Mia figlia e psicologicamente pronta

Buongiorno sono madre di una dodicenne vorrei chiedere un parere in merito ad una domanda premetto che per scelta decisi di non dare il telefono a mia figlia fino ai 14 anni questo lo fece perché in principio pensavo di proteggere lei dal mondo esterno ed effettivamente quando era piccola era così mano mano che il tempo passava mi sono sempre ripetuta che non era pronta ora penso che ad non essere pronta sono sempre stata io... Vi spiego un po' Lei è nata che io ero giovane da una relazione in cui padre non importava niente in quanto aveva già una famiglia (e una storia lunga contorta è importante sapere che il primo rapporto non si definisce molto "consenziente" i successi invece era piu comodo definirli come tali...) Per farla breve lui ha altri figli Prima di dargli il telefono alla mia dovrei affrontare l'argomento con lei Ma io non ho la più pallida idea di come iniziare l'argomento so che lei si sente inferiore rispetto ai compagni a non avere il telefono per tale motivo ho deciso di domandarmi se fosse il caso di fornirglielo non sono sicuro che sia pronta per affrontarlo questo argomento e francamente preferisco essere io ad informarla su una questione tanto delicata lei nonostante tutto non chiede mai di suo padre e spesso lo chiama " il traditore" è meglio affrontare questo discorso con una persona esterna oppure basta che mi faccia coraggio e affrontarlo con mio figlio direttamente?
[#1]
Dr.ssa Angela Montuori Psicologo, Psicoterapeuta 56 3
Gent.Le Sig.ra,
La situazione e’ abbastanza articolata.
Ci sono passaggi nella sua storia personale che probabilmente dovrebbe meglio approfondire per comprenderne i vissuti e dare un senso a quella che e’ stata la sua vita e le sue scelte o non scelte prima di concepire sua figlia.
Dopo aver raggiunto principalmente lei stessa una chiarezza potrebbe poi affrontare la questione con la ragazza.
Spesso e’ il modo in cui noi abbiamo vissuto e viviamo le cose a determinare come le trasmettiamo agli altri ed i vissuti che ne deriveranno, in quanto rispetto alla realtà che viviamo esiste un filtro oggettivo e un filtro soggettivo che ne determina il senso.

Dott.ssa Angela Montuori
Psicologa Psicoterapeuta