La produzione psicotica e il malintendimento della propria motivazione primaria

ilaria.zeppi
Dr. Ilaria Zeppi Psicologo, Psicoterapeuta

Pensiamo che sia possibile, a partire da un'intensa analisi dell'espressione delirante e allucinatoria del paziente, intravedere la sua relazione con il movente primario del soggetto. Introduciamo pertanto la possibilità di una ristrutturazione cognitivo-causale che miri alla rettifica primaria del malintendimento dell'interesse prioritario del paziente, per ambire successivamente a modificare – pur sempre nel contesto importantissimo di una relazione umana accogliente – convinzioni disadattive e comportamenti disfunzionali che sostengono lo stato d'animo delirante sempre esposto del paziente psicotico, il suo interesse malinteso e l'essenza stessa della sua produzione allucinatoria.

Può la produzione di un delirio essere spiegata alla luce del malintendimento della propria motivazione primaria?

G. Benedetti suggerisce la possibilità di approcciare il paziente psicotico chiedendogli di disegnare l'oggetto del proprio delirio ed interfacciando attraverso tale mostro espresso nella rappresentazione grafica la realtà umana e sintomatologica del paziente: la costruzione di un'immagine speculare terapeutica progressiva comunica al paziente la disposizione simmetrica del terapeuta al suo esperire e bilancia la distruzione espressa con idee positivizzanti che vengono apportate dal terapeuta sempre nella stessa forma grafica, evitando il ricorso al verbale.

L'approccio psicodinamico sottolinea l'importanza della reverie per cogliere l'aspetto fantasmatico del paziente nel distacco del terapeuta dal vincolo della realtà. Nella rielaborazione dell'esperienza del paziente con modalità associativa libera, si coglierebbe con più profonda analisi il processo di attribuzione soggettiva dei significati che egli ha operato e si perverrebbe ad una più approfondita ricostruzione del particolare della sua storia (A. Correale, 2013).

Secondo il fondamento teorico dell'approccio cognitivo-causale (A. Tamburello, 2008) ogni persona si caratterizza per un'architettura motivazionale che ne spiega il repertorio cognitivo, affettivo e comportamentale, giacché quest'ultimo si svilupperebbe al servizio della sua soddisfazione e salvaguardia.

Si rileva e si ritiene, in seguito alla personale esperienza clinica e di riabilitazione psicosociale, che se chiedessimo al paziente psicotico di raccontarci la sua storia personale con particolare riferimento a quello che è stato il suo interesse prioritario dai primi anni di vita, rintracceremmo il particolare momento storico in cui determinati antecedenti essenziali abbiano assunto il significato di minaccia e di opportunità in relazione alla possibilità di soddisfacimento di tale interesse.

Tali antecedenti essenziali conterrebbero il nucleo patogeno di quegli antecedenti materiali particolari dell'attualità che sono ancora in grado di innescare le esplosioni della produzione delirante.

A partire dall'analisi dell'originaria risposta obbligata di frattura tra il mondo interno e quello esterno che il paziente mise in atto in seguito al primo episodio storico di allarme per sottrarsi più probabilmente all'angoscia della frammentazione del sé, scorgendovi una minaccia profonda al suo Fine Essenziale, potremmo spiegare il determinarsi ed il mantenimento di allucinazioni e del giudizio errato di realtà quale Risposta Patologica Essenziale al primo Antecedente Storico Essenziale.

Sorretto infatti nella sua risposta da un Sistema Cognitivo Difensivo Essenziale di falsa conoscenza, egli potrebbe aver perso il dominio su tale sistema conoscitivo, che si sarebbe trasposto all'esterno sottoforma di voci.

La nostra esperienza nel campo della riabilitazione psichiatrica ci induce a pensare che le produzioni deliranti possano costituire l'espressione – come qualunque altra forma sintomatologica di tipo nevrotico – del malintendimento di uno dei 5 principali interessi prioritari riconosciuti da A. Tamburello (2008): la potenza, l'evitamento del dolore, il valore personale, l'identità e l'affiliazione.

Alcuni pazienti psicotici si arroccano strenuamente dietro rituali o abitudini che ne impediscono il cambiamento o l'evoluzione dinamica nel tempo per evitare il rischio del rinnovarsi della sofferenza; altri adducono più frequentemente deliri di onnipotenza ed esercitano violenza ed aggressività per impedirsi a loro volta il soggiacere allo spettro dell'abuso di potere, della squalifica e della denigrazione del sé; altri ancora alimentano deliri che hanno a che vedere con la loro motivazione all'affiliazione e che permettono loro di farli sentire ancora in qualche modo legati a persone care del passato nell'aldilà o in altri mondi paralleli; altri producono deliri su tematiche di connessione particolare telepatica o per teletrasporto con l'altro attraverso cui la corrispondenza sensoriale con il prossimo è resa più agile, superiore o privilegiata e non si rischia il mancato riconoscimento di aspetti di originalità del sé; altri infine formulano costruzioni deliranti della propria persona riconoscendosi in identità famose o di particolare rilievo sociale, come espressione della motivazione al valore personale.

Le possibilità terapeutiche della psicosi cominciano ad essere ammesse e riconosciute al di là della mera riabilitazione psicosociale volta all'acquisizione o al ripristino delle abilità di generale autonomia, lavorative, interpersonali e sociali.

Pensiamo che sia possibile, a partire da un'intensa analisi dell'espressione delirante e allucinatoria del paziente, intravedere la sua relazione con il movente primario del soggetto.

Introduciamo pertanto la possibilità di una ristrutturazione cognitivo-causale che miri alla rettifica primaria del malintendimento dell'interesse prioritario del paziente, per ambire successivamente a modificare – pur sempre nel contesto importantissimo di una relazione umana accogliente – convinzioni disadattive e comportamenti disfunzionali che sostengono lo stato d'animo delirante sempre esposto del paziente psicotico, il suo interesse malinteso e l'essenza stessa della sua produzione allucinatoria.

 

Fonti Bibliografiche:

- A. Tamburello, “La nuova Psicoterapia Cognitiva. Dalla diagnosi di profondità alla Terapia Causale”, Ed. SugarCo, Azzate ( VA ) 2007

- A. Tamburello, “Psicoterapia cognitiva e profondità causale”, Ed. SugarCo, Azzate ( VA ) 2008

- A. Tamburello, “Nuove procedure di psicodiagnosi e psicoterapia cognitiva”, di A. Tamburello, Ed. SugarCo, Azzate ( VA ) 2008

- G. Benedetti, “La psicoterapia come sfida esistenziale”, R. Cortina, 1997

- A. Correale, Giornata Formativa presso l'ASUR ZONA TERRITORIALE 7, – DSM Ancona, lì 25/01/2013

Data pubblicazione: 01 febbraio 2013

Autore

ilaria.zeppi
Dr. Ilaria Zeppi Psicologo, Psicoterapeuta

Laureata in Psicologia nel 1999 presso Università di Padova .
Iscritta all'Ordine degli Psicologi della Regione Marche tesserino n° 742.

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