Si può scegliere di non perdonare ?

Salve , non scendero nei dettagli andro subito al nocciolo ... si separano i miei genitori quando avevo 10 anni , quando ho 12 anni muore mia madre vivo con mio padre da sola per un paio di anni , lui ha una relazione con una donna sposata separata e con un figlio mio coetaneo circa sei anni fa decidono di convivre , diciamo che questa donna non mi è mai piaciuta tanto , ma non per gelosia, io tend0 a capire le persone se sono false o leali e lei mi è parsa subito cio che si è rivelata dopo è cioè opportunista sleale e manipolatrice , con me non è mai riuscita nel suo intento , quando è venuta con figlio a seguito a vivere a casa di mio padre diciamo che ho tentato dentro di me di vederla diversamente mi sono detta , mio padre gli vuole bene , vediamo come si comporta .. lei a confermato la mia teoria , ha iniziato a dettare regole in casa , insomma a fare come se avesse sempre abitato li , e non come se dovesse entrare in punta di piedi in un nucleo (io e mio padre )da allargare , io non ho un caratterino facile , non mi faccio sottomettere facilmente , e tendo ad affrontare le cose di petto con molta forse troppa schiettezza , ecco che qui arriva un periodo di reciproci dispetti a cui mio padre avrebbe dovuto mettere fine , invece lui siccome non ha mai preso una posizione questi episodi sono andati avanti arrivando persino unavolta a un acceso diverbio finito con uno schiaffo e una spinta e con offese reciproche ... anche li mio padre sempre in disparte dopo aver tentato di riallacciare i rapporti con l sua compagna inutilmente siamo arrivate alla indifferenza totale ma unilaterale io mi comportavo in modo indifferente lei in assenza del figlio e di mio padre faceva continui dispetti ( raccontati da me a mio padre)il quale con la solita reazione dicendomi di lasciar perdere ... tengo a precisare che io con mio padre avevo un bellissimo rapporto un grande amico lo reputavo io , il migliore dei padri ..questo e il quadro della situazione una sera io e lei sole in casa , lei ennesimo dispetto mi offende verbalmente e mi punta un oggetto contro ecco che cosi io reagisco ( inevitabile)gli tengo con forza l oggetto e lei mi da uno schiaffo cosi io lancio l oggetto e vado alla polizia perche (pensavo che potessereo fare cio che era compito di mio padre e cioè mettere fine a questa situazione) arrivata li scopro con sorpresa che lei si è sferrata dei colpi per farsi una contusione da sola incolpando me .. lo dico qui in maniera che capiate come sono se io lo avessi fatto lo avrei ammesso perche avrei avuto tutte le ragioni di difendermi da cio, ma poiche cosi non e stato ho raccontato le cose come sono andate ma mio padre non mi ha creduto forse per comodo perche se lo avesse fatto avrebbe scoperto chi aveva affianco , cosi io me ne sono andata via e ora a mala pena lo saluto mi fa pena lo giudico senza attributi , lui fa come se non fosse successo cio che vorrei sapere e mi passera questo nervosismo riusciro a cancellarlo ?e a non perdonarlo?grazie
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372 182
Gentile ragazza
Forse non ti piacerà ciò che sto per dirti, però credo che in situazioni come queste sia difficile affermare che la ragione stia da una parte sola. È possibile che la nuova compagna di tuo padre sia una persona spregevole, certo, ma è anche vero che per litigare bisogna essere in due. Anzi, in questo caso mi sembra che siate stati addirittura in tre: tu contro gli altri due.

Infatti è coinvolto anche tuo padre. Quando dici che tu non sei gelosa, ma poco dopo dici che lui per te era il tuo più grande amico, c'è qualcosa che stride. Una delle regole di buona convivenza familiare è che non si può essere amici dei propri genitori, non prima di essersi conquistati la propria indipendenza. La separazione dei ruoli dev'essere chiara e netta. Quindi, se le cose stanno come le hai descritte, ha sbagliato tuo padre a darti questa sensazione e hai sbagliato tu ad illuderti che sarebbe passato sopra ai suoi sentimenti pur di accontentare te. Detto questo, è anche possibile come dici tu che tuo padre abbia peccato di "lavarsi le mani" rispetto a ciò che stava accadendo nella vostra casa.

Ad ogni modo non è mai troppo tardi per fare pace. Persino con le persone con le quali "non ci pigliamo" troppo bene, sai. A questo proposito, se senti di avere un caratterino non facile, potresti richiedere una consulenza psicologica o una psicoterapia per aiutarti non ad ammorbidire, ma a far diventare più adattabile il tuo carattere senza perderlo.

Ho fatto finta di non capire che la tua richiesta è "come fare per NON perdonare", ma c'è un buon motivo. Tu adesso stai partendo da una posizione di desiderio di rivalsa ed è comprensibile che non voglia perdonare. Ma tieni presente che il perdono e la comprensione possono fare più male dell'odio ed essere molto più efficaci nel migliorarci la vita.

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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dopo
Attivo dal 2009 al 2009
Ex utente
salve dottore la ringrazio per essere stato cosi veloce a rispondere , certo a litigare si e' sempre in due però in realta lei non ha risposto alla mia domanda ,che forse è stata un po contorta' a me ora non interessa fare pace ma non perche' io sia cattiva o diabolica ma semplicemente perchè mi sarei aspettata da mio padre che guardandomi in faccia avesse capito la verità , e cioe che io non ho usato violenza , contro questa persona tutto qui mi sarebbe bastato che lui facesse sputare fuori la verita a questa persona invece di indicarmi subito come colpevole ,io sono sempre pronta ad ammetere i miei sbagli nellavita in generale ammetto i miei sbagli ma sa anche lei che per poter fare pace tutti devono ammetterli , io solitamente tengo rancore che poi diventa indifferenza quando dall altra parte non vedo margine di recupero , non mi piace fare pace per quieto vivere , o lafaccio onestamente e con totale fiducia oppure non la faccio propio , e propio qui che sorge il mio dubbio , si puo decidere di mettere sopra una pietra vivere come se non avessi un padre ( visto che tanto e come se non ce l avessi )? io parto dal presupposto che chi tace acconsente , se mio padre non dice nulla su questa situazione , non tenta di chiarire con me non pensa che forse non mi considera sua figlia , come puo vivere lui senza vedermi e sentirmi ci psso stare pure io ? giusto riandare da lui sarebbe come dire che io ho veramente ho fatto quella cosa ? concludo nel dirle che la parole gelosia e lontana dal vedere il propio padre come amico , e inoltre tendo a precisare che se io ho visto mio padre cosi , vuol dire che qualcosa nella educazione che mi hanno dato non e andato come doveva ? giusto? io non mi sono educata da sola e lui che mi ha permesso di comportarmi cosi( non mi sto nascondendo dietro a cio ) pero noi iamo anche il prodotto dei nostri genitori giusto ? se io spesso la sera piango se sono triste se non sto bene con me stessa qualcosa pure loro centreranno o no ?
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372 182
> ma sa anche lei che per poter fare pace tutti devono
> ammetterli

No, non è così. La pace è una decisione bilaterale, è vero, ma spesso deriva da un'intenzione inizialmente unilaterale, che poi riesce a "contagiare" anche l'altro. Ma se tu solitamente tieni il rancore dentro, l'altro lo nota e sarà quasi certamente meno invogliato a fare il primo passo.

> si puo decidere di mettere sopra una pietra vivere come
> se non avessi un padre ( visto che tanto e come se non ce
> l avessi )?

Certo che si può fare. Ma è una finzione, perché tanto sarai sempre figlia di qualcuno.

Nel bene e nel male, i genitori non ci si scelgono e bisogna tenersi quelli che si hanno (lo stesso vale anche per i figli). In alcuni casi può essere giustificato starne alla larga, ma più spesso si tratta, come mi pare stia capitando a te, di orgoglio ferito che ci fa dire: "Ma in fondo, se sono quella che sono, la causa è stata all'inizio dei miei genitori, che mi hanno messa al mondo, che hanno sbagliato nell'educarmi, che non sono stati capaci di capire cosa sentivo e cosa volevo, ecc."

Tutte cose magari vere, ma crescere significa appunto diventare capaci di fare in modo che cose come queste non ci condizionino la vita.

Se tu la sera piangi e sei triste e non stai bene con te stessa, INDIPENDENTEMENTE da quali che ne siano le cause dovresti far qualcosa per stare bene. È per questo che ti rinnovo il mio suggerimento a chiedere un aiuto specialistico. Se - ipotizzo - tu non fossi ancora completamente autosufficiente economicamente, puoi rivolgerti alla tua ASL anche andandoci da sola.

Ma metti il tuo benessere davanti al tuo senso di rivalsa.

Cordiali saluti
[#4]
dopo
Attivo dal 2009 al 2009
Ex utente
sa dottore perche anche ora le sue parole mi fanno piangere ? perche succede questo ? perche sa ho paura ad andare da uno specialista ho paura forse di dovermi mettere in discussione , st rimandando da tanto tempo e ora la cosa sta diventando enorme , la ringrazio la sua sincerita ,mi ha fatto bene , non vorrei sa che succedesse qualcosa a mio padre e io rimanessi con questo rimorso dentro ,come ho gia fatto in passato ,pero lui deve capire .. ma chissa , io non vorrei prendere medicine posso rifiutarmi nel cas di prenderne? grazie ancora dottore mi è stato di conforto
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372 182
Se stai piangendo leggendo le cose che ho scritto, significa che probabilmente ti sono davvero sembrate sincere. Chi è adulto spesso è già passato per queste cose, a suo tempo, e quindi le sa molto bene. Nel mio caso sono anche un padre e un padre adottivo e quindi conosco bene la situazione da tutti i lati.

Bene, allora vorrei che tu ora prendessi solo ciò che ti è stato di aiuto in questa breve chiacchierata, e che lo tenessi dentro di te per spingerti già domani a cercarti un bravo professionista a cui affidarti. Puoi leggere quest'articolo, se vuoi, per aiutarti nel capire come farlo:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/

Ti prego di tener presente che non tutti gli orientamenti terapeutici richiedono di "mettersi in discussione", definizione che comunque non mi è mai piaciuta molto. Uno dovrebbe essere libero di risolvere i propri problemi in modo rispettoso della propria natura. Ci sono degli orientamenti terapeutici brevi, dove si parte da ciò che si ha senza troppa necessità di scavare, ricordare o riesumare eventi spiacevoli.

Riguardo alle medicine, potresti beneficiarne solo se il tuo stato d'umore fosse molto giù. Il fatto che tu ora ti senta triste non necessariamente significa che ne abbia bisogno. Potrete valutare la scelta insieme allo psicoterapeuta che, ad ogni modo, se sarà uno psicologo non ti prescriverà farmaci: eventualmente potrebbe suggerirti di farteli prescrivere, ma se non vuoi nessuno può obbligarti.

Un caro saluto