E se per questo non mi laureassi mai?

Buonasera,
scrivo questa lettera perché ho bisogno di alcune informazioni. Mi trovo perennemente in uno stato d'ansia indotto dal fatto che non riesco a laurearmi, sono "incagliato in me stesso" e ormai fuoricorso, vi spiego la mia situazione sperando di ricevere qualche consiglio.

Non son mai stato molto portato per lo studio, solo da piccolo avevo una mente brillante: imparai abbastanza presto a fare i conti e a scrivere già prima dell asilo "copiando" mio padre che da sempre è per me fonte di ispirazione, ma dalla scuola elementare in poi ho sempre sofferto lo stare recluso in classe, mi perdevo durante le lezioni, ero sempre agitato: mi muovevo, sgambettavo da seduto (lo ricordo perché le maestre non apprezzavano) e così pian piano maturai un'avversione per lo studio che non mi permetteva di tenere la mente libera perché dovevo stare li. Alle superiori finii lo scientifico a fatica, durante quel quinquennio non riuscivo a concentrarmi, restavo ore col libro aperto davanti pensando ad altro, lasciavo così accumularsi gli enormi libri da studiare tutti per il secondo quadrimestre fino a pochi giorni prima dell'interrogazione per poi leggere un intero libro la notte e raggiungere la sufficienza a fine anno e la poca approvazione dei professori. Il minimo indispensabile insomma!

Giunsi alla scelta dell'università, scelta semplice perché fin da quando ero piccolo sognavo di fare il chimico; ma nonostante fosse la mia materia passai il primo anno studiando allo stesso modo del liceo, con poco interesse, poi qualcosa scattò e capii che era davvero il mio sogno e provai ad impegnarmi al massimo ottenendo dei buoni risultati. Non ero però e non sono mai contento perché mi accorgo che il tempo in cui studiano i miei compagni di corso è 1/4 se non 1/5 del mio. Questo purtroppo è perché sono ossessionato dal non sapere, vedo sempre gente che ne sa più di me e questo mi avvilisce e mi chiedo: "se non si sa tutto della proprio argomento di studio ha senso laurearsi?". Studio e mi rendo conto di dimenticare delle parti, non so se sia un mio problema di memoria a lungo termine oppure se ho una curva dell'oblio sballata, so però che questo non accade nella vita perché ho una buona memoria in genere per quel che leggo o sento da qualunque parte; ma quando una cosa mi interessa e mi dico questa devo saperla per sempre, allora la perdo. La materia è certamente complessa, in più ci metto del mio per complicare le cose, prendo 3-4 libri per ogni corso che ho da studiare e li leggo tutti, ogni termine che non conosco lo cerco e trovo mille altre cose che non so e perdo ore e ore in questo mare di nozioni, imparo però immancabilmente dimentico e devo rileggere la parte e più la voglio sapere più la dimentico. Sento questo carico veramente enorme tanto che delle volte mi passa la voglia di studiare e dico "lo faccio dopo" (tanto me lo scordo) un po' come al liceo. Inoltre ho sempre un clima di ansia perché sento di essere in enorme ritardo rispetto a coetanei e colleghi e questo non aiuta le cose.

Il mio problema è che ora vorrei uscirne da ciò, ma non so come fare, ho mille domande: perché ho tanta paura di non sapere e in effetti sono cosi ignorante? Perché più mi dico ricordati questo più lo dimentico e mi avvilisco? Vorrei inoltre capire perché mi sento sempre in difetto: con colleghi in campo di studio vedo appunto che ne sanno sempre più di me.... ma il discorso in verità si può allargare più in generale alla vita perché le persone le vedo spesso migliori, possibile che in nessun contesto raggiunga la media? Forse oltre a tutto questo difetto anche di autostima?


PS: mi scuso per il titolo ma è rimasto tagliato e quindi non ben comprensibile :(
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Gentile Utente,

le performance cognitive possono essere valutate mediante test neuropsicologici ai quali le suggerisco di sottoporsi per avere anche dei dati oggettivi sui quali ragionare.

Quando era un bambino è stata presa in considerazione la possibilità che soffrisse di un disturbo dell'attenzione e di iperattività?
Com'era il clima nella sua famiglia? C'era serenità o tensione?
E' figlio unico?
I suoi risultati scolastici erano argomento di dibattito e motivo di pressione da parte dei suoi genitori?

Ci può dire qualcosa in più su suo padre, che qualifica come sua "fonte d'ispirazione"?
Che atteggiamento ha avuto nei suoi confronti mentre cresceva?
Era supportivo o tendeva a criticarla e a svalutarla?

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

[#2]
dopo
Attivo dal 2014 al 2015
Ex utente
La ringrazio innanzitutto per il consulto, provo a rispondere alle domande e gliene pongo alcune...

"Quando era un bambino è stata presa in considerazione la possibilità che soffrisse di un disturbo dell'attenzione e di iperattività?"
- Che io sappia no, anche perché i miei genitori non ne erano al corrente dato che le maestre si limitavano a sgridarmi sul momento.

"Com'era il clima nella sua famiglia? C'era serenità o tensione?
- Devo dire che i genitori mi hanno sempre riservato attenzioni, però il clima non era propriamente disteso, non ho mai saputo di preciso cosa succedesse ma nell'aria sentivo che c'era qualcosa che non andava.

"E' figlio unico?"
No, ho una sorella minore di 5 anni più giovane.

"I suoi risultati scolastici erano argomento di dibattito e motivo di pressione da parte dei suoi genitori?"
- In parte si, non son mai stato sgridato per i voti bassi, anche se mia madre spesso era in ansia alle superiori temendo venissi bocciato, ma non mi ha mai toccato più di tanto perché ero sicuro che appena mi fossi impegnato avrei recuperato e infatti così era.

"Ci può dire qualcosa in più su suo padre, che qualifica come sua "fonte d'ispirazione"?
- Che atteggiamento ha avuto nei suoi confronti mentre cresceva?
Era supportivo o tendeva a criticarla e a svalutarla?"

-Con mio padre ho un buon rapporto, fin da piccolo quando avevo una domanda la ponevo a lui e ha sempre saputo darmi una risposta, in un certo senso lo "invidio" per la sua mente ed è per questo che parlavo di fonte di ispirazione.
Mentre crescevo ha sempre tenuto un atteggiamento di disponibilità e apertura nei miei confronti, certe volte mi son comunque guadagnato delle sgridate ma non han mai rovinato il rapporto.
Attualmente mi confronto con lui ancora per scambi di idee e progetti. Nel complesso non credo di aver nulla da rimproverargli.

La domanda che volevo porle è la seguente: i test neuropsicologici dove possono essere svolti? Perché sebbene ammetto di aver in un certo senso "paura" del responso almeno mi confermerebbero la mia scarsa attitudine all'imparare e ne sarei come sollevato.
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Dr. Stefano Maranto Psicologo 212 7
Gentile ragazzo,

la laurea è un traguardo importante che deve raggiungere.
Da quello che ci racconta, le difficoltà che espone potrebbero essere legati a deficit dell’autostima e ad un inadeguato metodo di studio, problema per altro molto diffuso tra gli studenti universitari che causa ritardi nel completamento del percorso di studi o abbandoni.
Oggi le conoscenze sviluppata dalla psicologia sui processi di apprendimento permette di conoscere tecniche di studio che possono far ottenere risultati sorprendenti ed ottimizzare il tempo.
Si rivolga, pertanto, ad uno psicologo per farsi aiutare a superare queste difficoltà che stanno ritardando il conseguimento di un traguardo importante.
Auguri per i suoi studi

Cordiali Saluti
Dr. Stefano Maranto - Psicologo
Consulenze e formazione on-line

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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Il fatto che lei da piccolo percepisse la presenza di tensione in famiglia, pur non individuandone dei motivi precisi, può aver provocato lo stato di agitazione che viveva in classe, come accade a molti bambini che sono iperattivi e disattenti semplicemente perchè hanno bisogno di scaricare le tensioni che vivono in famiglia e non hanno altri problemi.

In ogni caso, come le dicevo, le consiglio di sottoporsi a test neuropsicologici, che sono somministrati da psicologi formati anche in Neuropsicologia e sono molto utili nella valutazione delle performance cognitive: le suggerisco di cercare il recapito di qualche mio collega nella sua zona che li utilizzi, in modo tale da stibilire se è effettivamente presente un deficit nella memoria di lavoro o nella memoria a lungo termine o se invece il suo scarso rendimento nello studio è dovuto principalmente a fattori emotivi.

Il modo in cui lei vive lo studio infatti incide sicuramente sulle sue capacità di memorizzazione/rievocazione ed è influenzato dalle aspettative sue e dei suoi familiari, oltre che dal livello di autostima e anche dal perfezionismo, che può portarla a pensare sempre di non sapere abbastanza anche quando questo non fosse vero.

Suo padre fa un lavoro in qualche modo attinente con i suoi studi?
Lo ammira al punto di pensare che non sarà mai come lui?
[#5]
dopo
Attivo dal 2014 al 2015
Ex utente
Vi ringrazio nuovamente per il supporto.

Suo padre fa un lavoro in qualche modo attinente con i suoi studi?
Lo ammira al punto di pensare che non sarà mai come lui?

Non è propriamente attinente al mio campo di lavoro, ma è comunque laureato in una materia scientifica e credo da li arrivi in parte la mia passione per le scienze dato che fin da piccolo mi mostrava gli eventi della natura.
Per quanto concerne la sua seconda domanda le rispondo con un secco SI, in effetti credo di non poter mai raggiungere la sua capacità mentale e intelligenza comprovata in molti ambiti. Ma questa è per fortuna sua una dote di natura, nel senso non sono io a dirlo per una visione distorta.

Per quanto riguarda l'ipotesi di perfezionismo e bassa autostima (come suggerito da lei e dal suo collega) devo dire che sono abbastanza fondate e credo sarebbe utile lavorarci perchè noto che è presente da sempre non solo in ambito universitario/studio ma anche nella vita di tutti i giorni. Come riferivo già dal primo post infatti mi sento sempre in difetto per qualcosa e in qualunque ambito (o confronto) io prenda parte rispetto agli altri individui. In sostanza se dovessi scegliere tra "me" e "loro", da esterno, sceglierei sempre "loro". Devo inoltre dire che questo pensiero deve essere per me di grande carico emotivo perché ogni volta che rifletto su queste mie carenze mi viene un po' da piangere ed essendo io un ragazzo che esprime poco o per nulla i suoi sentimenti attraverso questo comportamento ne deduco essere assai dolorosi e radicati.

Per il test cerco quindi un recapito di un suo collega sul portale; il mio problema attuale è finanziario perché studio/lavoro mi permettono di avere pochi soldi a disposizione e non ho idea di quanto sia l'onorario medio. Che voi sappiate a chi potrei rivolgermi per ottenere un aiuto "sovvenzionato"?
[#6]
dopo
Attivo dal 2014 al 2015
Ex utente
Buongiorno, ho visto che purtroppo non ho più ricevuto risposta e mi rendo conto che in effetti è un problema rispondere a tutte le innumerevoli richieste. Il precedente post era un po' lunghetto, ma quel che in realtà mi preme più chiedervi è un orientamento essendo la prima volta che andrei da un terapeuta.

Mi limito quindi a ridurre le richiese e chiederLe (e chiedervi) quel che ho scritto alla fine del mio inervento: << Per il test cerco quindi un recapito di un suo collega sul portale; il mio problema attuale è finanziario perché studio/lavoro mi permettono di avere pochi soldi a disposizione e non ho idea di quanto sia l'onorario medio. Che voi sappiate a chi potrei rivolgermi per ottenere un aiuto "sovvenzionato"? >>.

Aggiungo che cercando nel sito della mia università ho trovato un servizio di "counseling", non ho ben capito che tipo di supporto sia: si parla di problemi relazionali, di abuso di sostanze, problemi di studio e pare vengano affrontati sia tramite incontri di gruppo che singoli. Potrei provare ad andarci... però se esiste un altro metodo sovvenzionato o comunque non a prezzo pieno offerto dal servizio sanitario preferirei, anche perché non so se vi siano limiti di sedute o meno nel servizio di consueling universitario e vorrei affrontare, oltre ai miei radicati problemi di apprendimento, anche la mia bassa autostima che temo se non indagata mi tarascinerò dietro a vita.

Grazie ancora.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Buongiorno, non mi ero dimenticata di lei : )

Per quanto riguarda il recapito che mi chiede ho verificato che in quest'ospedale effettuano valutazioni neuropsicologiche:
http://www.ospedale.al.it/Struttura.aspx?IDE=9101

Le suggerisco di informarsi sul costo del ticket e di fare eventualmente un raffronto con quanto le costerebbe una valutazione effettuata da un privato, perchè non è scontato che sommando i ticket di più test si concluda che è più conveniente rivolgersi al SSN.

Tornando alla sua situazione personale, vorrei sottolineare il fatto che un genitore molto idealizzato e anche oggettivamente di grandi capacità può costituire un ostacolo per la riuscita scolastica, sociale e professionale dei figli quando questi lo percepiscono come modello irraggiungibile e lui non è particolarmente prodigo di incoraggiamenti e gesti a sostegno della riuscita dei figli.

Forse questo è accaduto e sta accadendo anche nel suo caso: la bassa autostima che si percepisce dalle sue parole potrebbe avere infatti questo tipo di causa.
[#8]
dopo
Attivo dal 2014 al 2015
Ex utente
La ringrazio per avermi dato tutti questi consigli, ora non mi resta che cercare il terapeuta tra i tanti che ho trovato e anche nella struttura da lei indicata.

Per quanto riguarda la mia situazione ha ragione: mi rendo conto che in effetti la mia bassa austostima in campo scolastico sia dovuta anche al fatto che vivo una certa inferiorità rispetto all'intelligenza di mio padre, anche se lui è sempre stato umile e non l'ha mai imposta su nessuno pur avendo percentili al di fuori della media, non so perché ho sempre vissuto questo autogiudizio di inferiorità.
Questo sul campo dell'intelletto, per quanto riguarda la mia bassa autostima un po' su ogni fronte non so a cosa sia dovuta, però sento di averla nonostante i miei genitori mi abbiano sempre coccolato e premiato con complimenti son sempre stato piuttosto restio al contatto fisico, troppo timido e questo lo ricordo fin dalle prime carezze (forse è anche questo che si è evoluto in bassa autostima, ma è una mia supposizione).

Spero di intraprendere una strada utile col mio futuro terapeuta e che possa "migliorarmi" in questo mio autogiudizio così critico.

PS: Mi spiace molto Lei operi così fuori mano rispetto alla mia regione perché mi sarebbe piaciuto incontrarla di persona trovando in questa sua disponibilità senza remunerazione una forma di grande apprezzamento per il suo lavoro e stima. Mi posso solo limitare a ringraziarla per il tempo dedicatomi :)
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Vorrei precisare che non deve cercare "un terapeuta", ma prima di tutto qualcuno (neuropsicologo) che le somministri dei test che permettano di sgombrare il campo dalla possibilità che lei soffra di un disturbo neurologico.
Il successivo eventuale percorso psicologico potrà poi essere o non essere effettuato presso questo stesso professionista.


Per quanto riguarda la sua bassa autostima in linea di massima questa dipende dalla mancata convalidazione e dal mancato riconoscimento da parte della figura paterna, che è quella che introduce simbolicamente il figlio nel mondo esterno alla casa e alla famiglia.
Forse senza farlo apposta suo padre non l'ha sufficientemente supportata, perchè coccolare un figlio significa trasmettergli affetto, ma non fiducia nelle sue capacità.

Si informi sui professionisti della sua zona, sono sicura che sia per la valutazione neuropsicologica che per i successivi eventuali colloqui potrà trovare dei professionisti capaci.

Mi faccia sapere!
[#10]
dopo
Attivo dal 2014 al 2015
Ex utente
Certamente, mi son espresso male perché ho ben compreso il fatto che debba innanzitutto rivolgermi a un neuropsicologo per i test. Davo per scontato che dopo il test avrei comunque iniziato un percorso anche per la mia bassa autostima che è comunque presente.

Grazie, aggiornerò prossimamente dopo aver preso i contatti...