Paura di affrontare il lavoro

Buonasera, mi trovo in questo periodo ad affrontare ciò che forse ha costituito per tanto tempo una sorta di deterrente nella mia vita.
Dopo anni e anni in cui ero rimasta imbrogliata negli studi universitari, sono riuscita, non so nemmeno io come, a raggiungere il traguardo della laurea.
Adesso sono nella fase critica della ricerca di un lavoro.
Questa fase è per me una situazione molto penosa.
Penso infatti che da tanto tanto tempo ho temuto l'avverarsi di questa fase e inconsapevolmente, o forse nemmeno tanto inconsapevolmente, io abbia fatto in modo di ritardarla il più possibile, letteralmente autosabotandomi.
Adesso che non c'è più l'ostacolo degli esami universitari e della tesi, sono ormai giunta a dovermi mettere in gioco.
Anziché essere entusiasta e felice, come ci si aspetterebbe dopo tanta fatica spesa negli studi, mi sento completamente inadeguata, ho paura di non essere all'altezza, di non essere capace, di fare la figura della deficiente.
Ma ciò che più mi fa male e mi tiene in uno stato di ansia mista a umore depresso è la sensazione di sentirmi così.
Ho paura di vivere la nuova esperienza lavorativa perché non voglio provare il disagio derivante dal sentirmi inadatta.
Quando faccio i colloqui di lavoro non mi sforzo più di tanto perché in cuor mio voglio autosabotarmi.
Poi torno a casa, ripenso al colloquio, al fatto che devo mettermi in testa che è giunto il momento di affrontare il mondo del lavoro e al solo pensiero mi deprimo ancora di più.

Io non so da dove derivi tutto questo, so solo che mi provoca un disagio enorme e non so come fronteggiarlo.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.9k 187
Gentile utente,
letta la sua ultima email, dopo aver letto tutte le precedenti, mi pare che i nodi siano venuti al pettine. Lei non voleva entrare nel mondo adulto, ed ecco: la laurea è arrivata, ora deve mettersi a lavorare. Questo, a quanto pare, le fa attraversare l'inferno, ma forse si tratta del passaggio risolutivo.
Ci sono alcuni punti di particolare rilievo in quello che ho letto.
1) Lei era una brava studentessa al liceo. L'università ha ribaltato le cose, causandole enormi sofferenze e fatica. Ha analizzato quello che è successo in occasione della scelta universitaria, dei primi esami, di altri elementi di rilievo attorno a quel periodo, i ricordi e le paure che quelle circostanze hanno risvegliato?
2) Alla "depressione", al dolore, alla resistenza ad agire, lei ha sempre opposto i farmaci, anche se le facevano più male che bene, anche quando lo psichiatra che la seguiva ha dichiarato senza mezzi termini che i farmaci non la curavano perché lei aveva bisogno di una terapia psicologica.
3) Il dottor Aleksey Gukov, psichiatra, ha ribadito da queste pagine che una psicoterapia, e non una terapia di sostegno, era necessaria per lei. Le ha anche spiegato che uno psicologo può non essere il nostro curante ideale, ma ciò non esclude che un altro lo sia. Lei aveva risposto che avrebbe cercato di riprendere la strada della terapia.
4) Il dottor Santonocito, psicologo, le ha dato un'indicazione che sarebbe essenziale per lei nelle attuali circostanze di ricerca di un lavoro, ma pare che lei non l'abbia capita e comunque non voglia seguirla: "non siamo obbligati a dare importanza a ciò che sentiamo o pensiamo". In altre parole, anche se soffriamo o abbiamo paura, possiamo stringere i denti e continuare la nostra strada. La meta raggiunta attenuerà o annullerà il dolore che ci aveva paralizzato, ma per andare avanti dobbiamo ignorare le grida scomposte della nostra sofferenza, non fermarci a cullarle.
5) Non si vede in lei traccia di una terapia effettuata. Che cosa vuole proteggere a oltranza, quale abitudine, quale schema mentale, quale trauma, per non voler accedere ad una psicoterapia? Ci rifletta seriamente, senza opporre che l'ha già tentata invano, perché il momento di impegnarsi seriamente è questo.
Spero vivamente in un suo riscontro. Auguri.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

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Utente
Utente
Buongiorno Dottoressa. La situazione è più complessa di quanto possa descrivere qui. Un dato di fondo che comunque ha un forte impatto sulla mia vita, abbassandone di per sé la qualità, è che ho problemi di salute, per i quali mi è anche stata riconosciuta un'invalidità. Questo ha avuto degli effetti durante gli studi universitari, perché non riuscivo fisicamente a seguire tutte le lezioni e a stare al passo con il percorso standard. Con il passare del tempo ho perso motivazione, mi sentivo delusa e scontenta anche quando riuscivo a dare un esame e prendere un bel voto.
Di psicoterapia ne ho fatta, ma con i tempi del SSN, ovvero un incontro ogni mese e mezzo, se tutto va bene. Forse sarà per questo che dopo anni sono sempre allo stesso punto.
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.9k 187
Gentile utente,
sottoscrivo senz'altro le sue parole: "La situazione è più complessa di quanto possa descrivere qui", e proprio per questo le è stata più volte prescritta una psicoterapia. Fatta ogni mese e mezzo forse è risultata insufficiente, ma nei Centri di Salute Mentale i tempi sono più ravvicinati, e oggi anche il bonus psicoterapia permette di accedervi gratuitamente.
In ogni caso, un impegno serio da parte del paziente può rendere produttivi anche incontri distanti nel tempo. Inoltre può trovare ottimi curanti anche a poche decine di euro, e alcuni operano anche online per cifre che comunque vengono ampiamente ripagate dalla guarigione e anche solo dal miglioramento.
Spesso i problemi di salute vengono prodotti da situazioni psicologiche intollerabili, e senz'altro possono acuire queste ultime; la psicosomatica lo insegna.
Penso sia informata che con un'invalidità a partire dal 66% non si pagano le tasse universitarie né i master, etc.; durante la pandemia poi le lezioni erano online.
In che facoltà si è laureata? Come mai della sua famiglia non parla mai? E il fidanzato di cui ci parlava, perché è sparito dalle sue email?
La domanda fondamentale è sempre la stessa: a cosa resiste tanto strenuamente?
La stessa energia, impiegata per crescere, farebbe di lei una persona nuova. E' questo che le fa paura?
Spero di averle dato degli spunti di riflessione. Auguri.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com