Crisi esistenziale: come uscirne?

Salve a tutti.
Sono un ragazzo di 18 anni e da circa 1 anno soffro di una crisi esistenziale che si è concentrata negli ultimi 5-6 mesi.
Senza dimenarmi nei vari episodi che mi hanno portato a questo, perchè sarei troppo lungo nel spiegarvelo e perchè, come spesso accade, non si ricorda qual'è il vero motivo, vi dico che sento il bisogno necessario di uno psicologo che mi aiuti ad uscirne da questa situazione.
Premesso che, sono un ragazzo timido e introverso, non trovo il coraggio di dirlo ai miei genitoni, sia per l'imbarazzo e sia perchè dopo non so cosa penseranno di me, e se continueranno a fare progetti per il mio futuro.(ad esempio: laurearmi, avere un buon lavoro o cose varie)
Quindi, le uniche situazioni che mi rimarebbero da sciegliere, sono, o rivolgermi alla mia professoressa di matematica che è laureata anche in psicologia e che esercitava tale professione fino a pochi anni fa e cerca di aiutare i ragazzi della mia scuola con "problemi" e con cui ho confidenza, oppure rivolgermi al mio medico generale che potrebbe darmi un parere più tecnico, ma con cui ho meno confidenza in quanto ci vado solo per motivi di "salute fisica".
Secondo voi, tra queste due "opzioni", quale dovre scegliere? oppure avete un'altra soluzione da propormi?
Grazie in anticipo...
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Dr. Luca Pizzonia Psicologo, Psicoterapeuta 58 3 2
Cortese utente,
in merito alla sua (ultima) domanda la mia opinione è la seguente. La professoressa ha un ruolo ben definito, cioè è la sua insegnante e rivolgersi a lei in qualità di psicologa può confonderla ulteriormente. Solitamente non si va da un amico/conoscente psicologo proprio perché si rischia di confondere i piani e questo va a svantaggio della persona in difficoltà.
D'altro canto, rivolgersi al medico di famiglia in quanto tale, senza nulla togliere alla professionalità di quest'ultimo, sarebbe inutile a meno che lo stesso medico non abbia competenze psicologiche.
L'opzione è rivolgersi ad un altro professionista. Sta a lei scegliere se rivolgersi ad un privato oppure al servizio pubblico.
Vorrei però farla riflettere su due aspetti, che secondo me sono fondamentali e riguardano il parlare in famiglia della sua "crisi".
Il primo è: perché i suoi genitori dovrebbero pensar male di lei? Le crisi sono normali alla sua età, ci si sta affacciando verso l'età adulta e il passaggio non sempre è agevole come si pensa.
Il secondo è: "se continueranno a fare progetti per il mio futuro". Loro fanno i progetti e lei li agisce.
Ma i SUOI progetti quali sono? Sono gli stessi oppure sono diversi?
Cordiali saluti

Dr. Luca Pizzonia
Psicologo Psicoterapeuta
Napoli
www.lucapizzonia.com

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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.2k 372 182
Gentile ragazzo, la tua scuola dovrebbe disporre di uno sportello di ascolto psicologico per gli studenti, prova a informarti. Alternativamente puoi chiedere consiglio alla tua Prof. di matematica per sapere se lei conosce qualche collega che possa aiutarti, se lei stessa non esercita. Come ulteriore alternativa puoi rivolgerti anche da solo (sei maggiorenne) al consultorio giovani della tua ASL, chiedendo di prenotarti un colloquio psicologico.

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#3]
dopo
Attivo dal 2010 al 2019
Ex utente
Risposta al Dr. Luca Pizzonia:
Innanzi tutto, mi fa ben piacere che siamo della stessa città, in quanto, anch'io abito a Napoli, anche se in provincia.
Volevo precisare, che il mio pensiero era quello che poi i miei progetti sono sempre quelli, cioè gli stessi del "prima" e "dopo" la crisi.
Però la mia paura è che i miei genitori, iniziassero a pensare che non potrò realizzarli in quanto mi condiserino "debole".
E' solo una stupida supposizione o qualcosa di vero?