Radioterapia metabolica per metastasi ossee da tumore mammario

Gentili Dottori, mia madre attualmente 55enne, è stata operata nel gennaio del 2006 di carcinoma duttale infiltrante G3 ed ha subito una mastectomia radicale della mammella sinistra, svuotamento ascellare totale fino al III livello nel rispetto dei muscoli pettorali. Carattestiche biologiche: PT2 N1 (3 linfonodi positivi su 34) M0. KI 67 5%, ER 5%, PgR 0%, HT Score 0, ha eseguito terapia neoadiuvante prima dell’intervento (3 cicli) e adiuvante dopo (4 cicli) poi cura con Femara fino a gennaio di quest’anno quando, a distanza di tre anni dall’intervento, ed in seguito a dolori ossei che l’hanno quasi immobilizzata, è stata ricoverata. Effettuando gli esami per verificare la situazione, le sono state riscontrate metastasi ossee diffuse (vertebre, costole, cranio e bacino) ed epatiche. Gli altri organi sono liberi da lesioni sostitutive.
Dopo questo riscontro ha iniziato a seguire una chemioterapia composta da Avastin e Taxolo, con aggiunta di Zometa per la situazione ossea. Dopo qualche mese dall’inizio la situazione è migliorata ed ha iniziato a riacquistare la mobilità che stava perdendo. L’oncologo ha prescritto una RMN alla colonna per verificare la possibilità di poter integrare alla chemioterapia, delle sessioni di radioterapia. Dalla RMN si è rilevato che molte vertebre sono compromesse dalla malattia. 16 su 24. Su consiglio dell’oncologo ci siamo recati in un centro di Radioterapia e la dottoressa con la quale abbiamo parlato ci ha detto che, data la situazione, avrebbe potuto effettuare l’irradiazione solo in alcuni punti, quelli a rischio crolli e quelli più dolenti. Abbiamo preso appuntamento per la settimana successiva per effettuare la simulazione ma, tornando in ospedale, il primario di Radioterapia ha affermato che in questi casi è sconsigliata la radioterapia tradizionale ma che è di gran lunga più indicata quella metabolica. Mi ha detto che, mentre quella tradizionale, può andare a correggere solo i punti a rischio, quella metabolica è in grado di incidere su tutte le metastasi esistenti.
Quello che io volevo chiedervi, se la radioterapia metabolica è in grado di far retrocedere e/o far scomparire le metastasi ovunque, quali differenze ha con la chemioterapia che sta già seguendo. Hanno scopi diversi o affini?
Informandomi su internet ho visto che la radioterapia metabolica può avere dei risultati molto benefici per i pazienti affetti da metastasi ossee. C’è la possibilità anche nel nostro caso di avere dei riscontri positivi? Se si, come mai l’oncologo non ci ha parlato prima che esisteva anche questa possibilità? So che sono due specialità mediche diverse ma sono anche strettamente connesse.
Volevo, poi chiedervi se potete darmi qualche delucidazione a riguardo di questa forma di terapia e come viene effettuata. Vi ringrazio immensamente e buon lavoro.
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Prof. Filippo Alongi Radioterapista 2.1k 120 17
Molto grossolanamente le differenze sono le seguenti:


1-La radioterapia indirizza le radiazioni solo localmente, sui campi geometrici di tessuto coinvolti dai fasci di radiazioni.L'area irradiata corrisponde tridimensionalmente ad un volume di tessuto preciso che può essere una vetebra, un osso lungo, ecc.

2-La terapia radiometabolica è invece una terapia che veicola tramite il sangue la sostanza radioattiva in grado di arrestare/ridurre la progressione tumorale su tutte le ossa dello scheletro sulle quali si fissa e quindi agisce in modo selettivo.

3-La chemioterapia, infine, utilizza solitamente antiblastici, sostanze chimiche che hanno un effetto citotossico sulle cellule che incontrano nel loro cammino nella corrente sanguigna. MA non si tratta di sostanza radioattive. Il "killing cellulare" non utilizza l'interazione con le radiazioni ionizzanti ma altre modalità. Tali sostanze possono agire sui singoli siti ma anche a distanza, quando si trovano a contatto con le cellule tumorali (e non tumorali) con cui interagiscono o nelle quali vengono introdotte attraverso meccanismi cellulari specifici.
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