Adozioni gay: il primo caso in Italia, il tribunale ha detto “si”

valeriarandone
Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo

Roma, 30 agosto 2014 - Il Tribunale per i Minorenni di Roma ha riconosciuto l’adozione di una bambina che già viveva da tempo con una coppia omosessuale, composta da due donne libere professioniste.
La bambina è “figlia biologica” di una sola delle due conviventi.
Si tratta del primo caso in Italia.

Dalla chiesa e dalla morale comune messi al rogo perché frutto del peccato e di un capriccio, i bambini nati da coppie “omogenitoriali”, non hanno vita facile, la loro accettazione è infatti spesso difficoltosa.

La chiesa accetta e valorizza i figli nati “dopo” il matrimonio, frutto di un amore sigillato davanti a Dio, mentre attacca con ferocia i figli venuti dal gelo - figli della provetta - ed ancor di più i figli di coppie gay.

I bambini però, come sappiamo, possono anche essere figli di “coppie omogenitoriali”, cioè figli di due genitori dello stesso sesso.
Hanno infatti due mamme o due papà e sono i figli delle coppie omosessuali, concepiti fuori dall’Italia, per mezzo di costosissimi “pellegrinaggi fecondativi”, mediante la PMA (fecondazione medicalmente assistita).

Questo accade frequentemente nel caso di donne/uomini omosessuali, che mediante la fecondazione eterologa, decidono di avere un figlio anche senza un partner deputato al concepimento, portatore dei “gameti mancanti”.

Queste nuove famiglie, differenti da quelle allargate, oramai accettate da tanti, ma non dalla chiesa, si chiamano “nuclei omogenitoriali”, dal francese homoparentalitè; ma per la legge italiana e l’anagrafe non esistono, non sono riconosciuti e vengono spesso condannati aspramente. 

Fino a questo momento infatti, in Italia la legge ha sempre messo un freno sia ai matrimoni gay che alle adozioni, ma a partire da ieri, si apre un nuovo scenario legislativo e psichico per questi bambini.

Da mamma e da clinico mi pongo infinite domande a cui non so rispondere

  • Omosessualità e genitorialità vanno d' accordo?
  • Un figlio nato in seno ad una coppia normo-costituita ha più garanzie di salute psichica?
  • Nel caso di coppie che si screditano, attaccano ed- a volte- uccidono, qual è la coppia sana e quella disfunzionale?
  • Un figlio per crescere necessita di punti fermi per la sua psiche e di processi identificativi: nel caso di coppie formate da due genitori dello stesso sesso, come avverrà il processo di crescita?
  • La psiche segue le modifiche epocali o necessita di un padre e di una madre per garantire un percorso di crescita lineare?
  • L'amore è bastevole per la tutela psichica del bambino?
  • Il piccolo necessita di strutture di personalità sane o anche di tratti fenotipici ben distinti: seni, mani affusolate e ventre morbido ed accogliente e baffi, barba ed un pene?
  • L’identità sessuale non si afferma in astratto, ma attraverso una “messa in pratica” dei ruoli e delle funzioni che impegna tanto la psiche quanto il corpo dei suoi attori protagonisti (madre e padre), cosa succederà in questi casi?
  • Il nostro corpo o è maschile o femminile, non è irrilevante questa differenziazione biologica infatti si ripercuoterà poi sulla psiche. Il figlio di una coppia omosessuale, potrà confrontarsi nella definizione di sé, con il problema della differenza sessuale?
  • Sigmund Freud definisce l’Edipo come “larchitrave dellinconscio”, cioè il triangolo che connette padre, madre e figlio.
  • E’ veramente superato?

 

Le motivazivazioni del giudice

La coppia, che vive a Roma dal 2003, ha avuto una bimba all’estero anni fa con procreazione assistita eterologa per realizzare un progetto di genitorialità condivisa

Le mamme hanno così intrapreso un percorso che le ha portate a condividere compiti educativi ed assistenziali e “una solida base affettiva”, ora riconosciuta dalla legge.

Il Tribunale ha accolto il ricorso presentato per ottenere l’adozione della figlia da parte della mamma non biologica. Le due donne - precedentemente sposate all'estero - si erano rivolte all’ "Associazione italiana avvocati famiglia e minori", per procedere con il ricorso per l’adozione.

Il ricorso è stato accolto sulla base dell’articolo 44 della legge sull’adozione del 4 maggio 1983, n. 184, modificata dalla legge 149 del 2001.

La legge accetta l’adozione in condizioni particolari, con uno sguardo sempre vigile ed attento al bene del minore.

Dichiara infatti: “nel superiore e preminente interesse del minore a mantenere anche formalmente con ladulto, in questo caso genitore ‘sociale, quel rapporto affettivo e di convivenza già positivamente consolidatosi nel tempo, indipendentemente dallorientamento sessuale dei genitori".

 

Conclusioni

La crescita di un figlio è un cammino non sempre semplice, spesso irto di difficoltà personali e di coppia, la sua “tutela psichica” dovrebbe essere sempre il primo obiettivo di noi genitori. 

In passato, l'idea che un bambino venisse cresciuto da coppie omosessuali, era un pensiero fortemente disturbante, ma dopo anni di importanti modifiche epocali, oggi, siamo obbligati ad occuparci di nuove realtà e di nuove genitorialità, fortemente desiderate e parzialmente conquistate.

I dubbi etici, prospettici e morali rimangono tanti e noi clinici siamo obbligati ad occuparcene.

Fonte:

 

Aggiungo le seguenti letture:

Data pubblicazione: 01 settembre 2014

9 commenti

#1
Dr. Nunzia Spiezio
Dr. Nunzia Spiezio

Cara Valeria , grazie per le riflessioni che tutti noi psicologi dovremmo porci in previsione del forte cambiamento che avverrà nel panorama culturale e sociale Italiano nei prossimi anni sia in seguito alla modifica della legge 40 sia per i nuovi sviluppi che potrebbero avere le leggi sull' adozione.

#2
Dr.ssa Valeria Randone
Dr.ssa Valeria Randone

Cara Nunzia,
Grazie a te per le tue note.
La situazione è molto complessa e sfaccettata, andrebbe letta da svariati punti di vista, di cui - come dici giustamente tu - noi psicologi siamo obbligati ad occuparcene.
Il bene dei bambini dovrebbe sempre essere messo al primo posto.

#3
Dr. Fernando Bellizzi
Dr. Fernando Bellizzi

Ciao Valeria, condivido le risposte che le tue domande mi hanno stimolato.
- L'omosessualità è attinente alla scelta della vita sessuale, che, nell'uomo non è solo a fii riproduttivi, ma anche ludici ed edonistici. La genitorialità è una abilità che si sviluppa anche in coppie sterili e copie feconde non è detto siano anche bravi genitori.
- Se consideriamo che finora la maggior parte delle persone con labile salute psichica sono nate in seno a famiglie normo-costituite, direi che la risposta è no. Anzi, per chi ancora considera l'omosessualità una patologia, direi che è innegabile che tutti gli omosessuali di oggi sono nati in famiglie normo-costituite.
- Sulle famiglie che si uccidono, direi che il problema è proprio in quel normo-costituita, laddove ci sono due individui che per regola *devono* stare insieme, come se in natura il modello monogamo fosse l'unico possibile.
- Credo trattasi di ruoli. E poi ci sono anche quei figli cresciuti da nonni e zii perché i genitori non possono, così come il fenomeno dei figli cresciuti in affido temporaneo, nonché i figli adottivi cresciuti da genitori non biologici. Insomma, mi pare che la società già offre tanti modelli di crescita di prole che si differenziale dall'ideale modello di famiglia. Poi ci sono anche i casi delle famiglie monogenitoriali, in cui il ruolo genitoriale è solo di un adulto quindi mono-sessuale.
- Sull'amore credo che bisogna distinguere tra vari tipi di amore, e l'amore tra adulti non è garanzia di amore verso la prole.
- Sull'identità sessuale, credo che torniamo al fatto che omosessuali, bisessuali, transessuali etc etc sono nati tutti da una copia etero sessuale, per cui credo che nuovamente quella linearità ai cui accenni sia solo teorica e non *naturale*. Tra l'altro ci sarebbero gli interessanti casi di genitori razzisti che producono figli con preferenze inter-razziali, per l'insegnamento genitoriale sembra miseramente naufragare ed ottenere un risultato diverso.
- Su Sigmund Freud, c'è da dire che la sua esperienza era legata alla Vienna bene ebraica, e che la sua teorizzazione risente molto della cultura ebraica, in cui il ruolo del padre e della madre sono ben definiti, ma soprattutto della cultura vigente in quel momento.
- Non credo che Sigismondo sia superato, ma solo che abbia esagerato nel ritenere universali dei comportamenti e degli atteggiamenti, che seppur supportati da antica letteratura greca, erano molto comuni, ma non assoluti. Daltronde anche l'omosessualità è già narrata nella letteratura greca da Saffo dell'isola di Lesbo. E parliamo del 600 A.C.

Questo mi è venuto in mente! Grazie per lo stimolo.

#4
Dr.ssa Valeria Randone
Dr.ssa Valeria Randone

Ciao Fernando,
Grazie per avere condiviso con tutti noi e con l' utenza, le tue riflessioni, sono contenta di avere stimolato domande e risposte, tutte non semplici e dall' univoca lettura.
Buon lavoro.
Valeria

#5
Dr. Chiara Lestuzzi
Dr. Chiara Lestuzzi

Vorrei aggiungere una riflessione nata dall' esperienza di molte persone della mia regione (il Friuli) che è stata per molti decenni terra di emigrazione. C' erano paesi in cui tutti i maschi emigravano spesso molto lontano, per tornare a casa una volta all' anno o anche meno. Molti bambini venivano cresciuti in una famiglia composta di solito da mamma, nonna, zie e altri bambini. Certo, la figura maschile veniva evocata dai racconti, magari da qualche foto, ogni tanto ricompariva in carne ed ossa, non era completamente assente. Però mi pare che Non fosse così indispensabile avere in casa un maschio per avere uno sviluppo normale. E il fenotipo maschile poteva essere trovato anche fuori casa.

#6
Dr. Nunzia Spiezio
Dr. Nunzia Spiezio

Cara Chiara, sono d'accordo con te in quanto io Io stessa ho conosciuto bimbi oggi adulti che, praticamente, son cresciuti senza padre perchè naviganti o emigrati. Anzi ti dirò che l'evocazione che ne facevano mamme e nonne rimaste a casa ad occuparsi dei figli, talvolta, erano anche più efficaci , soprattutto in fatto di impartire regole di vita e discipline, della presenza stessa.
Questo mi riporata ad una delle domande di Valeria "L'amore è bastevole per la tutela psichica del bambino?" Si. A mio avviso sì ma, con dei ma: qualsiasi atto di genitorialità oggi, sia esso frutto di unigenitorialità, omogenitorialità o di genitorialità condivisa "tradizionale" non dovrebbe essere esente da azione di sostegno alla genitorialità stessa da parte dello Stato. In Italia, non so bene a nord, ma qui al sud io ne trovo una grande e grave assenza se non fatto eccezione per sparute associazioni che riescono solo nell' un per cento di ciò che dovrebbe essere azione più pervasiva e sistematica.

#8
Dr. Andrea Epifani
Dr. Andrea Epifani

Un saluto a Valeria e agli altri colleghi. Personalmente, per formazione, sono abituato a cercare le risposte negli studi di ricerca, in primo luogo per verificare se gli studi esistono, se sono validi e se possono aiutare nel farsi un'idea. Proprio ieri ho pubblicato sul mio blog un articolo sulle ricerche effettuate riguardo ai figli di coppie omosessuali. Ad oggi non ci sono molte ragioni per ritenere che un bambino cresciuto da coppie dello stesso sesso possa avere uno sviluppo non tipico. I dati parlano chiaro, e l'unica ricerca che è giunta a risultati diversi è stata poi screditata per importanti errori metodologici. Il comunicato dell'Ordine che riportava Fernando ricalca in pieno quanto espresso già anni fa dall'APA e dall'Accademia dei Pediatri Americani. Credo che il nostro ruolo, come clinici, sia quello di favorire il miglior adattamento possibile per i genitori omosessuali, in una società come quella italiana che temo resterà ostile ancora per molto. Ancora una volta, gli studi dimostrano che è semmai il pregiudizio sociale ad avere effetti negativi sui bambini, più che l'omogenitorialità in sé.

#9
Dr. Chiara Lestuzzi
Dr. Chiara Lestuzzi

"gli studi dimostrano che è semmai il pregiudizio sociale ad avere effetti negativi sui bambini, più che l'omogenitorialità in sé."

Ottima osservazione. E credo che appunto sia molto difficile in certi casi distinguere se eventuali problemi siano nati nella famiglia atipica o al di fuori della famiglia, perché atipica.

Un po' come la storia della profezia che si avvera: se in una società omofobica i figli degli omosessuali vengono discriminati e quindi manifestano un disagio, di chi è la colpa?

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