Frutta subito dopo i pasti

Salve, sono qui a chiedervi un parere riguardo a una problematica molto discussa,per la quale non sono riuscito a trovare una risposta che mi abbia soddisfatta.Leggo su molti siti che non bisognerebbe mangiare frutta subito dopo i pasti: soprattutto sui siti di medicina naturale viene detto che questo causerebbe gonfiore e un rallentamento della digestione e, cosa ancor più grave, delle fermentazioni che potrebbero addirittura svulippare tossine dannose per il nostro organismo.Io mangio regolarmente la frutta a fine pasto, sia a pranzo che a cena,ma non ho mai avuto problemi di digestione, per cui ritengo che il problema del rallentamento/gonfiore sia qualcosa di soggettivo e che in fin dei conti, se non si avverte, non dovrebbe essere un grosso problema. Mi preoccupa invece la storia della fermentazione/putrefazione/tossine, a cui però non so se dar credito. Per cercare di mangiare la frutta fuori pasto dovrei farlo durante il lavoro, ma sono convinta che molto spesso non riuscirei ad averne il tempo, per cui penso che per evitare di mangiarla subito dopo il pasto potrei arrivare a non mangiarne a sufficienza, con conseguente avitaminosi. Vi chiedo allora:
- è vera la storia della fermentazione/putrefazione che può provocare tossine o se uno non ha alcun sintomo dopo averla mangiata, sicuramente è tutto ok perché è impossibile questo in una persona sana?
- se la storia della fermentazione è vera, mi fa più male questa produzione di tossine oppure non assumere una quantita sufficiente di vitamine per mancanza di tempo al di fuori dei pasti?
Grazie mille!
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Dr. Alessandro Scuotto Gastroenterologo, Perfezionato in medicine non convenzionali, Dietologo 6.7k 204 65
Gentile signora,
la comparsa di disturbi in relazione alla modalità di asunzione degli alimenti ai pasti è essenzailmente soggettiva. Se non ha disturbi con il suo ritmo di alimentazione, non c'è motivo per cui debba cambiare.
A seguito della fermentazione del contenuto intestinale, il disturbo più frequente è la comparsa di meteorismo (formazione di gas); la produzione di eventuali "tossine" è - nell'alimentazione regolare - antagonizzata validamente dalla barriera intestinale e dalla funzione del fegato.
Cordiali saluti.

Alessandro Scuotto, MD, PhD.

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Utente
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Grazie per la rapida risposta. A questo punto mi chiedo... ci sono delle mie amiche che per seguire questo principio della dieta dissociata mangiano pochissima frutta, proprio perché dicono che mangiare la frutta insieme agli altri cibi diminuisce l'assimilazione dei principi nutritivi e poi hanno paura di questo sviluppo di tossine. Posso dir loro che cercando di far meglio, stanno effettivamente facendo peggio?
Grazie...
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Dr. Alessandro Scuotto Gastroenterologo, Perfezionato in medicine non convenzionali, Dietologo 6.7k 204 65
Gentile signora,
potrà anche comunicarlo alle sue amiche, ma temo che servirà a poco: in genere quando una persona elabora una convinzione, difficilmente recede. Per fortuna è difficile - in paesi come il nostro - andare incontro a carenze nutrizionali che pregiudichino lo stato di salute.
Cordiali saluti.
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Utente
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Gentile Dottore,
di fatti mi hanno detto di leggere questo articolo:

http://www.dietaenutrizione.it/alimentazione_nutrizione/teoria_associazioni_alimentari.html

Lei pensa che siano delle esagerazioni? O può essere che pur non avendo problemi oggi, possano derivare problemi in futuro per chi non segua queste regole, cioè che pur non avendo problemi di digestione ora, l'organismo possa essere comunque stressato da abbinamenti non corretti, tanto che in futuro si possano causare dei problemi? In parole povere... ci sono delle indicazioni scientifiche alla base della teoria delle associazioni alimentari oppure sono teorie che in fondo non hanno trovato un grosso riscontro nella pratica medica?

Scusate, prometto che dopo di questa non farò ulteriori domande :)

Cortesi saluti.
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Dr. Alessandro Scuotto Gastroenterologo, Perfezionato in medicine non convenzionali, Dietologo 6.7k 204 65
Gentile signora,
una pietanza dalla elaborazione particolarmente complessa richiede un maggior impegno digestivo rispetto ad una più semplice, ma questa condizione, posta in maniera occasionale, è agevolmente sopportabile dall'organismo in buono stato di salute.
Se una persona consuma quotidianamente un equivalente del pranzo di Natale, è probabile che avrà dei problemi dopo un po' di tempo.
Se una persona manifesta delle "difficoltà" digestive individuali, farà bene ad astenersi dal consumare gli alimenti che gli provocano disturbi.
Tutte queste sono affermazioni di buon senso condivisibili e che non hanno una stringente necessità di supporto scientifico.
Al contrario, elaborare una "teoria" alimentare che prevede l'esclusione di alcuni alimenti comuni o l'osservanza di particolari associazioni, richiederebbe una verifica concreta (quante persone si ammalano?) oltre alla speculazione teorica, altrimenti mi sembra più una questione gastronomica che gastroenterologica.
Cordiali saluti.