Decadimento cognitivo - anomia
Gentile Dottore, desidero richiedere un consulto per mia madre, donna di 71 anni, che presenta un progressivo decadimento cognitivo iniziato all’inizio del 2021.
I primi sintomi rilevati sono stati alcune dimenticanze di parole come averle sulla punta della lingua... con il tempo questo sintomo è aumentato sostituendo le parole con "cosa", " cosa" (anomie), che sono gradualmente aumentati con compromissione della comunicazione verbale (anche se ancora si fa capire) sia nella comprensione (capisce a fatica) che nell’espressione.
Preciso che mia madre non soffre di alcuna patologia e che nel corso dell’ anno abbiamo eseguito una serie di esami completi tra cui funzionalità tiroidea, epatica, renale, vitamina B12, acido folico, emocromo, ecc.
risultati tutti nella norma.
È una persona che è sempre stata ansiosa ed emotiva, tratti che si sono ulteriormente accentuati in concomitanza con il peggioramento delle funzioni cognitive.
Segnalo inoltre che, pur mangiando regolarmente, ha perso circa 8 kg negli ultimi 5 anni, in modo lento e progressivo.
Non sembrano presenti significativi problemi di memoria, ma a volte appare confusa, probabilmente a causa della difficoltà a comprendere ciò che le viene detto, e la cosa che ho notato che i sintomi cognitivi peggiorano se si stanca troppo... ad esempio in questi giorni ha imbiancato, pulito casa, fatto l'orto e altri lavoretti oltre al caldo che ha preso causato dalle temperature di questi giorni...
Le restanti attività quotidiane sono mantenute: cura della persona, igiene personale, gestione della casa e preparazione dei pasti risultano tuttora svolte in autonomia.
Anche dal punto di vista lettura/scrittura/conteggi se la cava ancora anche se è gradualmente peggiorata.
Sappiamo che il passo corretto sarebbe procedere con una valutazione neurologica completa con test cognitivi, ma mia madre è profondamente spaventata all’idea di affrontare questo iter perché si rende conto di non riuscire a gestire certe cose come prima e temiamo che la consapevolezza della situazione possa causare un crollo emotivo o un peggioramento repentino.
Per questo motivo, vorremmo iniziare con un consulto preliminare, nella speranza di ricevere indicazioni su come affrontare il percorso nel modo più delicato e graduale possibile.
Ci chiediamo se il quadro clinico possa far pensare a un APP o a una forma atipica di Alzheimer, consapevoli che solo una valutazione specialistica potrà chiarire meglio la natura dei sintomi.
Resto in attesa di un gentile riscontro e ringrazio anticipatamente per la disponibilità.
I primi sintomi rilevati sono stati alcune dimenticanze di parole come averle sulla punta della lingua... con il tempo questo sintomo è aumentato sostituendo le parole con "cosa", " cosa" (anomie), che sono gradualmente aumentati con compromissione della comunicazione verbale (anche se ancora si fa capire) sia nella comprensione (capisce a fatica) che nell’espressione.
Preciso che mia madre non soffre di alcuna patologia e che nel corso dell’ anno abbiamo eseguito una serie di esami completi tra cui funzionalità tiroidea, epatica, renale, vitamina B12, acido folico, emocromo, ecc.
risultati tutti nella norma.
È una persona che è sempre stata ansiosa ed emotiva, tratti che si sono ulteriormente accentuati in concomitanza con il peggioramento delle funzioni cognitive.
Segnalo inoltre che, pur mangiando regolarmente, ha perso circa 8 kg negli ultimi 5 anni, in modo lento e progressivo.
Non sembrano presenti significativi problemi di memoria, ma a volte appare confusa, probabilmente a causa della difficoltà a comprendere ciò che le viene detto, e la cosa che ho notato che i sintomi cognitivi peggiorano se si stanca troppo... ad esempio in questi giorni ha imbiancato, pulito casa, fatto l'orto e altri lavoretti oltre al caldo che ha preso causato dalle temperature di questi giorni...
Le restanti attività quotidiane sono mantenute: cura della persona, igiene personale, gestione della casa e preparazione dei pasti risultano tuttora svolte in autonomia.
Anche dal punto di vista lettura/scrittura/conteggi se la cava ancora anche se è gradualmente peggiorata.
Sappiamo che il passo corretto sarebbe procedere con una valutazione neurologica completa con test cognitivi, ma mia madre è profondamente spaventata all’idea di affrontare questo iter perché si rende conto di non riuscire a gestire certe cose come prima e temiamo che la consapevolezza della situazione possa causare un crollo emotivo o un peggioramento repentino.
Per questo motivo, vorremmo iniziare con un consulto preliminare, nella speranza di ricevere indicazioni su come affrontare il percorso nel modo più delicato e graduale possibile.
Ci chiediamo se il quadro clinico possa far pensare a un APP o a una forma atipica di Alzheimer, consapevoli che solo una valutazione specialistica potrà chiarire meglio la natura dei sintomi.
Resto in attesa di un gentile riscontro e ringrazio anticipatamente per la disponibilità.
gentile signora
capisco benissimo i suoi problemi e l'esitazione della mamma.
quando si è ancora consapevoli, percepire le graduali compromissioni della propria efficienza è particolarmente doloroso.
al contempo è necessario intervenire: esistono terapie utili ma in fase precocissima.
certo che lo stile di vita è più importante dei farmaci e la mamma sembra fare tantissime cose che non deve assolutamente ridurre.
nella mia esperienza meno "etichette" ed esami ci sono e più il paziente si apre e si sente a suo agio.
mi faccia sapere gentilmente, sono a disposiziione
capisco benissimo i suoi problemi e l'esitazione della mamma.
quando si è ancora consapevoli, percepire le graduali compromissioni della propria efficienza è particolarmente doloroso.
al contempo è necessario intervenire: esistono terapie utili ma in fase precocissima.
certo che lo stile di vita è più importante dei farmaci e la mamma sembra fare tantissime cose che non deve assolutamente ridurre.
nella mia esperienza meno "etichette" ed esami ci sono e più il paziente si apre e si sente a suo agio.
mi faccia sapere gentilmente, sono a disposiziione
Dr. Anton Maria Mussini
Utente
La ringrazio infinitamente per il riscontro celerissimo...cosa intende per "nella mia esperienza meno "etichette" ed esami ci sono e più il paziente si apre e si sente a suo agio"...
che certe diagnosi magari sussurrate ai familiari ma che poi arrivano alla persona sono spesso elementi che sconvolgono la persona: magari potrebbe fingere di non pensarci ma solo per non allarmare voi e si instaura un circolo vizioso, basato, si, sull'affetto reciproco, che, però, addolora e deprime l'interessato che si sente finito.
gli esami, poi, hanno una sostanziale scarsa importanza e anch'essi danno preoccupazione, apprensione.
certo una risonanza è utile per inquadrare la condizione del cervello e riesce a precisare alcune utili cose ma andrebbe proposta con motivazioni che non creino ansia (controlliamo la circolazione mamma...).
i test neuropsicologici servono a etichettare il problema e, per carità, sono molto utili e ne prescrivo parecchi ma non devono essere proposti con impellenza: meglio parlarne con calma, suggerire l'ipotesi di studiare, quasi come un gioco, l'efficienza della memoria per eventuali cure che la migliorino.
queste forme che colpiscono la parola e la comprensione vengono, in genere, catalogate nella variante Fronto Temporale. il problema è la terapia: sicuramente al primo posto viene il mantenimento dell'ottimo stile di vita della mamma: faccia di tutto e si stanchi della tanta attività, sarebbe una stanchezza utile, non abbiate paura di questo, è solo utile e favorisce il sonno e dà uno dei principali nutrimenti ai neuroni.
come farmaci non abbiamo molto e i tests servono anche ad orientare il trattamento.
c'è una diffusa tendenza, però, a usarli anche fuori dalle indicazioni classiche (M. di Alzheimer) in quanto il meccanismo d'azione è, in fondo, di ostacolo alla neurodegenerazione che riguarda, pur se con cause diverse, tutte le forma di neurodegenerazione.
una buona conoscenza della neuropsicofarmacologia può dare vantaggi in quanto molti farmaci di area psichiatrica hanno dimostrato di avere un effetto neuroprotettivo e di prolungamento della vita neuronale oltre ad attenuare svariati sintomi (ansia, depressione, insonnia - che è un vero dramma nell'anziano - inappetenza e altro ancora).
le rispondo volentieri se avesse altro da chiedere.
cordialità
gli esami, poi, hanno una sostanziale scarsa importanza e anch'essi danno preoccupazione, apprensione.
certo una risonanza è utile per inquadrare la condizione del cervello e riesce a precisare alcune utili cose ma andrebbe proposta con motivazioni che non creino ansia (controlliamo la circolazione mamma...).
i test neuropsicologici servono a etichettare il problema e, per carità, sono molto utili e ne prescrivo parecchi ma non devono essere proposti con impellenza: meglio parlarne con calma, suggerire l'ipotesi di studiare, quasi come un gioco, l'efficienza della memoria per eventuali cure che la migliorino.
queste forme che colpiscono la parola e la comprensione vengono, in genere, catalogate nella variante Fronto Temporale. il problema è la terapia: sicuramente al primo posto viene il mantenimento dell'ottimo stile di vita della mamma: faccia di tutto e si stanchi della tanta attività, sarebbe una stanchezza utile, non abbiate paura di questo, è solo utile e favorisce il sonno e dà uno dei principali nutrimenti ai neuroni.
come farmaci non abbiamo molto e i tests servono anche ad orientare il trattamento.
c'è una diffusa tendenza, però, a usarli anche fuori dalle indicazioni classiche (M. di Alzheimer) in quanto il meccanismo d'azione è, in fondo, di ostacolo alla neurodegenerazione che riguarda, pur se con cause diverse, tutte le forma di neurodegenerazione.
una buona conoscenza della neuropsicofarmacologia può dare vantaggi in quanto molti farmaci di area psichiatrica hanno dimostrato di avere un effetto neuroprotettivo e di prolungamento della vita neuronale oltre ad attenuare svariati sintomi (ansia, depressione, insonnia - che è un vero dramma nell'anziano - inappetenza e altro ancora).
le rispondo volentieri se avesse altro da chiedere.
cordialità
Dr. Anton Maria Mussini
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 613 visite dal 07/07/2025.
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