un Angio Tac che però il nefrologo ha vivamente sconsigliato in quanto il liquido di contrasto necessario per l'esame gli avrebbe causato grossissimi problemi ai reni.
Da quanto mi è stato detto l'attacco che ha avuto mio padre è solo l'avvisaglia di un probabile secondo ictus che sicuramente porterebbe dei danni permanenti.
Di conseguenza l'intervento è assolutamente necessario.
Ora vi chiedo: c'è un esame alternativo all'Angio Tac? Perchè è necessario questo ulteriore esame? Non è sufficiente l'esame con il doppler che ha rilavato l'occlusione all'80%?
Comunque, visto il problema ai reni, è consigliabile l'intervento con il palloncino (che comunque richiede del liquido di contrasto) o è preferibile l'intervento chirurgico?
Sono molto preoccupato dalla probabilità del secondo attacco e vorrei risolvere quanto prima il problema: potere aiutarmi? Grazie mille anticipatamente.
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Dr. Massimo Pisacreta Chirurgo vascolare 74 1 1
La situazione che vive suo padre è abbastanza comune dato che i pazienti che presentano una stenosi carotidea sono in genere anziani e vasculopatici generalizzati.
Attualmente molti limitano gli esami preoperatori, in caso di stenosi carotidea, al solo ecocolordoppler. E' in generale utile completare l'indagine con angio-tac per avere una verifica di eventuali lesioni intracraniche associate e per avere un'idea ancora più definita del livello e caratteristiche della lesione. In questo caso specifico potrebbe essere indicato non effettuare ulteriori indagini. Per quanto riguarda il trattamento endovascolare (palloncino) è controindicato per la situazione di insufficinza renale. Lei non specifica i livelli di creatinina e l'entità del danno renale. Se questi fossero limitati l'indicazione al trattamento endovascolare potrebbe essere rivalutata, sempre tenendo presente che il trattamento chirurgico diretto è per ora ancora quello di prima scelta.
Cordialità

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dopo
Utente
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Gentile dottore,
la ringrazio molto per la sua risposta.
Purtroppo mio padre è stato dimesso in seguito a una situazione che ha dell'incredibile: la dottoressa di Medicina I° che lo stava seguendo, vista la disastrata situazioni ai reni, ha richiesto un consulto a un nefrologo che, dopo la visita, ha caldamente sconsigliato l'Angio Tac in quanto quasi sicuramente lo avrebbe costretto a mesi di dialisi.
Il giorno successivo (ieri) la dottoressa in questione ha chiesto comunque l'autorizzazione a mio padre ad eseguire l'esame: al suo rifiuto, motivato da quando indicatogli dal nefrologo il giorno prima, è stato dimesso. Alla nostra richiesta di spiegazioni ci è stato risposto che se non ci andava bene il suo modo di operare rifutando esami che lei riteneva necessari, dovevamo andarcene e rivolgerci ad altre strutture. Incredibile! Lei stessa chiede un consulto al nefrologo, questo da parere negativo, mio padre giustamente rifiuta l'esame ed è dimesso...non ho parole.
Scusi lo sfogo, ora passo alle domande:
- mio padre ha avuto un mancamento, di cui non ricorda nulla, che è durato alcuni minuti (ha rischiato la vita perchè è finito in un canale e solo una sfacciata fortuna ha voluto che io fossi con lui in quel momento). Tale attacco è riconducibile a una ischemia transitoria? Durente i primi giorni di ricovero ha effettuato molti esami (due tac, cardiologici, pressione, glicemia, sangue, urine, ortopedico, ecc.) che sono risultati tutti nella norma.
- Ho letto statistiche molto preoccupanti secondo le quali dopo una TIA è molto probabile un secondo attacco di portata molto maggiore: è vero? Qual'è il lasso di tempo ottimale per operarlo? Entro la prima settimana o è una esagerazione e c'è comunque più tempo?

La ringrazio anticipatamente.

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