Impianto immediatamente successivo ad estrazione.

Buongiorno ,
l'impianto é stato inserito al posto di un premolare appena estratto ; il buco conico lasciato dalla radice conica aveva il diametro dell'impianto ( 4,3 millimetri x 13 di lunghezza) solo scendendo a circa la metá della sua profonditá per poi ridursi, essendo conico , a zero . L'implantologo , quindi , ha potuto , praticare il foro di "invito" solo da questo punto in giú . La domanda é : TUTTO lo spazio che é rimasto tra la parte superiore dell'impianto e la parte superiore del buco conico ( la parte superiore della radice , misurata , ha un diametro di 7 mill. in un senso e di 4,6 nell'altro ) , É SICURO CHE VERRÁ RIEMPITA DA OSSO in maniera fisiologica ? Quanto tempo richiederá questo fenomeno ?
Per combattere i batteri e scongiurare infezioni , va bene sciacquare la bocca con l'acqua ossigenata diluita ?
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Dr. Enzo Di Iorio Dentista, Odontostomatologo 3.2k 128 29
Non è semplicissimo rispondere in poche righe alla sua domanda. Ci proverò.
Il gap perimplantare si riempirà di tessuto osseo se saranno state create le condizioni affinchè ciò avvenga.
La natura non tollera spazi vuoti dunque quello spazio si riempirà, se si riempirà di osso o di tessuto molle dipende da diversi fattori. Ne cito uno, il più semplice da valutare (quello peraltro per il quale lei ci pone la domanda) la dimensione del gap perimplantare: se lo spazio fosse stato ampio probabilmente sarebbero stati usati dei biomateriali osteoconduttori per aiutare un pò gli osteoblasti a popolare il difetto e garantirne il riempimento con osso, se il gap è piccolo gli osteoblasti non hanno bisogno di questo "aiutino" ma migrano attraversando la rete di fibrina del coagulo e iniziano la loro azione.
Si fidi dell'implantologo che ha eseguito l'intervento di certo avrà usato tutte le precauzioni e messo in atto tutte le conoscenze per mirare al miglior risultato possibile.
Gli impianti post-estrattivi hanno un'ottima perdicibilità.
Circa i tempi di guarigione e le modalità di disinfezione le consiglio di chiedere direttamente al chirurgo in quanto è lui responsabile del lavoro che sta eseguendo e lui dovrà dettarne modalità e tempi.
Cordialità

Dr. Enzo Di Iorio
Chirurgo Odontoiatra specialista
enzodiiorio@hotmail.it

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Dr. Sergio Formentelli Dentista, Gnatologo, Ortodontista, Odontostomatologo 7.5k 226 18
Lo spazio si riempie anche se non viene inserito l'impianto.
Il coagulo di sangue è il miglior biomateriale ad oggi conosciuto.
Ed è anche piuttosto economico...

Il buco dell'estrazione è conico ma anche ovale.
Un impianto tondo non riempirà mai completamente il foro della radice.
Ciononostante, il gap periimplantare si chiude lo stesso (salvo complicazioni, esattamente come se non fosse stato inserito l'impianto).

Biomateriali estranei possono essere utili solo in un limitato numero di situazioni, quando manca una delle pareti di osso.
In presenza di queste pareti, non è quasi mai necessario inserire alcunché.

Il suo implantologo ha probabilmente agito al meglio.

www.studioformentelli.it
Attività prevalente: Gnatologia e
Implantologia (scuola italiana)

[#3]
dopo
Attivo dal 2010 al 2012
Ex utente
Grazie per le vostre risposte.

Riferendomi a quanto detto dal dott. Di Iorio ( << se si riempierá di tessuto molle o di osso dipende dalla dimensione del gap perimplantare >> ) , domando ancora : nel mio caso , il gap é da considerarsi di dimensioni tali da non costituire un problema affinché si riempia di OSSO e non di TESSUTO MOLLE ?

Altra domanda : nel mio caso , considerate indispensabile assumere un prodotto farmaceutico che favorisca il fenomeno della produzione ossea ?

Grazie ancora .
[#4]
Dr. Enzo Di Iorio Dentista, Odontostomatologo 3.2k 128 29
Per essere più precisi la letteratura internazionale, che è l'unica a validare scientificamente procedure e tecnologie, pone come limite un gap di 2 mm tra margine implantare e parete ossea vestibolare (quella esterna) del sito post-estrattivo, se tale gap è superiore ai 2 mm è indicato (non dico che in tanti casi non se ne faccia anche a meno ottenendo comunque ottimi risultati) l'utilizzo di biomateriali per AIUTARE e rendere più agevole e predicibile un processo che come le ha detto il dott. Formentelli comunque avverrebbe anche spontaneamente.
Se manca qualche parete i biomateriali in genere insieme ad altri dispositivi (membrane o griglie in titanio) non servono più solo ad aiutare questo processo ma a condizionarlo ed indirizzarlo e questa viene chiamata GBR (guided bone rigeneration) o in italiano rigenerazione ossea guidata.
Se il suo implantologo non ha proceduto all'innesto di biomateriali evidentemente ha considerato l'anatomia e le dimensioni del difetto perimplantare tali da garantirne per intero il riempimento con dell'osso.
Non è necessario assumere alcun farmaco per favorire il processo di osteogenesi.
Saluti
[#5]
Dr. Sergio Formentelli Dentista, Gnatologo, Ortodontista, Odontostomatologo 7.5k 226 18
Il gap si riempie comunque (sempre che siano conservate le pareti ossee laterali), nonostante i tentativi degli implantologi per impedirlo, mettendoci qualcosa di diverso dal "santo" coagulo ematico.

Scusi la provocazione, ma sono, le sue, paranoie senza base biologica.
[#6]
dopo
Attivo dal 2010 al 2012
Ex utente
Grazie per le vostre risposte , ma un'obbiezione al dott. Formentelli : si ha bisogno di una base biologica quando si é medici e si afferma qualcosa ; io non sono medico e non ho affermato niente , nella mia richiesta di consulto ho solo fatto una domanda , questa domanda nasceva da un timore , e questo timore non era stato completamente dissipato dal dott. Di Iorio quando aveva affermato << ... se si riempirá di osso o di TESSUTO MOLLE , DIPENDE da diversi fattori >> . Trovo , quindi , fuori luogo , il suo definire come paranoia il mio timore .
Oltretutto , il mio timore é stato propiziato e giustificato da un'esperienza disastrosa avuta con un precedente implantologo , esperienza che vi voglio raccontare : dopo aver "perso" per perimplantite un impianto durato 11 anni e sostitutivo di un molare inferiore , un secondo implantologo ( quello in questione ) dopo averlo estratto , mi raspa la cavitá , e , dopo aver atteso il tempo da lui ritenuto opportuno ( non ricordo esattamente quanto , ma almeno 1 mese ; ma mi domando : fu per permettere la completa guarigione dell'osso dalla perimplantite , o per permettere la rigenerazione di tessuto osseo ? ) me ne inserisce un altro . Si accorge subito che l'impianto é cedevole , quindi lo estrae . Qualcosa , evidentemente , non era andato secondo le sue previsioni . Dopo aver lasciato passare un certo tempo , mi propone di collocare , nella cavitá , dell' osso in polvere o un pezzetto del mio stesso osso mandibolare , asportato da quella formazione ossea che chiamate << toro >> , e di cui sono provvisto . Accetto la 2º opzione e me la realizza . Aspettiamo il tempo da lui ritenuto opportuno , e mi inserisce , per la 2º volta , lo stesso impianto ( spero sterilizzato ) , che sembra "tenere". Dopo il tempo canonico di 3 mesi , faccio collocare la protesi . Dopo non piú di 2 mesi , sebbene abbia cercato di "risparmiarlo" durante la masticazione , l'impianto comincia a dondolare , finché , dopo circa un mese , io stesso estraggo con le dita , senza sforzo , protesi ed impianto . Dopo molti mesi ( probabilmente almeno 7 ) ritorno dall'implantologo per fare un 3º ed ultimo tentativo . Questa volta non me lo colloca esattamente nella stessa posizione ma un po piú indietro ( e , come conseguenza di ció , l' unico antagonista superiore puó sovrapporsi ad esso solo parzialmente ) . Ma , quello che é piú grave , mi pratica il "foro di invito" "dirigendosi" verso il lato interno della mandibola , e fermandosi a poca distanza dal limite osseo . Al momento di avvitare l'impianto , gli ultimi giri dello stesso provocano la forzatura e la rottura di quel poco di parete ossea che ancora rimaneva . Questo risultato lo ho potuto scoprire con mano successivamente , toccandomi una "cunetta" accuminata , e rivestita dalla gengiva , prodottasi esattamente in corrispondenza dell'estremitá inferiore dell'impianto .

Cordiali saluti .


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Dr. Sergio Formentelli Dentista, Gnatologo, Ortodontista, Odontostomatologo 7.5k 226 18
Brrr...

Racconto impressionante.

Veniamo a come leggo io la sua esperienza.

Impianto perso per periimplantite. Ok. Può succedere.
Giusto aspettare un mese.
Ma giusto anche "raspare" l'osso e inserire ommediatamente un impianto un pò più grosso.
Giusto anche aspettare 4-5 mesi e attendere la rigenerazione spontanea.

Reinserisce l'impianto nello stesso posto, e si accorge che è cedevole.
Può succedere.
In tal caso è sufficiente cambiarlo e inserirne uno più grosso.
Sempre che l'implantologo ce l'abbia, e abbia un numero sufficiente di impianti per forma e dimensione per far fronte ad ogni evenienza.
In alternativa, se l'impianto adatto non c'è, meglio aspettare 3 mesi.

La rigenerazione si fa SE NON CI SONO LE PARETI LATERALI.
Il coagulo è sufficiente negli altri casi.
Inutile inserire sostituti ossei se non si ricopre tutto con una membrana che impedisca alla gengiva di crescere dentro il buco, avvantaggiando così l'osso.

Il racconto mi sembra tipico di quando assistiamo i neofiti ai loro "primi ferri".
Non giudichi l'implatologia dalla sua esperienza.
Non c'è una cosa che sia stata fatta "giusta".
Agli implantologi neofiti, suggerisco sempre di aspettare almeno 3 - 4 mesi dall'estrazione prima di fare alcunché.
E suggerisco di non inserire mai nulla nell'alveolo.
Tutto è più facile.
Io faccio diverso.
Ma è un altro discorso.

Le ripeto, mi prenda sulla fiducia, il problema del gap impianto-alveolo, in un impianto CORRETTAMENTE INSERITO, è inesistente.
L'impianto è correttamente inserito? Non lo so; ma non ho motivi per dubitarne.

Se il timore non è stato dissipato dal mio collega, forse è solo un problema di comunicazione.
Per darle dei numeri: ho inserito finora diverse migliaia di impianti postestrattivi.
Meno di dieci volte ho inserito sostituti ossei in presenza di pareti ossee conservate.
L'osso si riforma in modo naturale.
Sempre e comunque.
Certo, bisogna SAPERE dove si riforma, a che altezza.
E bisogna posizionare l'impianto di conseguenza.
Se questa altezza non va bene, allora occorre una rigenerazione.
Ma è implantologia avanzata.
Non alla portata di uno che fa tutto quello ceh ha raccontato lei.

Spero di averla tranquillizzata, questa volta.
Con la provocazione di prima non era mia intenzione offenderla, ma darle un messaggio forte e inequivocabile.
Mi scuso per non aver scelto le parole più adatte.

[#8]
dopo
Attivo dal 2010 al 2012
Ex utente
Egregio dott. Formentelli ,

la sua risposta argomentata e coscienziosa mi ha tranquillizzato ulteriormente . Apprezzo l'atteggiamento che la ha portata a riconoscere che un membro della sua categoria abbia operato male . Per un meccanismo psicologico che non voglio definire , ma che é comunque facilmente intuibile , la sua risposta mi ha addirittura messo di buon umore .

Approfitto della sua disponibilitá per sottoporle un altro "quesito" :

come lei ben sa e come io ho imparato a mie spese , la lotta alla placca batterica che causa la perimplantite é importantissima : non serve che voi implantologi facciate un'operazione "a regola d'arte", se poi il portatore dell'impianto non cura la pulizia della zona "critica" . Questa considerazione mi porta a volerle domandare se non pensa che l'estetica e la somiglianza al vero del dente che si fissa all'impianto meritino di essere un pó' sacrificate a favore di un migliore e piú facile accesso dello spazzolino alla zona gengivale che circonda la base del perno fissato all'impianto . Mi spiego meglio : dato che comincia in questa zona la via che permette ai batteri di penetrare fino all'osso , perché non la si lascia accessibile allo spazzolino ? La protesi fatta a regola d'arte dal punto di vista estetico segue la forma della gengiva e la "sormonta" : é vero che il filo dentale puó ugualmente passare tra protesi e gengiva , ma non pensa che la sua azione sia comunque meno facile ed efficace di quanto lo sia quella dello spazzolino ?

Grazie , cordiali saluti .
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Dr. Sergio Formentelli Dentista, Gnatologo, Ortodontista, Odontostomatologo 7.5k 226 18
Adesso le dico delle cose che possono essere contestabili (e lo sono spesso dai colleghi).

La lotta alla placca è importante.
Ma non deve diventare una ossessione.
L'effetto della placca sull'impianto dipende dalla geometria stessa dell'impianto, e dal tipo di superficie dell'impianto stesso.
Alcune geometrie implantari (tipo impianto di Tramonte a collo stretto e spire larghe) sopportano molto meglio le conseguenze della negligenza del paziente.
A volte meglio dei denti stessi.
Altre geometrie, come quella molto di moda in questi ultimi anni, che prevedono una insorgenza sabbiata e la presenza di microspire nella ultima porzione dell'osso necessitano di una igiene più accurata.
Ogni impianto ha i suoi punti forti e i suoi punti deboli.

Le dico questi dettagli perchè mi accorgo che lei è un paziente un pò atipico, che si è informato molto.

Sono daccordo anche io che, specie in zone di non alta visibilità, sia meglio sacrificare qualcosa all'estetica per facilitare le manovre di pulizia.
Tutte le considerazioni che lei ha fatto sull'accessibilità sono anche le mie.
Anche se si può, legittimamente, fare in modo diverso.
Basta fare le cose bene, qualunque sia la scelta.
[#10]
dopo
Attivo dal 2010 al 2012
Ex utente
Grazie per la sua disponibilitá e per essersi esposto alla possibile contestazione di qualche collega ; uscire dal consueto , dalla tradizione , e dalla canonicitá , richiede esperienza , coscienza , e coraggio .

Cordiali saluti .