Omosessualità e malessere

Salve,

Ho 34 anni, omosessuale da sempre,e ad oggi (rispetto alla mia condizione)ho cominciato a soffrire di un malessere da cui non vedo via d'uscita.
Ho fatto coming-out 10 anni fa,con tutti, e a tutt'oggi vivo in contesti in cui faccio in modo che si sappia della mia omosessualità, mai avuto problemi con questo,forse per la mia selettività nelle amicizie e la mia discrezione di carattere sul lavoro.
Ho il problema di non accettare i limiti della mia condizione, primo fra tutti essere parte di una minoranza(perseguitata).
L'abitudine rinunciataria che ho sviluppato ogni volta che vedo un uomo che mi piace perchè do per scontato che sia etero,la nevrosi dell'attrazione che ho solo per uomini eterosessuali(o che quantomeno rispecchino lo stereotipo etero),le possibilità di incontrare la persona giusta che si assottigliano ad una probabilità ridicola.
Ho iniziato ad avere raporti sessuali verso i 30 anni(risparmio le dolorose vicissitudini platoniche precedenti),ma ad oggi saranno stati in tutto una decina, esperienze poco soddisfacenti e le ultime addirittura fallimentari(con perdita di erezione).
Ho un desiderio sessuale vivace, ma non trovo uomini che mi corrispondano, nonostante sia attraente,e non sopporto il fatto che il 95%circa degli uomini che vedo non possano nenche potenzialmente farlo.
Ma la scoperta del social-network è stata il vero e proprio trauma.Navigando in internet e uscendo dal mio piccolo mondo ho scoperto che:non esiste evidenza scientifica che dimostri che l'omosessualità sia patologica..E NEANCHE CHE LO NEGHI,alla fine è tutta una questione ideologica se io sono un pezzo "difettoso" oppure no,e questo dopo secoli dal mio coming-out, mi fa tornare indietro di più di 10 anni, mi fa sentire nuovamente uno schifo,il dubbio di essere un pezzo difettoso.
Stesso il mondo della psicologia non ha posizioni chiare.
La forza che mi ero costruito in questi anni,le mie ragioni, tutta un'illusione fragile pronta a cadere per una lettura di un sostenitore del Narth.
Appurare di quanta gente non solo è ancora omofoba ma lo è sempre di più,e sempre più motivata a perseguitarci con cattiveria gratuita e agghiacciante, diffamazioni legittimate dai piani più alti della politica e della religione.
Ho bisogno di aiuto,dopo anni che mi sentivo più forte sono crollato di nuovo.
Riuscirò ad incontrare una persona con con cui possa fare finalmente l'esperienza di un rapporto amoroso(se non per tutta la vita almeno per un po')o dovrò rassegnarmi a invecchiare paralizzato dai miei blocchi?
Riuscirò a vedere nuovamente la mia condizione omosessuale come positiva/neutra o il baratro stavolta mi inghiottirà sul serio?
Ma soprattutto:a chi devo rivolgermi?
Devo cercarmi un professionista "di parte"?Spendere tutti i miei risparmi in colloqui a vuoto solo per scegliere chi è più gay-friendly?
Non potrei sopportare di capitare con la persona sbagliata,non ora...
Grazie in anticipo,ho davvero bisogno di un consiglio,sto molto male.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Gentile Utente,

Lei spiega molto bene le Sue difficoltà e le Sue sofferenze. Tra queste alcune sono "oggettive" e indipendenti da Lei (una parte del mondo omofoba), ma per quanto riguarda i Suoi "blocchi" il trattamento ideale è la psicoterapia.
Comprendo anche i dubbi sull'affidarsi ad un professionista.
Prenda informazioni su terapeuti della Sua zona e, qualora non dovesse trovarsi bene, tenga presente che c'è la possibilità di cambiare terapeuta. Ma non rinunci alla Sua vita e alla sua felicità.

In bocca al lupo!

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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dopo
Utente
Utente
Molte grazie Dott.ssa Pileci, soprattutto per essere stata l'unica a darmi un tempestivo segno di attenzione.
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Dr. Antonio Vita Psicologo, Psicoterapeuta 707 23 51
Gentile Utente,

Io ho letto il suo post e penso che sia opportuno per lei affidarsi ad uno psicoterapeuta, così come le è stato consigliato dalla mia collega.

Ritengo tuttavia di dover aggiungere che lei mostra una certa diffidenza ed una lieve resistenza a sentire uno specialista.
Nel contempo teme che la sua storia non interessi molti di noi.
Le assicuro che non è così. Se non ci sono ulteriori risposte significa che si condivide quello che le è stato appena detto.
La sua storia di omosessualità per noi di quest'area è importante, ma mi creda se le dico che ci siamo spesso imbattuti in problemi di questo genere.
Ritengo che non ci siano atteggiamenti a favore o contro, per quello che ci riguarda.
Diversamente il problema si pone con molte persone con le quali viviamo e con le quali abbiamo contatti giornalieri: ci sono quelli che approvano, quelli che disapprovano e poi ci sono quelli che non si pongono nemmeno questi problemi.
Però ci sono, e ne siamo consapevoli noi psicoterapeuti, degli omosessuali che accettano la loro sessualità, altri che tengono in molta considerazione l'effetto prodotto all'esterno dal loro uso della propria sessualità. Non vale la pena di curarsi dell'opinione degli altri ma di stare bene con se stessi.
Però se ha bisogno di capire meglio se l'omosessualità sia da considerare una malattia e da curare, ne parli con qualcuno, a viso aperto, e con chiarezza. Non è un problema di patologia, ma di stabilire quali sono gli importanti valori della propria vita e di credere in essi.
Quindi va bene che si rivolga ad uno psicoterapeuta, perché questo specialista potrà capire lei e parlarle senza alcun pregiudizio. Allo psicoterapeuta lei potrà raccontare i suoi problemi senza rischio di non trovare risposte adatte al suo caso.

Cordiali saluti e molti auguri.

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Dr. Willy Murgolo Psicologo, Psicoterapeuta 173 13


<<L'abitudine rinunciataria che ho sviluppato ogni volta che vedo un uomo che mi piace perchè do per scontato che sia etero,la nevrosi dell'attrazione che ho solo per uomini eterosessuali(o che quantomeno rispecchino lo stereotipo etero),le possibilità di incontrare la persona giusta che si assottigliano ad una probabilità ridicola. Ma la scoperta del social-network è stata il vero e proprio trauma.Navigando in internet e uscendo dal mio piccolo mondo ho scoperto che:non esiste evidenza scientifica che dimostri che l'omosessualità sia patologica..


Gentile signore ,

non è da escludere che Lei sia caduto in un malinteso con se stesso. Innanzitutto mi consenta di esprimerLe il mio pensiero sull’argomento.

[1] Contrariamente a quanto comunemente si crede, un omosessuale maschio desidera amare ed essere amato da un uomo eterosessuale.

[2] Siccome però un eterosessuale ben difficilmente gradirà di avere una relazione intima con un omosessuale, quest’ultimo dovrà necessariamente “ripiegare” su un maschio gay.

[3] La Sua convinzione di ammalarsi di nevrosi per l’attrazione che prova solo per uomini etero è fondamentalmente sbagliata, come Le ho sopra riferito.

[4] Caso mai potrebbe ammalarsi di nevrosi in conseguenza del rifiuto da parte di un etero di avere una storia con Lei.

[5] Ciò premesso, devo anche informarLa che dietro l’angolo c’è un’altra situazione che potrebbe farLa ammalare di nevrosi. Questa eventualità si riferisce a quale tipologia di omosessuali Lei appartenga.

[6] Confidando di riuscire a spiegarmi bene con Lei, sarà bene chiarire un punto, altrimenti corriamo il rischio di non capirci più nulla. Potremmo dividere gli omosessuali in due sottogruppi. Un gruppo sarà costituito dagli omosex “egosintonici”, mentre un altro gruppo sarà composto da omosex “egodistonici”.

[7] I primi accettano e vivono bene la loro condizione e raramente si rivolgeranno ad uno psicoterapeuta ed in ogni caso non certo perché considerano l’omosessualità una condizione anomala.

[8] I secondi invece, pur avvertendo una spinta istintiva omosex, la rifiutano e la considerano un corpo estraneo da estirpare. Naturalmente questi sono gli omosex che cercheranno aiuto
perché in questo caso sì che potrà svilupparsi una nevrosi.

Qui mi fermerei per consentirLe un respiro profondo dal momento che potrebbe anche ipotizzare di stare male per nulla. Naturalmente la cosa non finisce qui, nel senso che bisognerà vedere come Lei reagisce in conseguenza di ciò che Le ho esposto. La cosa più giusta forse sarebbe quella di poter veder chiaro nella Sua vita evitando il fai-da-te, affidandosi cioè ad uno psicoterapeuta in carne ed ossa e non virtuale, anche se, con quest’ultimo può intrattenersi per dei chiarimenti.

Da questo punto di vista sono a Sua eventuale disposizione. Una cosa che vorrei segnalarLe è di non allarmarsi se dovesse incontrare uno Specialista che magari Le esporrebbe una opinione diversa dalla mia. E’ nella natura delle cose. Sta a Lei cogliere ciò che Le serve e non altro. Questo perché, mentre le risottolineo l’opportunità di affidarsi ad un terapeuta reale, contemporaneamente Le auguro di poter sempre ragionare con la propria testa e prima di affidare la Sua anima a chicchessia si comporti come solitamente ci si comporta quando acquistiamo un auto d’occasione. La facciamo vedere al nostro meccanico di fiducia.


Con i più cordiali saluti

Dr. Willy Murgolo
Psicologo-Psicoterapeuta
Ipnosi Clinica-Sessuologia

[#5]
dopo
Utente
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Gentile Dott. Vita,
ringraziandola della risposta le confermo che il mio timore e la mia diffidenza nell'affidarmi ad uno specialista sono reali, più che mai adesso, ora che ho inspiegabilmente rimesso in discussione(in negativo)"sicurezze" che credevo di aver raggiunto.
Se sto pensando di farlo è solo perchè nel mio attuale livello di sofferenza non riesco a vedere alcuna alternativa che non sia già stata percorsa.
Il nocciolo della questione è proprio quello:essendoci diverse correnti di pensiero che non possono(in teoria)invalidarsi l'una con l'altra io sarei "costretto" a scegliere una "corrente di pensiero" che sia "vantaggiosa" per me, e questo DI BASE mi sembra qualcosa di sbagliato, risentirei di aver fatto una scelta DI COMODO.
Sceglierei, in soldoni, uno specialista che mi dica che la mia è una situazione normale, naturale, che ho le stesse possibilità di realizzazione e di felicità di ogni altro essere umano, mi "prescriverebbe" esercizi mentali per auto-convincermi di tutto ciò etc..etc..
Ma quanto varrebbero le sue argomentazioni per me, sapendo che sono IO che LE HO SCELTE DI PROPOSITO??

Gentile Dott.Murgolo, nel ringraziare anche lei, vorrei farLe notare qualcosa a proposito dei suoi argomenti.
Io chiamo "nevrosi" la mia attrazione per gli uomini eterosessuali per semplice ignoranza terminologica:
intendo piuttosto una "costruzione mentale disfunzionale", più che altro perchè fondata su un ridicolo paradosso: un uomo eterosessuale che ha un rapporto sessuale con me o si innamora di me NON è un uomo eterosessuale.
Anche se lo fosse fino ad un attimo prima smetterebbe al momento di condividere con me i suoi sensi/sentimenti.
Nonostante sia razionalmente cosciente di tale paradosso, rimane nella mia testa l'equazione
uomo eterosessuale=attraente,
uomo omosessuale=meno attraente.
Possiamo in quel caso tirare in ballo la parte femminile che vistosamente molti gay manifestano nel modo di essere e che possono rendere meno attraente un maschio in quanto tale, am anche lì nella realtà omosessuale ho sempre visto una gran varietà di casi.
Gli esempi di omosessualità maschile più positivi che ho incontrato erano proprio quelli liberi dalla "nevrosi" che ho descritto, quelli cioè che non vedono un uomo etero o un uomo gay, ma vedono un UOMO, e lo valutano in quanto tale.
Ma io no.
In occasioni sociali che si svolgono in posti anche molto affollati di gay è molto difficile che trovi qualcuno "degno" della mia attenzione, mentre in vacanza non faccio altro che guardare gli uomini in giro con le loro donne e la rabbia e la frustrazione sono tali da farmi evitare il contatto con l'esterno.
Una continua sensazione di essere "tagliati fuori", di essere rari e soli.
La sua affermazione del gay che "ripiegherebbe" su un altro gay in mancanza di un eterosessuale la trovo raggelante, non perchè la veda come una falsità ma al contrario, nel mio caso ho il timore che sia veritiera e non riesco ad accettarla.
Accontentarsi non può portare ad un vero appagamento.
Mi piacerebbe capire se questo "ripiego" (che, ribadisco,si fonda su un ridicolo paradosso)crede si verifichi solo nei casi detti ego-distonici o in tutti.
Come spiega i forti legami amorosi che, nonostante ciò che afferma, si verificano tra persone dello stesso sesso anche a costo di ostacoli e tormenti?
Varrebbe la pena tutto ciò per un semplicissimo "ripiego"?
Inoltre, io non considero la mia omosessualità un "male da estirpare", qualcosa di estraneo a ME, anzi, ha SEMPRE fatto parte di me.
Non ho nemmeno carenza di autostima a causa di tutto ciò, conosco benissimo il mio potenziale umano...solo (e non è poco, mi creda) la sento come una condizione INVALIDANTE, che limita drasticamente le mie possibilità, un po' come essere paraplegico.
Da un po' di giorni mi sveglio al mattino e credo di aver sognato tutta la mia vita da omosessuale in un incubo, poi realizzo che quella è la mia vita reale e l'angoscia mi stringe lo stomaco...e non ho 16 anni, ne ho 34 e fino a pochissimo tempo fa credevo di essermi accettato e di poter vivere felice...avevo solo costruito un castello di carte.
Perdoni lo sfogo e la prolissità.

Cordiali saluti.