Inconmprensioni nelle relazioni coniugali

sono sposato da oltre 30 anni. Fin dall'inizio ci sono stati scontri caratteriali con la mia compagna,per esempio la sua eccessiva permalosita' alle piu' lievi critiche, sua tendenza a voler mettere ovunque il suo tocco personale, sue continue interferenze nel mio lavoro, addirittura suggerimenti su cosa dovrei dire durante una telefonata ai fornitori, incapacita' ad accettare il ruolo gerarchico nel lavoro, talora azioni emotivamente inconsulte, come scendere dall'auto e proseguire a piedi perche' si sentiva offesa. Stranamente mi accusa spesso proprio dei difetti che io vedo invece in lei, sarei prepotente, permaloso,disordinato, disorganizzato, ecc. Comunque,bene o male, il rapporto e' proseguito perche' c'era una stima reciproca e valori in comune, oltre che fare di necessita' virtu', sebbene con continue proposte di divorzio. La cosa preoccupante e' che, ora che io ho imparato a contenere un po' la mia irritazione per le offese morali, lei sembra essere peggiorata in alcune sue insofferenze, con reazioni che mi sembrano isteriche, con voce stridula quando viene contraddetta, criticata o contrariata, non mi lascia mai esporre fino alla fine i concetti e le opinioni, se contrari ai suoi. Stranamente lei invece mi rimprovera giornalmente per piccole banalita' nella vita casalianga, Mi chiede spesso consiglio, ma non accetta pareri contrastanti neppure nei campi in cui io sono sicuramente qualificato.Sembra incapace di ascoltare fino alla fine un'istruzione o esposizione senza dover interrompere e criticare o obiettare. Ha infine sviluppato rancori e memorie che definirei paranoici, esponendo fatti in maniera parziale, come "hai distrutto i miei mobili, lampada, ecc. ecc.." . Anche a causa della nostra eta', non e' finanziariamente sostenibile un divorzio. Chiedo: come inquadrare questi disturbi caratteriali ed emotivi di mia moglie, come contrapporsi e neutralizzarli. Come definirli, ossessioni, paranoia, ecc.? Un altro fatto rilevante e' che il carattere, insofferenze e irritazioni di mia moglie, sembrano attraversare periodi alterni, peggiori e poi migliori, ma ora con intervalli sempre piu' brevi. Inoltre, ho notato che quando lei in passato si dedicava al alcune pratiche spirituali, per mesi non c'era mai fra noi un llitigio. Trentanni fa un medico indiano dell'ayurveda , dopo aver parlato con mia moglie mi consiglio: "dovrai essere molto dolce e comprensivo con lei" Non so come lui abbia potuto comprendere il suo carattere, ma questa e' sicuramente l'unica via per non scontrarsi con lei.. Cosa consiglia la scienza della psichiatria?
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Gentile utente,

Però la domanda medica quale sarebbe ? Il come andar d'accordo con una persona di per sé non è una questione medica.

Dr.Matteo Pacini
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dopo
Utente
Utente
il punto centrale della mia esposizione sarebbe capire se mia moglie e' un caso clinico, come vengono classificate dalla psichiatria le persone con comportamenti come quello di mia moglie,divergenti dallo standard, se con il progredire dell'eta' queste anomalie dal comportamento umano devianti dallo standard sono destinate a peggiorare e come, secondo la psichiatria sarebbe 'preferibile affrontarle e neutralizzarle. In sostanza, le soluzioni che forse suggerirebbe anche un consultorio familiare. Oppure la psicologia e la psichiatria non possiedono risposte per i casi tramandatici di mogli famigerate come quella di Giobbe o la moglie di Socrate? Perche' una persona crede di vedere nel partner i propri difetti? Perche' una persona che critica tutto non permette a gli altri di criticarla ? E perche' la piu' innocente delle osservazioni viene interpretata come un dissimulato tentativo di svalutazione ?
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
E' chiaro che sta chiedendo questo, ma i casi clinici si definiscono visitando le persone. Non è che la psichiatria definisca gli estremi di quando una persona risulta insopportabile o ingestibile da parte di un'altra persona. E' evidente che di solito quando ci sono delle rigidità imposte da una situazione cerebrale, corrispondente magari a ciò che si definisce "disturbo" o malattia, la persona è mal gestibile o ingestibile, ma non si può dedurre a ritroso.
Inoltre, stabilire che uno sia "un caso clinico" non significa dire che esista una soluzione automaticamente, né che sia per tutti ingestibile.
Quando due persone non si intendono, o sono in tensione, è evidente che non si accettano critiche, si prendono male le osservazioni, e si evidenziano i difetti dell'altro. Sarebbe decisamente più strano comunque conscere qualcuno che accetta critiche, non si sente svalutato quando le riceve, e non trova agli altri dei difetti.