Come si calcola il rischio reale per il tumore al seno
Noi ci siamo.
Sara non isolarti e non far mancare il tuo IO CI SONO
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Milioni di fili colorati per:
🌟 Bax74 per risonanza seno con contrasto.
🌟 LauraG per 1 di 12 chemio bianca.
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🌟 Per chi ne ha bisogno!
So bene quanto questo tema sia "INDIFFERENTE"
per la maggioranza della gente perchè
siamo talmente delusi dal potere,
e al tempo stesso persuasi della nostra impotenza,
da avere smesso di credere
che un nostro gesto sia in grado
di cambiare le cose piccole,
figuriamoci quelle grandi
https://www.senosalvo.com/infobesita.htm
L'INDIFFERENZA
Le relazioni muoiono nella trascuratezza ,
nell'incomunicabilità e nella indifferenza,
non nelle discussioni e nemmeno nei dissidi.
L'indifferenza è più colpevole
della violenza stessa.
L’indifferenza racchiude la chiave
per comprendere la ragione del male,
perché quando credi che una cosa
non ti tocchi, non ti riguardi,
allora non c’è limite all’orrore.
L'indifferenza non è un inizio,
è una fine e, quindi,
l'indifferenza è sempre l'amica del nemico,
perchè avvantaggia l'aggressore,
tumore , manipolatore o dittatore,
mai la sua vittima,
il cui dolore si amplifica
quanto più si sente dimenticata.
(Salvo C.omplicazioni )
Buon inizio settimana blog
Buongiorno doc
Io ci sono
Fili colorati a chi è in agenda ed a prescindere
sara capitano questi momenti bui,ti capisco ,quando stai per mettere la testa fuori dall'acqua arriva un'altra mazzata.
Dobbiamo sempre far passare la china come il giunco
Non è che abbiamo molta scelta ,passerà a che questa
Ti abbraccio forte
va.le


Isa55 ti penso come penso a lorycalif paola e le altre ragazze della stanza accanto
Passate un sereno lunedì
Buon tutto a tutti ♥️
Buon pomeriggio blog 🌈🌈
Ti capisco benissimo. Anch'io tre figli... Da piccoli ci si lamentava dei costi dei patelli e omogenizzati... Poi le loro esigenze cambiano. Anche io se avessi potuto permettermelo avrei fatto la mamma tempo pieno. Anche perché loro hanno sempre bisogno... Non parliamo del periodo adolescenziale






[quote=Agenda RFS]Agenda RFS del 22 settembre 2025
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Buongiorno ☀️
Io ci sono 💜
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Con voi









Io ci sono
Buon pomeriggio io ci sono
Care amiche del blog so bene quante vicissitudini state vivendo tutti i giorni, quante ansie e al contempo anche quante gioie . Non voglio distarvi dalle vostre intense giornate e dai vostri colloqui digitali ma avevo detto che ve ne avrei parlato ed eccomi qui. Vi propongo il “check point che cambiava la vita” a Berlino Est
E’ vero, sono passati molti anni, anche dalla caduta del “muro” , ma molti giovani non hanno cognizione di quella che è stata la vita dei berlinesi dopo la seconda guerra mondiale. Una città, Berlino, tra le più affascinanti, austere e ricche di cultura del mondo che ha subito l’insulto della storia. Il cuore della Germania, Berlino, innestato in una nazione ormai sovietica ed ancora quel cuore diviso in due ! Quando ci arrivammo era il 1982 la città era metà degli alleati e metà dei russi. E già la penna di Len Deighton si era sbizzarrita col suo agente Palmer, ad imbastire una trama sui punti più caldi del blocco sovietico/statunitense. John le Carré ci aveva ammaliato con “La spia che venne dal freddo” mentre Hitchcock ci aveva messo del suo col bellissimo film “Il sipario strappato”. Insomma l’aria era pregna di mistero, spionaggio, fughe e Vopos. Eh sì, la Volkspolizei che non appena cercammo di passare il Checkpoint Charlie ci rivoltò come calzini, noi e la nostra vettura. D’altronde non ero lì per avere qualche idea per le mie spy stories dopo che anche le Svalbard avevano stuzziacato a dovere la mia fantasia ?
Il Charlie era situato sulla Friedrichstraße, proprio all'incrocio con Zimmerstraße, per collegare il “ Mitte”, il centro storico ormai sovietico (dove però potevi ammirare le più grandi e meravigliose collezioni archeologiche al Museo Pergamon) con il quartiere americano di “Kreuzberg”dove rientravi nella vita reale. Il checkpoint era un casottino molto semplice con dei militari poco socievoli all’interno, qua e là nel panorama limitrofo vedevi torrette dalle quali sentivi che qualcuno ti stava scrutando. Il nome veniva dall’alfabeto fonetico NATO, infatti c’erano anche l’Alpha valico autostradale di Helmstedt e il Bravo, valico di Dreilinden. Il Charlie era stato creato ad agosto del 1961 per permettere al personale diplomatico, ai militari e ad eventuali, coraggiosi, visitatori di passare dall’una all’altra frontiera ma l’aria fra le due superportenze era già molto surriscaldata. Il 27 e 28 ottobre di quell’anno per una richiesta di riconoscimento fatta a funzionari USA carri armati di entrambe le superpotenze si fronteggiarono minacciosi tanto da far temere lo scoppio della terza guerra mondiale.
Quando arrivammo noi, quasi venti anni dopo, campeggiava davanti al Charlie un cartello in più lingue (lo vedete dalla foto)
che spiegava che da quel momento si lasciava il settore alleato e che (questo lo diciamo noi) erano “affari” nostri quello che poteva succederci. E così fu. Dall’inizio alla fine della nostra avventura berlinese (non priva di peripezie dopo quelle vissute nelle isole Svalbard ), fummo seguiti da quella tenera coppietta che vedete nella foto già citata. Ce li ritrovammo ovunque negli store, nei ristoranti, nei giardini pubblici, persino mentre c’era un cambio della guardia!
La Polizia ci sequestrò la vettura (facendo sparire parecchie cosette ) che recuperammo da soli con le doppie chiavi girando come trottole intorno ai lugubri ministeri di stampo hitleriano, alla frontiera ci bloccarono perché somigliavo ad una loro presentatrice tv che temevano volesse fuggire verso occidente, in finale un branco di alsaziani inferociti che ci sguinzagliarono addosso temendo nostre reazioni. Insomma un incubo… come se non fosse bastato quello che era avvenuto prima e durante le Svalbard.
Ma era lo spirito che aleggiava in quella Berlino che lasciava senza fiato. La bellezza austera della città del Terzo Reich si annichiliva davanti all’arroganza dei VOPOS e dei funzionari locali, davanti alla tristezza dei quartieri, davanti agli occhi pieni di dolore dei suoi abitanti. Noi stranieri potevamo consolarci con un “caffè lungo” all’Adler, celebre rifugio di spie e giornalisti, travestito da caffetteria d’antan. Ci siamo tornati ancora un paio di volte valicando quel Charlie. Poi l’ultima, qualche anno dopo la caduta del muro avvenuta nel 1989. Berlino era tornata la grande capitale europea che era stata per secoli. L’Unter den Linden, il maestoso viale di tigli, ora poteva condurci alla Porta di Brandemburgo in serenità, incrociando persone gioiose, sorridenti, tranquille. La “nostra” Berlino non c’era più. Tutto era cambiato …anche per uno scrittore di spy stories.
Le immagini come al solito sono quelle mie originali ma trasformate da dia a digitale, quindi con scarso rendimento.