E' lecito l'obbligo di un accompagnatore per una colonscopia in sedazione?

Per una colonscopia che preveda sedazione la prassi è richiedere un accompagnatore.
Mi chiedevo però se fosse lecito per la struttura imporlo.
Ci può essere più di una ragione per non avere un accompagnatore, la prima, più ovvia, è non avere amici o parenti disponibili, la seconda potrebbe essere legata alla privacy, si potrebbe cioè non volere rivelare a nessuno l'esito positivo di uno screening o l'esame invasivo a cui ci si deve sottoporre.
La struttura ha il diritto di rifiutare l'esame in caso manchi questa figura, oppure di rifiutare la sedazione sottoponendo così il paziente ad una evitabile sofferenza?
Non dovrebbe il paziente, firmando una liberatoria, essere libero di fare ciò che ritiene opportuno dopo l'esame, assumendosi la responsabilità delle conseguenze?
Ovviamente non sto chiedendo una consulenza con valore legale, sarebbe un compito per gli avvocati, giusto un parere da parte di chi ha molta più esperienza in merito.
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Dr. Andrea Favara Gastroenterologo, Chirurgo apparato digerente, Colonproctologo, Chirurgo generale 27.1k 672
Le rispondo 'a buon senso' e non con valore legale:
l' accompagnatore in caso di sedazione è necessario perche' nelle ore successive è meglio non guidare o svolgere attivita' che richiedano una piena attenzione.
Detto questo, se dopo l' esame va a casa a piedi o ad esempio con un taxi quando l' effetto della sedazione e' sufficientemente risolto potrebbe essere evitato.
Per quanto riguarda la privacy nessun problema, l' accompagnatore eventuale puo' restare fuori dalla stanza quando le viene comunicato l' esito a esame eseguito. Prego.

Dottor Andrea Favara

http://www.andreafavara.it

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Utente
Utente
Grazie mille per la risposta, la domanda però in realtà era se la struttura può obbligarmi o rifiutare l'esame in assenza di accompagnatore. L'opzione taxi, mezzi pubblici, andarsene a piedi o rimanere in zona tutte le ore necessarie sono state proposte, ma rifiutate, unica opzione rinunciare alla sedazione.

Riguardo alla privacy, non la farei così semplice, se tra accompagnato e accompagnatore c'è un legame affettivo non è così semplice nascondere l'esito, si andrebbe a generare un'ansia reciproca che magari è proprio quella che si desidera evitare. Credo che una persona dovrebbe avere il diritto di decidere di non comunicare affatto i suoi problemi di salute, anche presunti, ad altri che non sia il proprio medico.