Devo dire ai miei genitori che mio fratello si taglia?
Gentili dottori,
da un anno convivo con un dubbio che ho bisogno di sbrogliare.
Un anno fa ho scoperto che mio fratello minore praticava dell'autolesionismo.
Dopo un nostro litigio, sono accorsa in camera sua per chiedergli scusa e ho scoperto che si era graffiato sul braccio.
Mi ha confidato che lo fa da quando ha 15 anni ed è appunto un modo per regolare le emozioni negative, come la rabbia.
Ne parlai anche con la mia psicoterapeuta dell'epoca, e lei mi disse che non avrei dovuto dirlo ai miei genitori, dal momento che mio fratello è maggiorenne, ma al massimo potevo chiedere a lui se avrebbe voluto iniziare un percorso psicoterapeutico.
Si è rifiutato e io non ho insistito.
Nei mesi a venire gli ho chiesto se avesse più praticato cutting e lui mi ha detto di no.
Mi sono fidata.
Aveva iniziato anche una relazione amorosa e lo vedevo più sereno.
Dopo un anno è scattata nuovamente la mia preoccupazione su informare o meno i nostri genitori perché mio fratello, ultimamente, sta trascorrendo un periodo in cui è più triste del solito.
Ha concluso la sua relazione e presto andrà via di casa per lavoro, ha vinto un concorso.
Ai miei occhi appare fragile e ho paura che possa fare quello che ha sempre fatto da quando ha 15 anni.
È giusto affrontare questo discorso almeno con miei?
Non riesco a tenere questo segreto, anche se questo significa tradire la sua fiducia.
Ho bisogno di qualcuno con cui parlare, sento che è una mia responsabilità non ignorare e sottovalutare quanto confidatomi da mio fratello un anno fa.
E, allo stesso tempo, mettere al corrente i nostri genitori.
da un anno convivo con un dubbio che ho bisogno di sbrogliare.
Un anno fa ho scoperto che mio fratello minore praticava dell'autolesionismo.
Dopo un nostro litigio, sono accorsa in camera sua per chiedergli scusa e ho scoperto che si era graffiato sul braccio.
Mi ha confidato che lo fa da quando ha 15 anni ed è appunto un modo per regolare le emozioni negative, come la rabbia.
Ne parlai anche con la mia psicoterapeuta dell'epoca, e lei mi disse che non avrei dovuto dirlo ai miei genitori, dal momento che mio fratello è maggiorenne, ma al massimo potevo chiedere a lui se avrebbe voluto iniziare un percorso psicoterapeutico.
Si è rifiutato e io non ho insistito.
Nei mesi a venire gli ho chiesto se avesse più praticato cutting e lui mi ha detto di no.
Mi sono fidata.
Aveva iniziato anche una relazione amorosa e lo vedevo più sereno.
Dopo un anno è scattata nuovamente la mia preoccupazione su informare o meno i nostri genitori perché mio fratello, ultimamente, sta trascorrendo un periodo in cui è più triste del solito.
Ha concluso la sua relazione e presto andrà via di casa per lavoro, ha vinto un concorso.
Ai miei occhi appare fragile e ho paura che possa fare quello che ha sempre fatto da quando ha 15 anni.
È giusto affrontare questo discorso almeno con miei?
Non riesco a tenere questo segreto, anche se questo significa tradire la sua fiducia.
Ho bisogno di qualcuno con cui parlare, sento che è una mia responsabilità non ignorare e sottovalutare quanto confidatomi da mio fratello un anno fa.
E, allo stesso tempo, mettere al corrente i nostri genitori.
"Mi ha confidato che lo fa da quando ha 15 anni ed è appunto un modo per regolare le emozioni negative, come la rabbia."
questa è un'interpretazione, quando ha emozioni negativa lo fa, poi il nesso può anche non essere logico.
Il fatto che sia maggiorenne riguarderebbe un professionista che è tenuto a regole di privacy, qui parliamo di familiari, ognuno si regola come crede. La questione è che una persona ha un elemento che allarma sulle possibili evoluzioni e conseguenze, e un familiare su questo si comporta secondo un suo codice morale.
Un professionista ragionerebbe diversamente sia perché c'è una legge che lo indica, ma anche perché se a saperlo è un medico che segue la persona, intanto siamo in una situazione in cui la persona lo rifericse e si fa curare.
questa è un'interpretazione, quando ha emozioni negativa lo fa, poi il nesso può anche non essere logico.
Il fatto che sia maggiorenne riguarderebbe un professionista che è tenuto a regole di privacy, qui parliamo di familiari, ognuno si regola come crede. La questione è che una persona ha un elemento che allarma sulle possibili evoluzioni e conseguenze, e un familiare su questo si comporta secondo un suo codice morale.
Un professionista ragionerebbe diversamente sia perché c'è una legge che lo indica, ma anche perché se a saperlo è un medico che segue la persona, intanto siamo in una situazione in cui la persona lo rifericse e si fa curare.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
Utente
Salve dottore, non ho ben capito la sua risposta.
Forse ci sono state delle incomprensioni.
Mio fratello me l'ha riferito perché l'ho scoperto, ma non si è mai fatto curare.
Forse ci sono state delle incomprensioni.
Mio fratello me l'ha riferito perché l'ho scoperto, ma non si è mai fatto curare.
Uno psicoterapeuta è tenuto al segreto professionale, un familiare si regola come ritiene giusto. L'atto di tagliarsi è solo una manifestazione del disagio che suo fratello vive in segreto da anni. Sta male da anni, non chiede aiuto e i vostri genitori non ne sanno niente. Capisco la sua difficoltà e il timore che suo fratello si senta tradito se non ne parla, d'altra parte non condividere la responsabilità coi suoi familiari e mantenere le cose come stanno può comportare rischi e rimorsi.
Franca Scapellato
Utente
Dottoressa la ringrazio vivamente per quello che ha scritto. È la conferma di ciò che ho sempre pensato da 1 e mezzo a questa parte, da quando ho scoperto questa problematica di mio fratello.
Ci tengo a precisare che la psicoterapeuta era la mia, non di mio fratello. E che quando le parlai di questa situazione non eravamo in seduta ma la chiamai proprio a seguito di quello che avevo scoperto e che consideravo essere un'emergenza. Ho ritenuto che la mia curante, facendo questo di professione, avesse ragione nel dirmi che non dovevo dire nulla ai miei genitori.
Ma mi sono sbagliata, è il peso di una responsabilità che non posso portare da sola. Parlerò con i miei familiari allora. Dopodiché, cosa possiamo fare oltre a cercare di parlare con mio fratello su un eventuale percorso di psicoterapia?
Ci tengo a precisare che la psicoterapeuta era la mia, non di mio fratello. E che quando le parlai di questa situazione non eravamo in seduta ma la chiamai proprio a seguito di quello che avevo scoperto e che consideravo essere un'emergenza. Ho ritenuto che la mia curante, facendo questo di professione, avesse ragione nel dirmi che non dovevo dire nulla ai miei genitori.
Ma mi sono sbagliata, è il peso di una responsabilità che non posso portare da sola. Parlerò con i miei familiari allora. Dopodiché, cosa possiamo fare oltre a cercare di parlare con mio fratello su un eventuale percorso di psicoterapia?
Farei un passo alla volta, prima la comunicazione ai genitori, poi il resto. Forse suo fratello si arrabbierà, negherà tutto, ma almeno potrà smettere di fingere in famiglia che va tutto bene. A volte ci vuole tempo per decidere di farsi aiutare, e questa decisione di non scegliere subito bisogna rispettarla. Tenete presente poi che non esistono solo le psicoterapie, ma che a volte ci sono farmaci che possono aiutare, dipende dalla diagnosi e dalla situazione.
Franca Scapellato
"Mio fratello me l'ha riferito perché l'ho scoperto, ma non si è mai fatto curare."
Non credo abbia capito Lei il mio discorso. Sto dicendo che un professionista riceve delle notizie dal paziente e ragiona secondo criteri di privacy e/o di urgenza, ma si tratta di un professionista che, se esiste, è perché la persona si vuole curare.
Lei è un familiare e si trova in una posizione diversa, la collega che ha risposto dopo dice esattamente la stessa cosa che ho detto io in poche parole.
Non credo abbia capito Lei il mio discorso. Sto dicendo che un professionista riceve delle notizie dal paziente e ragiona secondo criteri di privacy e/o di urgenza, ma si tratta di un professionista che, se esiste, è perché la persona si vuole curare.
Lei è un familiare e si trova in una posizione diversa, la collega che ha risposto dopo dice esattamente la stessa cosa che ho detto io in poche parole.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
Utente
Dr.ssa Scapellati va bene, io ho già provveduto a comunicare la notizia a mia madre. Preciso che la situazione non è gravissima. Sono io quella preoccupata perché da quando scoprii ciò che aveva fatto, ogni suo stato d'animo più triste o irascibile lo associo a quella situazione. Come vi avevo detto ha da poco concluso una relazione.
Mio fratello, effettivamente, da quanto sembra anche da discorsi che abbiamo avuto io e lui nei mesi precedenti, essendomi interessata alla cosa, non si taglierebbe più. Preciso che quello che lui faceva a se stesso era cutting.
Questo ovviamente non nega come abbia gestito in maniera disfunzionale il suo malessere in passato.
Poi è probabile che continui a farlo a mia insaputa, ma avendo partecipato recentemente ad un concorso, fatto visite mediche o altro non mi è parso di aver notato tagli. Ma come ben sapete il cutting prevede anche che questi avvengano in posti più nascosti del corpo.
Sarà comunque mia premura affrontare il discorso con lui, con il supporto dei nostri genitori. Nel caso in cui ci dirà che non si sente ancora pronto ad affrontare un percorso di terapia, credo che dovremmo dargli comunque un po' di fiducia senza insistere, visto che, come ripeto, la situazione non è irreversibile. Io ammetto che dopo 1 anno e mezzo sentivo però il bisogno di avere più chiarezza dopo quanto mi era stato confidato e di dividere il peso anche con i miei familiari.
Mio fratello, effettivamente, da quanto sembra anche da discorsi che abbiamo avuto io e lui nei mesi precedenti, essendomi interessata alla cosa, non si taglierebbe più. Preciso che quello che lui faceva a se stesso era cutting.
Questo ovviamente non nega come abbia gestito in maniera disfunzionale il suo malessere in passato.
Poi è probabile che continui a farlo a mia insaputa, ma avendo partecipato recentemente ad un concorso, fatto visite mediche o altro non mi è parso di aver notato tagli. Ma come ben sapete il cutting prevede anche che questi avvengano in posti più nascosti del corpo.
Sarà comunque mia premura affrontare il discorso con lui, con il supporto dei nostri genitori. Nel caso in cui ci dirà che non si sente ancora pronto ad affrontare un percorso di terapia, credo che dovremmo dargli comunque un po' di fiducia senza insistere, visto che, come ripeto, la situazione non è irreversibile. Io ammetto che dopo 1 anno e mezzo sentivo però il bisogno di avere più chiarezza dopo quanto mi era stato confidato e di dividere il peso anche con i miei familiari.
Utente
Dr. Pacini, come dicevo in qualche risposta precedente alla sua collega, la psicoterapeuta era la mia non di mio fratello.
Quando mio fratello mi ha confidato ciò che faceva a se stesso, ho sentito l'esigenza di chiamare la mia psicoterapeuta per un consulto su come mi sarei dovuta comportare. E lei mi disse che non avrei dovuto dire niente perché mio fratello era maggiorenne.
Non so se sia stato giusto il consiglio della mia psy onestamente, perché ho portato dentro di me questo peso per 1 anno e mezzo.
Sapendo appunto che ero un familiare e che lei non era la psy di mio fratello che doveva mantenere un segreto professionale sulla questione, ma ripeto era la mia terapeuta che io ho chiamato per un'emergenza, credo che avrebbe potuto suggerirmi di comportarmi differentemente come appunto avete scritto sia lei che la sua collega.
Quando mio fratello mi ha confidato ciò che faceva a se stesso, ho sentito l'esigenza di chiamare la mia psicoterapeuta per un consulto su come mi sarei dovuta comportare. E lei mi disse che non avrei dovuto dire niente perché mio fratello era maggiorenne.
Non so se sia stato giusto il consiglio della mia psy onestamente, perché ho portato dentro di me questo peso per 1 anno e mezzo.
Sapendo appunto che ero un familiare e che lei non era la psy di mio fratello che doveva mantenere un segreto professionale sulla questione, ma ripeto era la mia terapeuta che io ho chiamato per un'emergenza, credo che avrebbe potuto suggerirmi di comportarmi differentemente come appunto avete scritto sia lei che la sua collega.
"Dr. Pacini, come dicevo in qualche risposta precedente alla sua collega, la psicoterapeuta era la mia non di mio fratello."
Non ha capito ancora la risposta mi sa. Ho capito che era la sua psicoterapeuta dall'inizio. E ho appunto commentato sul fatto che la maggiore età di una persona conta se stiamo parlando di un paziente nostro, essendo un familiare il discorso è diverso.
Non ha capito ancora la risposta mi sa. Ho capito che era la sua psicoterapeuta dall'inizio. E ho appunto commentato sul fatto che la maggiore età di una persona conta se stiamo parlando di un paziente nostro, essendo un familiare il discorso è diverso.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
Questo consulto ha ricevuto 9 risposte e 620 visite dal 26/05/2025.
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