Separazione

Cari dottori, innanzitutto faccio i miei complimenti per questo bellissimo lavoro che state facendo. Leggo spesso le domande e risposte cercando una situazione simile alla mia e non trovo pace.
Convivo con un uomo da 10 anni e abbiamo un bambino di 7. Il mio compagno, pur cresciuto in una bella famiglia (alla quale e' attaccatissimo)non ha mai voluto avere una propria(almeno cosi' ha sempre detto dichiarandosi egoista). Siamo stati molto innamorati per 2 anni dopo di che sono rimasta incinta. Ho deciso di portare avanti la gravidanza: amavo quel uomo e il suo figlio. Me la sarei cavata anche da sola, ero molto piu' coraggiosa di oggi. Lui mi e' rimasto cmq accanto accettando mal volentieri questa mia decisione. Si e' rivelato un bravissimo padre ma su questo non avevo dubbi dato il suo grossissimo senso di responsabilita' e i valori di vita che gli hanno trasmesso i genitori. E fin qui tutto bene. Ma la mia vita emozionale ha incominciato a dare i primi segni di "malattia". Il ns. rapporto e' peggiorato moltissimo. Oggi sono del tutto convinta che lui non mi ama come un uomo ama una donna, non ho sentito negli ultimi 8 anni neanche un complimento, tutte le cose belle che faccio passano inosservate, sottolinea in continuazione ogni errore che commetto, non perde l'occasione per rivolgermi una critica, odia tutto quello che io amo, se gli suggerisco di leggere un libro che mi piace dice che non ne vale la pena visto i gusti diversi etc. Non alziamo mai la voce, litighiamo poco, infatti stiamo sempre zitti. Ogni mattina sento un'aria pesante che si respira. Mai un sorriso, solo un "Buongiorno" educato. Anche i rapporti sessuali sono di dovere: 2-3 volte al mese, senza emozioni, senza passione. Viviamo come perfetti estranei, parliamo solo al tavolo a cena, le solite cose di scuola, impegni, spesa e simile. Del resto sarebbe un'uomo ideale: lavora molto, e' divertente in compagnia, e' sportivo, da una grossa mano in casa, pensa e organizza mille cose che riguardano la nostra famiglia. Ho provato di parlargli tante volte a voce, via mail... ma ripete sempre le stesse cose: che siamo troppo diversi e che non riusciremo mai a trovare un accordo. Sempre piu' spesso mi viene di lasciarlo ma mi tormenta questa domanda: quanto bisogna sacrificarsi in vita? Devo essere grata al Dio di avermi dato comunque tutto quello che ho oppure il ragionamento da fare e' che l'amore e' l'unica cosa che muove il mondo e io l'amore non ce l'ho. Credo che anche lui stia facendo di tutto per mantenerci uniti in 3, ma data la sua scarsa sensibilita' gli rimane tutto molto piu' facile. E' un robot: mai una lacrima, mai una paura, mai un dispiacere, mai una scusa. Tante cose che gli dico nemmeno gli arrivano al cervello. E io, avendo la sensibilita' che ho, sto sempre peggio e mi chiedo: dovro' vivere cosi' per sempre? Faccio finta di niente oppure una volta per tutte prendo le mie decisioni? E appena penso a questo, gia' sento l'aria che mi manca... Vi ringrazio in anticipo!
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Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220 123
Gentile ragazza, personalmente sono del parere che se il sacrificio si può evitare esso va evitato. Non esistono regole morali per le quali chi si sacrifica è più nobile di chi sopravvive senza sacrificio. La differenza è solo una maggiore sofferenza. Esso è giusto solo nella misura in cui è strettamente necessario ed è una scelta personale, quando il sacrificio lo si subisce diventa una violenza. Il consiglio migliore da darle sarebbe quello di coinvolgere il suo compagno in un percorso psicoterapico di coppia. Questo le permetterà di capire fino a che punto lui tenga a lei. Se non volesse accettare nonostante la sua sofferenza allota è tempo di decisioni drastiche. E si faccia accompagnare da uno specialista. Sempre che non vi siano in entrambi difetti di comunicazione che andrebbero comunque corretti sotto la supervisione di uno spicoterapeuta di coppia.
saluti

Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks

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dopo
Attivo dal 2010 al 2010
Ex utente
Gentilissimo Dott. De Vincentiis,
ringrazio moltissimo x la Sua pronta risposta. Purtroppo ieri non avevo spazio per aggiungere che ho gia' proposto una terapia di coppia al mio compagno, ma qui subentra sempre la sua scarsa sensibilita':per lui questo sono solo "scemenze", sono io che sono troppo "filosofeggiante", lui non avverte alcun problema (!!!)- certo abbiamo dei alti e bassi ma e' una cosa normale. Io non ho mai avuto i problemi di comunicazione ma anche questo problema incomincia a verificarsi dato la sua non-collaborazione. Si manifesta quotidianamente negli esempi piu banali: gli chiedo di vedere un film insieme, scelgo un blockbuster (visto che LUI non ama i film di nicchia), ci mettiamo seduti a vederlo, dopo 10 minuti lui si alza e va a leggere. Il giorno dopo quando gli faccio notare il suo "errore" risponde semplificando: "Non mi piaceva il film, che tragedia vuoi che sia". Come se si trattasse del film... Ecco, in questi giorni gli ripropongo la terapia, forse qualcosa e' cambiato nel frattempo - come sempre spero. Grazie ancora del Suo parere, spero di risentirla.
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Dr.ssa Cecilia Sighinolfi Psicologo, Psicoterapeuta 480 24
Gentile ragazza,
la situazione che sta vivendo è indubbiamente frustrante e carica di sofferenza: vivere accanto alla persona apparentemente "perfetta" ma "piatta" dal punto di vista emozionale o rompere questa apparente perfezione rinunciando alla famiglia a tre che avete portato avanti in questi anni e allo stesso tempo ponendo fine alla sofferenza attuale?
Lei gli ha già proposto una terapia di coppia che lui ha rifiutato perchè la ritiene una "scemenza" ma anche perchè lui non vede alcun problema tra di voi ("lui non avverte alcun problema (!!!)- certo abbiamo dei alti e bassi ma e' una cosa normale"). Immagino che questo la faccia sentire ancora più frustrata e forse arrabbiata nei suoi confronti. E' anche possibile che lei valuti i comportamenti del suo compagno sulla base di queste emozioni, ovvero (ma è solo un'ipotesi) che tenda a leggere negativamente comportamenti che in altre circostanze non le sembrerebbero così negativi o imputabili a se stessa ("Come se si trattasse del film...").
Se non dovesse andare a buon fine la sua proposta per una terapia di coppia potrebbe rivolgersi in prima persona ad un professionista e con il suo aiuto cercare di capire quale sia la strada più funzionale per lei in questo momento.
In bocca al lupo

Dr.ssa Cecilia Sighinolfi
Psicologa e Psicoterapeuta
cecilia_sighinolfi@yahoo.it

[#4]
dopo
Attivo dal 2010 al 2010
Ex utente
Gentilissima Dott.ssa Sighinolfi,
ringrazio tantissimo per il Suo parere, mi emoziono ognitalvola che vedo con quale passione i medici da questo sito si dedicano ai problemi degli altri.
Lei ha fatto una corretta osservazione pero' il mio dubbio e' anche questo: che tipo di sofferenza vado ad incontrare rinunciando alla famiglia? Ovvero sono capace di affrontarla o sto scambiando una sofferenza per altra? Non da un punto di vista d'impegno quanto da un punto di vista di dispiacere di non aver dato abbastanza per mettere le cose a posto. Anche per questo ho deciso di scrivervi. A volte mi sento in colpa che "rubo" lo spazio qui alle persone con dei problemi molto piu' seri, ma poi in un secondo momento penso di essere gia' abbastanza frustrata e che forse bisogna reagire ora. Ha indovinato in pieno quando ha detto che le reazioni di mio compagno mi fanno sentire ancora di piu' arrabbiata perche' sinceramente non riesco a capire come si fa ad essere cosi' superficiali! Lui non e' capace di provare emozioni forti. Non gli dispiace per la poverta', per un cane abbandonato, per un popolo che soffre, per chi ha fame etc. Il suo comportamento nei miei confronti rispecchia perfettamente il suo carattere. Sa cosa mi ha risposto la scorsa volta quando gli ho proposto la terapia? Che mi farebbe meglio trovare un lavoro visto che la dissocupazione mi ha "dato in testa" (la sua multinazionale ci ha trasferiti 4 mesi fa in un'altra citta' e io dopo una laurea e 12 anni di lavoro mi sono licenziata per fargli permettere di seguire la sua carriera). E Le ho detto tutto. Come dovrei "trattare" il rapporto con una persona del genere?
Ringrazio ancora e La tengo aggiornata. Buona giornata.
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Dr.ssa Cecilia Sighinolfi Psicologo, Psicoterapeuta 480 24
"che tipo di sofferenza vado ad incontrare rinunciando alla famiglia? Ovvero sono capace di affrontarla o sto scambiando una sofferenza per altra?"

Purtroppo a questa domanda nessuno può rispondere se non lei stessa. Solo lei può sapere quanto ha investito in questo rapporto e quanto stia soffrendo ora. Di sicuro, se la sua scelta dovesse essere quella di interrompere la relazione, non potrà non provare dolore e/o senso di colpa. Ma solo lei è in grado di valutare quale sofferenza possa essere la strada per la futura felicità. Mi rendo conto che non sia facile capirlo e per questo credo che un confronto con un professionista potrebbe aiutarla a fare luce sui suoi dubbi.
La sua sofferenza è reale e per questo deve essere ascoltata. Il suo compagno non la "vede" e questo non farà altro che aumentare la sua rabbia e il risentimento per aver rinunciato a se stessa per lui: "E Le ho detto tutto"
Non sarà facile ma vedrà che riuscirà a trovare la sua strada.
In bocca al lupo.
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Dr.ssa Chiara Luisa Pataccoli Psicologo, Psicoterapeuta 143 4
Questo tipo di decisione non può essere indolore. Qualsiasi scelta comporta un sacrificio. L'importante è che la scelta sia ben ponderata, voluta fortemente, sentita con il cuore. Ci sono centinaia di coppie che hanno raggiunto una dimensone routinaria, una monotonia spenta, che spesso può diventare addirittura rassicurante. Al di là del rapporto con il suo compagno, potrebbe fare una riflessione su sè stessa e chiedersi se in questo momento c'è qualcosa nella sua vita che le da soddisfazione, slancio, energia. Non credo che assillare il suo uomo con la sua insoddisfazione possa aiutare il vostro rapporto; intanto cominci da sè stessa.
Mi associo al consiglio di contattare uno psicoterapeuta di coppia poichè in queste situazioni anche un paio di incontri possono essere risolutivi. E comunque è senz'altro vero che la terapia può essere proseguita individualmente al fine di lavorare sulla propria evoluzione personale.
Non si scoraggi!
Cordiali saluti

Dr.ssa Chiara Luisa Pataccoli

Psicologa Psicoterapeuta Aneb

psicologia.udine@gmail.com

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dopo
Attivo dal 2010 al 2010
Ex utente
Gentilissima Dott.ssa Pataccoli, grazie mille per il Suo incoraggiamento. Mi rendo conto che ogni decisione comporta dei sacrifici e che deve essere fortamente voluta. Quello che io fortamente desidero infatti non e' la separazione ma trovare il modo di farci rimanere insieme. Per questo sono qui con voi. Riguardo il lavoro su me stessa: e' vero che sono dissocupata in questo momento, ma dato che ho 4 hobby da tanti anni, sono felicissima che finalmente posso curarli. Mi impegnano piu' di 7 ore al di, il resto lo dedico al nostro figlio, sue attivita, casa. Non assilo il mio uomo affatto, anzi. Ma la cosa rassicurante e' che la sera quando torno a casa e entusiasta raconto un dettaglio della mia giornata, ricevo solo lo sguardo fisso verso lo schermo e un cenno con la testa per dire "si, ti ho sentito". Vorrei scambiare le opinioni, sentirmi chiedere cosa ho fatto invece sento solo un "Buonasera. Hai visto le bollette da pagare? Perche' non hai buttato via la spazzatura? Sta li da stamattina". Questo. Ho provato a dirgli che, quando qualcosa non va, me lo deve spiegare. Forse anche io cambio la opinione se sento il suo parere. Ma trovo sempre un muro davanti e una assoluta banalizzazione del problema. E per questo farei la terapia, per tentare di trovare la strada giusta per entrambi, se e' questo quello che mi consigliate.
Grazie ancora.