Ho sbagliato professione ?

Buongiorno.
Vi espongo la mia attuale delicata condizione.
A settembre 2015 intrapreso gli studi universitari per diventare infermiera: ero entusiasta e convinta.
Tirocini conclusi con votazioni ottime, mille complimenti e conferme della mia scelta.
Dopo la laurea in primavera 2019, trovai lavoro in una RSA, ma professionalmente poco stimolata ho deciso di cambiare.
Ora lavoro da qualche giorno in un ambiente nuovo, ma sono comunque infelice: trovo gratificazione nei pazienti che incontro, ma avverto un forte stato d’animo ansioso (mai provato prima): sento il carico di responsabilità inevitabile che comporta tale professione che mi pesa sul cuore, mi sento inadatta e impreparata, e questo genera vergogna, isolamento e insicurezza.
Sono arrivata a pormi la domanda se effettivamente questa è la professione per me: da studente vivi in Un ambiente protetto, seguito è indirizzato da un tutor, ma quando ti ritrovi nel mondo del lavoro scopri una realtà ben diversa, e mi spaventa un po’.
Quando sono a casa, penso al turno del giorno dopo, a cosa fare, cosa accadrà ecc.
Questa condizione paralizzante influenza negativamente il mio umore, rendendomi nervosa e malinconica, anche con gli altri.
Penso di continuo che forse, almeno momentaneamente, devo cercare una professione più piatta, e capire davvero cosa voglio.
Mi sento stupida e imbarazzata, mi chiedo come sia possibile aver investito tempo e denaro inutilmente?! Mi sento fallita, e temo di deludere tutti
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Dr. Domenico Bumbaca Psicologo, Psicoterapeuta 144
gentile utente
riporto alcune sue parole :

'trovo gratificazione nei pazienti che incontro, ma avverto un forte stato d’animo ansioso (mai provato prima): sento il carico di responsabilità inevitabile che comporta tale professione che mi pesa sul cuore, mi sento inadatta e impreparata, e questo genera vergogna, isolamento e insicurezza.'

avverte un forte stato d'animo ansioso ...il carico di responsabilità, etc.

Teme di aver sbagliato professione ... eppure ha esordito dicendo che viene gratificata dai suoi pazienti.
Mi vien da chiederle: dipende dal tipo di lavoro o dal fatto che, finiti gli studi, si trova ad affrontare la vita in modo autonomo?
Finche si studia, le uniche responsabilità sono appunto, quello di studiare con profitto e concludere la propria formazione.
Poi si entra nel mondo del lavoro e può accadere che all'inizio, non ci si possa sentire pienamente all'altezza. Questo accadrà con il tempo, infatti imparerà dalla quotidianità, e dalle esperienze che giorno dopo giorno le daranno maggiori sicurezze.

Oppure, forse, questo tipo di lavoro, le crea qualche disagio particolare? In tal caso, ci vuol spiegare meglio?
in attesa di leggere la sua risposta, la saluto cordialmente.

Dr. Domenico Bumbaca - Psicologo Psicoterapeuta
ad indirizzo Junghiano
https://www.PsicoanalistaRoma.it/

[#2]
dopo
Utente
Utente
Gentile Dr. Bumbaca,
Ringrazio anticipatamente la pronta disponibilità, e risposta.
In merito alla mia condizione: ho riportato il concetto di gratifica altrui (pazienti), in quanto mi sento impreparata/inesperta (derivante dall’inesperienza, arrivano a credermi incapace teoricamente/praticamente, ma allo stesso tempo provo a rincuorarmi pensando che se i pazienti si complimentano con il mio operato e si fidano di me significa che il mio lavoro so farlo. Forse questo stato ansioso deriva dal fatto che, osservando i miei colleghi ragionevolmente più esperti (per età lavorativa, e permanenza in reparto da tempo), io mi senta molto inferiore, e temo un loro giudizio. Nella vita sono una persona molto perfezionista, e vorrei dare sempre il massimo: anche adesso, in ambito lavorativo, forse mi impongo troppo in poco tempo (dopo soli pochi giorni nel nuovo reparto pretendo già da me stessa di essere autonoma e sveglia per stare al passo), questo genera stress. La domanda che ho provato a pormi è: questo stato ansioso è momentaneo (dato dal nuovo inizio e poca esperienza da neoinfermiera) o sono io così ? Così sono arrivata a pensare che forse ho sbagliato strada. Inoltre, talvolta i miei orari lavorativi impongono sacrifici come lavorare nei giorni festivi, il m weekend, la notte, e questo limita un po’ le mie relazioni interpersonali, perché le persone che frequento svolgono attività giornaliere settimanali, e possono organizzarsi la vita. Anche questo mi ha fatto riflettere. Quando sei studente non pensi al dopo.

La ringrazio, cordiali saluti
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Dr. Domenico Bumbaca Psicologo, Psicoterapeuta 144
Nella sua risposta evidenzia due aspetti:
1) poco tempo nella nuova posizione e quindi confronto tra l'esperienze dei suoi colleghi e la sua

in questo caso, si dia tempo. Per fare bene il proprio lavoro ci vuole passione, conoscenze ed esperienza ma anche umiltà. E' normale non sapere ma è da saggi sapere di non sapere quindi, vedrà che giorno dopo giorno acquisirà maggiore esperienza e maggiore competenze e quindi, maggiore sicurezza.

2) il tempo libero
lei svolge un lavoro ove non si chiude mai. Ha i turni, di giorno, pomeriggio e notte e anche i festivi. Tutto ciò limita le sue relazioni sociali. E' un problema, la capisco. Unico modo per risolverlo sta solo nella gestione che, comprendo benissimo non è semplice.
Valuti lei l'impatto nella vita di tutti i giorni