Non mi piace la mia vita

Gentili dottori, stavo facendo la seguente riflessione.

Noi umani ci crediamo liberi, e invece viviamo una vita piena di regole decise da altri, ogni giorno uguale, svegliarsi, andare al lavoro, tornare, dormire.
Svegliarsi, andare al lavoro, tornare, dormire.
Una vita routinaria che alla lunga uccide.

La vita degli animali sarà più difficile a livello di sopravvivenza e ricerca di cibo, ma loro sono davvero liberi, non costretti a ritmi sempre uguali, sempre negli stessi luoghi, sempre fermi, eppure sempre di fretta, come noi umani!
Noi non avremo problemi di sopravvivenza, ma è vita la nostra?
Non so fino a quanto possa essere considerata tale.
Meglio vivere meno, combattere per la sopravvivenza, ma essere liberi davvero, che non avere questi problemi, ma essere prigionieri di schemi precisi e sempre uguali.
Come si suol dire, meglio poco di qualità, che tanto senza qualità.

La vita degli umani è lunga, ma qualità zero.

Seppur nella mia vita mi ritenga abbastanza fortunata ad essere (più o meno) in salute fisica, ho una persona a fianco da anni, con la quale però non convivo, e con la quale non potrò fare progetti (per altri motivi che non elenco ora), ma che mi è sempre rimasta a fianco anche e soprattutto nei momenti più difficili, la mia vita proprio non mi piace, in quanto mi pare di essere rimasta ferma, ma non solo, di non poter fare altro per muovermi, non trovo i mezzi e francamente l'idea di vivere tanto quando mia nonna (quasi centenaria) mi "spaventa", perché sono già abbastanza stanca ora della mia vita, nonostante abbia 38 anni.
Ogni tanto (spesso) mi ritrovo a piangere per l'insoddisfazione della mia vita.

Grazie per l'attenzione.
Saluti
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.9k 187
Gentile utente,
molte delle sue riflessioni sono vere e condivisibili, senonché sappiamo tutti, e vediamo ogni giorno, che è tuttavia in nostra facoltà vivere come pecore seguendo la routine e i dettami sociali, oppure esplorare il nuovo.
Lei vuol ricavare una specie di pseudo-filosofia da una situazione che è di molti, ma non di tutti, e che comunque a lei pesa. Cosa le impedisce di cambiarla?
Si spaventa all'idea che la sua vita si prolunghi, ma solo perché non ha la forza e il coraggio di renderla migliore "qui ed ora". Anzi si ha l'impressione che pur essendo sana, si comporti come un paralitico che teme il rischio di crollare se appena accenna a fare un passo.
Prova ne è il suo legame sentimentale, tra i più mutilanti: "ho una persona a fianco da anni, con la quale però non convivo, e con la quale non potrò fare progetti (per altri motivi che non elenco ora), ma che mi è sempre rimasta a fianco anche e soprattutto nei momenti più difficili".
Insomma questa persona, col supportarla nei momenti difficili, si è garantita di poter fare comodamente la propria vita (con un coniuge o un genitore infermo o altra qualunque scusa per avere ciò che vuole senza lasciar andare nulla), e ha mummificato la sua.
Se lei è contenta così, buon per lei.
Non si paragoni però agli animali selvaggi, che hanno il coraggio di cercare ogni giorno la sopravvivenza e vivono anche il piacere dell'accoppiamento e della riproduzione.
Si paragoni semmai a quei poveri animali che per esclusiva scelta degli uomini sono tenuti prigionieri in appartamenti, tosati, castrati, limitati perfino nella libertà di fare pipì, in cambio di un po' di cibo e di egoistiche carezze.
Valuti bene se proprio non può concedersi niente di meglio.
Auguri.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

[#2]
Utente
Utente
Gentile dottoressa, grazie per la risposta.
Per la persona che mi sta a fianco da anni, posso tranquillizzarla che non si tratta di un amante, ma è il mio compagno. Lui è separato da almeno 20 anni, e la vita da single (in casa) gli ha giovato più che vivere in coppia, quindi non se la sente di rivivere in coppia, seppur lui sia sempre presente.
Ritiene che non condividendo ogni giorno con la propria metà faccia sì che il rapporto duri più a lungo, proprio perché non si condivide la routine di una casa (spesa, bollette, ecc), cadendo nella noia giornaliera, che può minare il rapporto a due come gli è già successo. Che io sappia molte coppie vivono ognuno a casa loro, quindi non siamo un ago nel pagliaio. Certo, io che non ho mai provato la vita di coppia, sarei felice di provarla con lui, ma se non se la sente, non lo posso obbligare, comunque lui è una persona super presente nella mia vita anche se abitiamo sotto due tetti diversi.
Al di là di ciò, la mia "paura" non è la mancanza di coraggio, è che non ho la possibilità di fare un salto nel vuoto, a partire dal lavoro (dopo 15 anni di tempo determinato finalmente sono fissa), e senza stipendio certo non si vive, non è il lavoro dei miei sogni, ma mi serve. Se fossi figlia di ereditieri sicuramente potrei cambiare tutto dall'oggi al domani, ma così non è, perciò mi devo "accontentare" di qualcosa che però ogni tanto mi fa stare male quando faccio queste riflessioni. E non c'entra il mio compagno fine a se stesso. Spero di essere stata sufficientemente chiara. Grazie in anticipo
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.9k 187
Gentile utente,
sembra, dalla sua replica, che lei debba convincere me della ineluttabile perfezione della sua vita; eppure fin dal titolo col quale si è rivolta a noi, afferma che questa vita non le piace.
Non è insolito, nella nostra professione, che ci troviamo davanti persone esistenzialmente auto-castrate che ci consultano perché non sono felici, ma fin dalle prime battute ci vogliono convincere che non c'è niente da fare e che tutto quello che hanno scelto e continuano a scegliere era il massimo possibile.
Per fortuna, se hanno avuto almeno il coraggio di iniziare un percorso psicologico, in sei mesi scoprono che la modifica si può attuare.
Diverse cose che scrive penso non convincano nemmeno lei. Parla di un compagno separato da vent'anni (quindi molto più anziano di lei), bloccato nel fallimento del suo matrimonio al punto che sostiene che "non condividendo ogni giorno con la propria metà faccia sì che il rapporto duri più a lungo, proprio perché non si condivide la routine di una casa (spesa, bollette, ecc), cadendo nella noia giornaliera, che può minare il rapporto a due".
Lei è troppo intelligente per non capire che la routine mortifera non è quella delle bollette (che oltretutto si domiciliano in banca, e chi le vede più?).
Si possono avere abitudini noiose in tanti campi, mancare di interessi culturali e artistici, non saper progettare viaggi e vacanze, avere hobby ripetitivi o non averne affatto, mancare di un lavoro gratificante. Chi fa un lavoro che non ama ha già scelto di sacrificare la propria vita, e al compagno, convivente o meno, finisce per trasmettere la propria accidia.
Infine, se è vero che non è necessaria la convivenza per amarsi, è anche vero che negarla a chi la desidera può essere il segno di un marcato disamore, specie se alla mancata convivenza si associa la costrizione a non avere figli o non allevarli insieme.
Infine, eccoci alla frase sentita tante volte: "Se fossi figlia di ereditieri sicuramente potrei cambiare tutto dall'oggi al domani".
Eppure lei come tutti avrà visto persone uscite dal nulla, spesso precocemente orfane, costruire la loro vita con amore, rispetto, valori, cioè in un sostanziale successo. Lei invece scrive: "mi devo "accontentare" di qualcosa che però ogni tanto mi fa stare male quando faccio queste riflessioni".
Se ritiene di non potere offrire di meglio a sé stessa, cerchi di convincersi che le cose stanno così e non possono -non devono?- cambiare.
Altrimenti rifletta che è ancora giovane, e che la "rassegnazione" di oggi forse è il rimpianto di domani.
Buone cose.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

[#4]
Utente
Utente
Gentile dottoressa, sì certo che i motivi non sono solo le bollette, spesa, ma proprio l'abitudine routinaria giornaliera con il/la partner. Difatti loro, prima di separarsi, così mi ha raccontato, hanno vissuto un periodo in cui praticamente ognuno si faceva la sua vita, proprio perché non c'erano più interessi in comune.
Al di là di ciò, non ho spiegato che ho alle spalle una famiglia che, seppur mi voglia bene, ha cercato sempre di proteggermi troppo, come se non fossi capace di fare nulla, perciò spesso invadente, o non comprensiva, oppure che mi dà spesso torto se ho delle opinioni mie (non succede sempre, non sono dei mostri, anzi, il contrario, ma penso che la loro super protezione li abbia portati ad agire, forse inconsapevolmente, come se io fossi ancora una bambina).
Inoltre, il lavoro spesso mi stressa, vuole anche per il comportamento non esattamente educato di alcuni colleghi, dove non c'è collaborazione, mentre io per loro devo essere sempre pronta e scattante, ecc... Il tutto, compreso anche, ma non solo, il fatto che mi piacerebbe una vita a due, ma per i motivi sopra citati non posso, mi porta spesso ad essere davvero stanca di questa vita, seppur materialmente non mi manchi nulla
Però non trovo corretto dare la "colpa" solo alla situazione con il mio compagno, in quanto questa è solo un elemento tra i tanti, e per fortuna che c'è lui che dà un po' di colore alla mi vita, e questo lo dico con molta sincerità, senza di lui credo che davvero non troverei nulla di veramente bello, ma solo la solita grigia routine che, ben o male, tutti viviamo, ma che porta alla noia di vivere, per lo meno a me.
Grazie, saluti
[#5]
Utente
Utente
P.S. aggiungo anche di aver avuto un azzeramento degli amici quando circa 8 anni fa ho avuto un pesante problema di salute. Nel momento del bisogno, quando davvero avevo bisogno di supporto, per lo meno morale, ma anche solo sapere che loro c'erano, non sono stata creduta, hanno minimizzato, arrivando al punto di dirmi che secondo loro uscivo con altre persone, quando invece ero a casa stando male. Invitandoli più volte a venire a casa mia per vedere, non si sono mai fatto vedere. È facile essere "amici" quando il sole splende, meno quando piove. Io non dico che dovessero fare i crocerossini, non ne avevano nmen le capacità, non era loro responsabilità, ma addirittura minimizzare e non credermi, mi è sembrato alquanto esagerato. Quindi, anche in quel caso, per fortuna c'era il mio compagno, l'unico che mi è stato realmente vicino e che non ringrazierò mai abbastanza. Solo lui da quante volte ho pianto. Solo un'altra persona amica mi ha creduto, ma per ovvi motivi di lontananza non ha potuto essere presente fisicamente, ma per lo meno non ha minimizzato, quindi ringrazio anche lei. Questo per dire che anche avendo una vita sociale diciamo quasi azzerata, mentalmente mi fa stare un po' male, anche se a distanza di anni la perdita di quelle persone ormai non mi pesa più, ma è stato uno scoglio difficile da superare. Mettendo tutto nel calderone, ciò che ho scritto prima e ciò che ho scritto ora, ecco perché al giorno d'oggi non mi trovo soddisfatta della mia vita e quando ho dei momenti no in ciò ci penso forse più del dovuto, mi ritrovo a pensare che davvero la mia vita non mi piaccia per niente (nonostante gli sprazzi positivi che ho grazie a chi mi ama).
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.9k 187
Gentile utente,
lei è ampiamente adulta, spero autonoma come domicilio e lavoro, e dovrebbe avere gli strumenti culturali e materiali per poter scegliere se conquistare delle cose più belle, una vita più appagante
Se così non è, posso solo augurarle di trovare la forza per farsi aiutare.
Solo lei può decidere.
Buone cose.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

[#7]
Utente
Utente
Buongiorno dottoressa, non la prenda male, ma ho percepito come una sorta di "lavarsene le mani" dalla sua ultima risposta.
Inoltre, dalle sue risposte precedenti, mi pare di aver capito che Lei imputa la maggior parte del mio cattivo umore alla situazione con il mio compagno, nonostante ciò che le ho scritto, ovvero che lui è l'unica nota di colore nella mia grigia vita, nonostante mi piacerebbe una vita a due, ma è solo una cosa mancante tra le tante, ma la vita di chi è perfetta senza qualcosa che manca? Nessuno, credo!
Non significa che lui non sia una presenza ultra positiva (se non l'unica) nella mia esistenza, tra l'altro l'unico che mi è stato veramente vicino quando ho avuto (e ogni tanto ho ancora) grossi problemi di salute.
Inoltre, non capisco perché lei mi abbia scritto che secondo la sua opinione io la sto convincendo della mia "perfetta vita" quando le ho proprio scritto il contrario).
Non vorrei che abbia intuito male i miei discorso perché magari non mi sono espressa nel modo corretto.
Grazie, saluti
[#8]
Utente
Utente
P.s. per giunta sono una persona molto ansiosa, davanti ad un lavoro difficile, colleghi poco collaborativi, o in generale davanti a questioni che fatico ad affrontare (a partire dalla salute) vado in tilt
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.9k 187
Gentile utente,
la invito a rileggere con attenzione le mie risposte, perché equivocando sull'aiuto che le viene offerto lei non potrà mai uscire dalla rassegnazione con la quale accetta i fattori deprimenti della sua vita.
Scrive: "mi pare di aver capito che Lei imputa la maggior parte del mio cattivo umore alla situazione con il mio compagno".
Magari fosse così, cara utente! Un compagno si può cambiare, se si hanno le spalle coperte da un passato che ci ha insegnato a volere il meglio per noi, con ottimismo e coraggio.
Io in #1 le avevo scritto: "Si spaventa all'idea che la sua vita si prolunghi, ma solo perché non ha la forza e il coraggio di renderla migliore qui ed ora. [...] Prova ne è il suo legame sentimentale, tra i più mutilanti".
Ossia, considero il suo legame la conseguenza, non la causa del suo atteggiamento rinunciatario.
Del resto, quante altre donne intorno a lei rinunciano al matrimonio, alla maternità, perfino alla convivenza, pur desiderandoli? Lei scrive: "la vita di chi è perfetta senza qualcosa che manca? Nessuno, credo!". Quindi tutti saremmo nella sua stessa condizione di rinuncia e tristezza, sempre? Lo può credere davvero?
Inoltre scrive: "ho percepito come una sorta di "lavarsene le mani" dalla sua ultima risposta".
Ma "lavarsene le mani" di cosa? Del fatto che lei è infelice e non vuole fare nessun tentativo per cambiare? E non le sembrerebbe un'indebita invadenza da parte mia, insistere perché lei cerchi di essere più felice cambiando alcuni aspetti della sua vita, se non vuole farlo?
Provi a rispondere con sincerità a questa domanda: dire che lei è libera di decidere e augurarle di trovare la forza per farsi aiutare, le sembra davvero "lavarsene le mani"?
Occorre riflettere, per cercare il meglio. Auguri.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com

[#10]
Utente
Utente
Buongiorno dottoressa, grazie per la risposta.
Non capisco però perché lei mi abbia scritto che la mia relazione è una tra le più mutilanti.
Conosco due coniugi in cui lui italiano vive in Italia e lavora in Italia, lei è straniera e lavora all'estero, eppure hanno ben tre figli che vivono con la madre, si vedono ogni tanto.
Seppur nella visione comune di coppia possa sembrare strano, chi siamo noi per dire che sbagliano? Se a loro va bene così.
Non dico che chiunque decida di rassegnarsi, ma è ovvio che nessuno potrà avere tutto nella vita, è umanamente impossibile.
Al di là di ciò, il mio legame non è una conseguenza del mio atteggiamento rinunciatario, in quanto ho conosciuto il mio compagno che già mi sentivo così, e nonostante tutto è l'unica nota di colore in quella che considero una vita grigia, seppur mi piacerebbe vivere con lui, e in questo ammetto di rinunciare, ma è solo una parte tra le tante cose, meno male che lui c'è, perché è stato l'unico che mi abbia supportato (e sopportato, in quanto quando sono calma mi rendo conto, da sola, di essere pesante, ma lui non mi ha mai accusata di esserlo).
Come le ho scritto sono molto, molto ansiosa, e questo mi fa vivere male ogni cosa.

Saluti
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Dr.ssa Anna Potenza Psicologo 3.9k 187
Gentile utente,
come lei sa, questo sito fornisce indicazioni specialistiche per il miglioramento della propria vita, la soluzione di problemi, la guarigione dall'ansia e da altre malattie dolorose e invalidanti.
Ripeto ancora una volta che lei potrebbe migliorare tante cose, a partire dalla visione di sé, con un aiuto professionale ma soprattutto con la presa di coscienza dei problemi e la volontà di cambiamento.
Da qui, per ora, non possiamo fare altro.
Le auguro una serena riflessione.

Prof.ssa Anna Potenza (RM) gairos1971@gmail.com