Chiusura psicoterapia

Buongiorno,
per quasi 8 anni ho svolto una psicoterapia con uno psicoterapeuta/psichiatra. Devo dire che lui mi ha aiutato in mille situazioni, ogni volta che ho avuto bisogno lui per me c'è sempre stato e io ho sempre avuto la sensazione di essere, per usare sue stesse parole, la privilegiata. Io ora voglio chiudere la mia psicoterapia, e vorrei che delle domande avessero risposte che lui mi aiutasse a mettere i pezzi insieme. Ebbene questa volta ha alzato un muro di rifiuto. Non mi resta che elaborarla da me la chiusura. Non so da dove iniziare
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Dr.ssa Giuseppina Ribaudo Psicologo 97
Gentile Utente,
di solito si concorda insieme un tipo di percorso e si rivedono i passi fatt.
Lei perchè vuole finire il percorso? Il collega cosa ha risposto?

Dr.ssa Giuseppina  Ribaudo

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Dr. Roberto Callina Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 1.3k 32 6
Cara Utente,

non credo sia corretto per un professionista, avere una paziente "privilegiata"... e soprattutto dichiarare questa preferenza alla diretta interessata.

E' certa che il senso del messaggio che le ha mandato il collega sia proprio questo?
Quanto c'è di suo (di lei che scrive) in questa interpretazione?

Come mai ha deciso di interrompere il percorso?

Per quale ragione ha cominciato una terapia?

Ha avuto risposte in questi 8 anni?

Un caro saluto

Dr. Roberto Callina - Psicologo Psicoterapeuta Sessuologo
Specialista in psicoterapia dinamica - Milano
www.robertocallina.com

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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
<Devo dire che lui mi ha aiutato in mille situazioni, ogni volta che ho avuto bisogno lui per me c'è sempre stato ..
Le dispiacerebbe spiegare un po' di più questa affermazione?

Otto anni di terapia (continuativa? con quale cadenza?) Per quali problemi? La diagnosi? Benefici? Che tipo di terapia, quale orientamento?

>...e io ho sempre avuto la sensazione di essere, per usare sue stesse parole, la privilegiata> in che modi secondo lei la faceva sentire privilegiata?

<e vorrei che delle domande avessero risposte> Quali domande? Come ha spiegato il suo rifiuto?

Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

[#4]
dopo
Attivo dal 2013 al 2013
Ex utente
Vi ringrazio per le risposte.
Per 8 anni ho svolto una psicoterapia psicodinamica con cadenza quindicinale.
Non so se è corretto per un professionista avere clienti "privilegiati" e non so quanto ci sia del mio nell'affermazione, quello che so è che così io mi sono sempre sentita e così scherzosamente lui mi ha sempre definito. Io sono cresciuta con lui. Avevo problemi all'Università? chiamavo lui, problemi in famiglia? c'è sempre stato lui.. dubbi, paure, è stato ed è il padre che non ho mai avuto.
Benefici? si tanti, lo devo a lui se ho finito l'università ed ho iniziato un buon lavoro, devo a lui se oggi credo in me stessa, devo a lui una parte di ciò che sono.
Io ora sento il bisogno di chiudere più che altro ho bisogno di ripercorrere insieme a lui questi anni e di trovare delle risposte rimaste in sospeso, risposte che riguardano me, lui ed il percorso fatto insieme. Lui non vuole, non ha spiegato il rifiuto, semplicemente dice si e poi mi nega l'appuntamento, non capendo quanto è importante per me. Perché?
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Dr.ssa Giuseppina Ribaudo Psicologo 97
"poi mi nega l'appuntamento": da quanto tempo non lo vede?
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Dr. Roberto Callina Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 1.3k 32 6
<<Lui non vuole, non ha spiegato il rifiuto, semplicemente dice si e poi mi nega l'appuntamento>>

Mi perdoni, ma c'è qualcosa che credo di non aver compreso.
Dice di voler chiudere la psicoterapia, e quindi immagino che continui a vedere regolarmente il suo psicoterapeuta; poi dice che lui le nega l'appuntamento.

Può spiegare meglio cosa intende?

Un caro saluto
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119 9
<Lui non vuole, non ha spiegato il rifiuto, semplicemente dice si e poi mi nega l'appuntamento>

Anch'io stento a comprendere, a meno che sia accaduto qualche fatto che lei non ha menzionato.

<Dice si e poi mi nega l'appuntamento> Da quanto tempo succede?

Decidere di interrompere un trattamento è anche facoltà del cliente, lo specialista in questo caso dovrebbe favorire un incontro che consenta di chiudere il percorso in modo opportuno.

[#8]
dopo
Attivo dal 2013 al 2013
Ex utente
Si avete ragione. Ci vediamo perché spesso lavoriamo nello stesso ambito e ho modo di incontrarlo, sono tre mesi che chiedo quest'appuntamento, forse sono io che chiedo appuntamenti per cose sciocche
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Dr. Roberto Callina Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 1.3k 32 6
Questo significa che la psicoterapia è, di fatto, terminata. Esatto?

In questo caso mi chiedo, e quindi lo chiedo a lei, come si sia conclusa.

Non ci sono state delle sedute conclusive dedicate a ripercorrere il percorso fatto e a farle trovare le risposte che oggi cerca?
Si è interrotta un giorno con l'altro senza averlo concordato?

Nel momento in cui viene concordata la fine di un percorso, soprattutto di così lunga durata e con un orientamento psicodinamico, è necessario, se non indispensabile, che la chiusura venga gestita dal professionista in modo da agevolare un distacco progressivo e "produttivo" del paziente.

Mi perdoni, ma continuo a non capire.

Un caro saluto
[#10]
dopo
Attivo dal 2013 al 2013
Ex utente
Dott. Callina, se per conclusa si intende che piano piano le sedute si sono diradate sino a scomparire, posso dire che è terminata in modo "naturale". Non è stata concordata la fine, perché nessuno dei due ha mai parlato di fine, ed è qui il mio problema. Io vorrei parlarne con lui perché non mi aiuta??? Non posso costringerlo, ma i miei pensieri tornano e ritornano la dentro e devo trovare un modo per rispondermi. Quale? Nessuno dei vostri pazienti vi ha mai chiesto di parlare del percorso fatto? Mi devo semplicemente mettere l'animo in pace e pensare che a date domande non ci sarà mai una risposta?
[#11]
Dr. Roberto Callina Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 1.3k 32 6
Cara Utente,

una psicoterapia ad orientamento dinamico, soprattutto se così lunga, è un'esperienza che *necessariamente* ha bisogno di una fine concordata e strutturata.

Quando dico "concordata" e "strutturata" intendo che tra paziente e terapeuta dovrebbe esserci un accordo esplicito sulla fine e sulle sue modalità (che di norma si traducono in un diradamento delle sedute).

La fine della terapia, per meglio spiegarle ciò che intendo, fa parte essa stessa del processo dell'intera terapia.

Nessuno dei miei pazienti mi ha mai chiesto di parlare del percorso fatto, semplicemente perché durante la fase di chiusura, che è appunto una fase lineare e non un punto, si ripercorrono con il paziente i momenti salienti del percorso, si enfatizzano i risultati ottenuti e si rende il paziente autonomo per consentirgli di proseguire il suo cammino da solo.
Tale fase serve anche per consentire al paziente di elaborare il distacco; metaforicamente si parla di elaborazione del lutto, così come è necessario elaborare il lutto dopo la perdita di una persona significativa.

Questo è il *mio* modo di lavorare ma potrebbero essercene altri, altrettanto validi; l'obiettivo comune dovrebbe comunque essere quello di non lasciare il paziente con grandi interrogativi.

Dice che sono tre mesi che chiede un appuntamento che lui le nega ma quando vi siete visti per l'ultima seduta?

Posso chiederle quali sono le domande cui non trova risposta?

Le posso chiedere anche per quale motivazione ha cominciato il percorso?

Anche durante la terapia lei e il suo terapeuta lavoravate nello stesso ambito e avevate frequentazione fuori dalla stanza d'analisi?

Un caro saluto
[#12]
dopo
Attivo dal 2013 al 2013
Ex utente
Grazie per la risposta Dr Callina,
ho iniziato la mia psicoterapia per una depressione, che mi aveva portato a tre esami dalla laurea, ad abbandonare l'Università.
Quando mi sono laureata ed ho iniziato a lavorare, fin da subito ci siamo incontrati fuori dal setting. All'inizio per me non è stato facile, perché mal riuscivo a separare la stanza d'analisi dal mondo esterno, lo rifiutavo, se lo incontravo nei corridoi cercavo di cambiare strada, per paura di deluderlo, lavoravo con lui solo se strettamente costretta. Poi gli anni sono passati io ho acquistato più sicurezza e adesso ci incontriamo spesso e altrettanto spesso lavoriamo bene assieme: ci basta uno sguardo per capirci. Quale sono le domande che vorrei fargli? Molte, ma quella che mi passa sempre in mente è: credeva davvero in me? credeva davvero che ce l'avrei fatta? quello che è stato dentro il setting era vero? o semplicemente faceva tutto parte di un metodo?
[#13]
Dr. Roberto Callina Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 1.3k 32 6
Cara Utente,

per esperienza personale posso dirle che ciò che succede nella stanza d'analisi è tutto vero.

Se il terapeuta non crede nelle risorse e nelle potenzialità del paziente non avrà molti strumenti per aiutarlo.

O almeno, questa è la mia visione.

Non è un caso che non tutti i terapeuti vadano bene per tutti i pazienti e viceversa.

Il rifiuto del suo ex terapeuta è, quanto meno, strano, ma da qui, senza conoscere la sua storia di vita, la vostra relazione terapeutica, unica ed irripetibile come ogni altra, è difficile dirle come mai ora lui rifiuti di fissarle un appuntamento.

Il fatto che lavoriate insieme, che avete contatti fuori dal setting, è un elemento significativo... è difficile tornare terapeuti dopo che si è instaurato un rapporto "extra setting".

Questo non significa che ciò che succede "intra setting" sia finto o faccia parte di un metodo, come lei teme; il metodo c'è e prevede che non ci siano contatti tra terapeuta e paziente al di fuori della terapia, ma la relazione tra terapeuta e paziente è comunque autentica.

Se oggi vi basta uno sguardo per capirvi, forse dovrebbe cercare le risposte dentro il suo sguardo; il tempo non si ferma... e guardare al passato è una modalità che, simbolicamente, richiama alla mia mente l'associazione con la depressione.

Il suo obiettivo, quello che credo abbia raggiunto, prevedeva probabilmente di cominciare a guardare avanti, di progettare il futuro, prevedeva movimento in avanti anzichè immobilità con lo sguardo rivolto all'indietro.

Se questo è stato raggiunto, come immagino, non si lasci trascinare da dinamiche che ha imparato a lasciarsi alle spalle.

Viva la sua vita serenamente e non si fasci la testa con troppi quesiti.

Fa parte della vita anche accettare dell'altro ciò che non ci è dato comprendere.

Io non so come mai lui non la voglia ricevere, ed evidentemente non lo sa neppure lei... ma se questo è un fatto, lo accetti come tale.
Probabilmente ciò che lui poteva fare per lei lo ha già fatto ed ora, più di così non può fare.

Le auguro un futuro pieno di soddisfazioni e di felicità.

Un caro saluto
[#14]
dopo
Attivo dal 2013 al 2013
Ex utente
Mille grazie