Recidiva ernia al disco

Buongiorno,
ho una figlia di 32 anni, a giugno del 2015 è stata operata da un neurochirurgo perché le è stata diagnosticata un'ernia al disco L5-S1 di destra. Tre settimane fa, tutto ad un tratto, senza fare nessun sforzo, si è bloccata a causa di fortissimi dolori alla schiena e alla gamba destra con notevole perdita di sensibiltà del piede destro. Il neurochirurgo che l'ha operata le ha prescritto due fiale di diclofenac mg75 al giorno per 7 giorni, non ha potuto prescriverle cortisone perché è intollerante. Dopo la predetta terapia, non essendo diminuiti i dolori, il neurochirurgo le ha consigliato di fare una RMN lombo-sacrale e le ha prescritto per la mattina una compressa di Codeina 30mg abbinata a Paracetamolo 500mg e per la sera una compressa di Tapedantol 50mg. Grazie a quest'ultima terapia, dopo 5 giorni, i dolori sono diminuiti anche se fino ad oggi permangono, la sensibilità del piede non è tornata, non riesce nemmeno a guidare.
Ha eseguito la RMN ed è risultata una recidiva di ernia al disco. Il neurochirurgo, dopo aver visto la RMN, le ha detto di continuare il Tapendantol 50 mattina e sera se i dolori dovessero tornare ad essere insopportabili e attendere 2-3 mesi circa per vedere se l'ernia si riassorbe.
Premesso ciò, chiedo un Vs. parere ed in particolare vorrei sapere quanto segue:

!) in quale percentuale le recidive di ernia al disco si riassorbono;
2) nella malaugurata ipotesi che dovesse sottoporsi ad un nuovo intervento esiste qualche soluzione per risolvere il problema definitivamente?

Certo di un Vs. riscontro Vi saluto cordialmente.
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Dr. Vincenzo Della Corte Neurochirurgo 6.9k 243 2
Risolvere il problema definitivamente, forse no; la degenerazione del disco è un fenomeno graduale, anche se non costante nel tempo, per cui ci si può trovare a breve o lunga distanza di tempo di fronte ad una cosiddetta recidiva erniaria.

Non si può dire in quanto tempo si possa riassorbire un'ernia sia perchè vi è una variabilità individuale sia perchè, funzionalmente per i disturbi, conta la parte che "offende" la radice, e della pressione con cui questa "offesa" si estrinseca, più che il volume vero e proprio dell'ernia (possiamo trovarci di fronte a mesi o anni per il riassorbimento). Nel frattempo, se la compressione della radice nervosa provoca danni, tipo dolori e/o disturbi motori, l'indicazione ad intervenire c'è.

Esiste anche una tecnica mininvasiva per intervenire su tali tipi di patologia, se ha piacere legga gli articoli che pubblicato nella mia pagina blog sull'argomento, che dovrebbe riuscire, eventualmente, particolarmente adatta nei casi di recidiva in quanto, molto spesso, la causa dei nuovi disturbi sono dovuti a "cicatrici interne" creatisi in seguito al primo intervento eseguito con tecnica classica a cielo aperto.
Cordialmente.

Dr. Della Corte: vincenzodellacortemi@libero.it
Case di Cura: "La Madonnina Milano-02/58395555
"Villa Mafalda" ROMA-06/86094294

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Utente
Utente
Dott. Della Corte, grazie per la sollecita risposta. Se non ho capito male, da quello che mi ha risposto attendere due-tre mesi per vedere se l'ernia si riassorbe è inutile o quasi, visto che potrebbero passare anche anni. Pertanto, anziché aspettare, visto le sofferenze, potrebbere essere necessario intervenire al più presto? Il nervo sciatico potrebbe subire dei danni irreversibili?
Buona serata
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Dr. Vincenzo Della Corte Neurochirurgo 6.9k 243 2
Si faccia una valutarazione clinico-ambulatoriale in ambito neurochirurgico, giacchè l'ipotesi da Lei stessa citata potrebbe essere giusta (ma va confermata da uno Specialista dopo le dovute verifiche e conferme).
Cordialità.
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Utente
Utente
Gent.mo Dott. Della Corte, ieri mia figlia ha telefonato al neurochirurgo per dirgli che non riesce più a camminare in punta di piedi. Il Medico le ha detto che al più presto è necessario effettuare un altro intervento. Prima di sottoporsi ad un'altra operazione mia figlia vorrebbe provare a sottoporre il nervo sciatico ad alcune sedute di elettrostimolazione. A suo parere questa terapia è inutile, potrebbe darle dei benifici o potrebbe causare dei danni al nervo?
Nei limiti del possibile, vista l'urgenza con la quale vuole intervenire il suo collega, la prego di darmi un consiglio.
Molte grazie e cordiali saluti.
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Dr. Vincenzo Della Corte Neurochirurgo 6.9k 243 2
La mia sensazione, a distanza e senza aver visto nè rmn nè paz., è che il Collega dica giusto.
Si accerti che esegua una tecnica mininvasiva, così come ho descritto nei miei articoli e che, spero, Lei abbia anche visionato.
Dia pure ulteriori notizie.
Cordialità.
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dopo
Utente
Utente
Grazie Dottore per la sollecita risposta. Purtroppo il suo Collega non opera con la tecnica mininvasiva, inoltre, considerata l'urgenza e che nella ns. regione difficilmente si trova una struttura dove operano con la predetta tecnica, non so se c'è il tempo per consultare un altro Specialista. Lei entro quanto tempo mi consiglia di effettuare l'intervento?
Un'altra cosa che volevo chiederle è se, effettuando un secondo intervento, esiste una soluzione che, oltre ad eliminare l'ernia, EVITI UN'ALTRA RECIDIVA.
Attendo con ansia la sua risposta e La saluto cordialmente.
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Dr. Vincenzo Della Corte Neurochirurgo 6.9k 243 2
questa è una valutazione strettamente clinica per cui il Collega che ha visitato la Sua familiare è il più qualificato per dirlo.

no.

Faccia pure sapere.
Auguri cordiali.
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Utente
Utente
Ok Dottore, Le farò sapere.

Grazie di tutto e buon Week End.
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Utente
Utente
Gent.mo Dott. Della Corte buonasera, torno a disturbarla per dirle che ieri mia figlia si è recata dal suo collega neurochirurgo, dopo che questi l'ha visitata le ha consigliato di temporeggiare qualche altro giorno prima di decidere se operarla o meno.

Questo consiglio è dipesa da due fattori:
1) negli ultimi giorni il dolore della gamba, dal piede è risalito sopra il ginocchio, non avverte più dolore ne alla pianta del piede ne al polpaccio, tranne se li tocca e li stringe un poco;
2) nonostante non riesca a camminare con i tacchi e in punta di piedi, riesce ancora a movere il piede all'altezza della caviglia.

Pertanto, dovrebbe attendere due settimane per vedere se ci saranno dei cambiamenti in meglio o in peggio. Evidentemente se le cose peggioreranno, purtroppo, si dovrebbe intervenire, se, invece rimarrano stazionarie o miglioreranno potrebbe significare, a detta del neurochirurgo, che l'ernia rispettivamente si potrebbe riassorbire o si sta riassorbendo e si potrebbe procedere con un programma di riabilitazione.

Dottore, Lei che consiglio può darmi?
Grazie.
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Dr. Vincenzo Della Corte Neurochirurgo 6.9k 243 2
Sono un po' perplesso, ma se il Collega Le ha detto così vuol dire che ha le sue giuste motivazioni.
Se non c'è peggioramento attendiamo qualche/alcuni giorni; quindi vedremo.
Faccia ancora sapere.
Cordialmente.
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Utente
Utente
Buongiorno Dott. Della Corte, l'aggiorno sugli sviluppi del problema di mia figlia. Visto che da quando si sono manifestati i primi sintomi della recidiva dell'ernia non ci sono stati miglioramenti apprezzabili, il neurochirurgo che l'ha in cura l'ha messa in lista d'attesa per un intervento di micro chirurgia. Considerato che nella struttura dove opera il predetto professionista non si pratica la mininvasiva, che Lei mi ha consigliato, mia figlia ha consultato un altro neurochirurgo, il quale le ha detto che trattandosi di un ernia abbastanza grossa, non essendo possibile intervenire con l'ipercutanea, si deve intervenire attraverso la micro chirurgia e che inoltre l'intervento è abbastanza complicato.
Detto ciò le chiedo quanto segue:
1) l'ipercutanea è la mininvasiva di cui mi ha parlato Lei o è tutt'altra cosa?
2) a suo parere, questo secondo intervento in micro chirurgia è più complicato rispetto al primo, che, le ricordo, ha è stato eseguito nel giugno 2015?
Grazie e cordiali saluti.
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Dr. Vincenzo Della Corte Neurochirurgo 6.9k 243 2
La percutanea e la mininvasiva sono due cose diverse.
La percutanea non taglia e non richiede sutura (ad es., una percutanea è l'ozono intradiscale o il laser...), mentre la mininvasiva è quella che ho descritto, parallelamente a molti altri Colleghi, nella mia pagina blog.


Intervenire su un campo operatorio già trattato nel pregresso intervento è più delicato per la presenza di "cicatrici" interne.

Ma se bisogna fare di necessità virtù..., vada per la microchirurgia.
Se ha piacere, dia pure ulteriori notizie.
Cordialmente.
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Utente
Utente
Dottore mi scusi, ma allora, nonostante l'ernia e abbastanza grossa, Lei ritiene che si potrebbe procedere con la tecnica mininvasiva.
Buona serata
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Dr. Vincenzo Della Corte Neurochirurgo 6.9k 243 2
E' possibile, ma senza la visura delle lastre e senza aver sisitato la paz. non sono in grado di particolareggiare.
Non so cosa consigliarLe praticamente, rimanga col Collega "in loco" che, almeno, conosce già il caso.
Dia pure ulteriori notizie.
Cordialità.
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Utente
Utente
Ok Dottore, grazie e a risentirci.
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Utente
Utente
Dott. Della Corte buonasera,
la ricontatto per comunicarle che mia figlia martedì scorso, 18 aprile, è stata operata. L'intervento è stato eseguito in micro chirurgia, senza nessuna complicazione.
Ieri è stata dimessa. Il medico che l'ha operata le ha detto che il nervo è ancora in buone condizioni e nell'arco di due-tre mesi dovrebbe ritornare nella normalità, non ha più dolori e riesce a sollevarsi sulla punta dei piedi, anche se ancora cammina abbastanza piano non zoppica più.
Il neurochirurgo le ha detto che, dopo un riposo assoluto di trenta giorni, deve iniziare a praticare tantissimo sport per rinforzare i muscoli della schiena.
Lei, per evitare un'altra recidiva, cosa consiglia?
Grazie
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Dr. Vincenzo Della Corte Neurochirurgo 6.9k 243 2
Le mie perplessità erano ben basate; l'intervento andava fatto e, possibilmente, al più presto.
L'importante è che la forza di flesso-estensione delle dita e del piede tornino nella norma, congiuntamente alla capacità di deambulare sulle punte e sul tallone.

Per lo sport sono un po' perplesso (aspettiamo tre mesi; non vorrei che fosse contro-producente).
Mi dia pure ulteriori notizie.

Cordialità.
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Utente
Utente
Grazie Dottore, grazie mille.
Buon Week End.