Comunicare con il dottore non sempre è facile

giovanniberetta
Dr. Giovanni Beretta Andrologo, Urologo, Patologo della riproduzione, Sessuologo

 

Comunicare con il dottore non sempre è facile.

Questo sembra essere il problema più significativo che emerge da una ricerca condotta da alcuni ricercatori dell'Università della Florida di Gainseville; i dati raccolti sono stati ora pubblicati sul Journal of General Internal Medicine.

Il tempo, che generalmente un medico mette a disposizione del proprio paziente per indicare i motivi della sua visita, è in media di undici secondi e, dopo questa frazione di tempo, viene di solito interrotto.

 

    

 

Solo un terzo dei medici darebbe al suo paziente la possibilità ed il tempo per esporre in modo corretto il suo problema clinico.

Siamo molto lontani dalla “cura centrata sul paziente, tanto invocata in numerosi congressi e pubblicazioni a cui si è partecipato in questi ultimi anni.

I ricercatori per verificare questa situazione critica hanno registrato in diretta le conversazioni tra 112 medici e i rispettivi pazienti e hanno così verificato che solo il 36% dei pazienti ha potuto spiegare in modo corretto il motivo della visita richiesta al proprio medico.

In particolare sarebbero soprattutto gli specialisti a non dare tempo ai propri pazienti di esporre in modo adeguato il loro problema clinico rispetto ai medici di medicina generale; questo forse è dovuto al fatto che lo specialista è già in parte “guidato” ad arrivare ad una diagnosi dalla richiesta specifica di visita fatta dal medico di iducia.

 

   

 

Qui si aprono ora molti problemi di natura politica ed organizzativa, che costringono i medici specialisti a visite di 10 minuti e li gravano di impegni burocratici extra clinici. Va poi ammesso che molti medici non sono stati preparati a comunicare in modo corretto con i pazienti; tutto ciò porta al rischio di un cattivo rapporto medico paziente e alla relativa conflittualità che molti di noi purtroppo ben conoscono.

 

Fonte:

https://link.springer.com/article/10.1007%2Fs11606-018-4540-5

Altre informazioni:

https://www.medicitalia.it/blog/andrologia/185-come-migliorare-il-rapporto-medico-paziente.html

https://www.medicitalia.it/news/urologia/7922-l-abito-fa-il-monaco-ed-il-camice-fa-il-medico.html

 

Data pubblicazione: 21 novembre 2018

Autore

giovanniberetta
Dr. Giovanni Beretta Andrologo, Urologo, Patologo della riproduzione, Sessuologo

Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1977 presso Università di Milano.
Iscritto all'Ordine dei Medici di Firenze tesserino n° 12069.

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22 commenti

#2
Utente 219XXX
Utente 219XXX

Tempo per esporre in modo corretto il problema clinico? scherziamo?? il mio medico non dà (almeno a me) neppure il tempo di sedersi e spiegare, dopo un pò mi blocca dice la sua, poi si alza e mi accompagna alla porta...non di rado tento di finire il discorso che sono già alla porta dell'ambulatorio in piedi con lui davanti che mi invita ad uscire..un disastro..

#4
Dr. Giovanni Beretta
Dr. Giovanni Beretta

Gentile Utente,

i genitori ed i parenti ti capitano ma il tuo medico no, generalmente si sceglie!

Un cordiale saluto.

#5
Dr. Mauro Colangelo
Dr. Mauro Colangelo

Giovanni mi complimento per questo tuo secondo articolo di "etichetta" del comportamento medico. Nel mio campo specifico, per ragioni ovvie, il tempo maggiore è impiegato nella raccolta dell'anamnesi da cui, per il buon 90%, discende la diagnosi mentre la visita clinica conferma solo il sospetto. Il secondo passo consiste poi nel rendere comprensibile al paziente la patogenesi del disturbo. Dopo tanti anni di contatto con i miei pazienti io ho compreso che tutto questo è sì apprezzato ma non quanto l'empatia che, se esiste realmente, riusciamo a far percepire.

#6
Dr. Giovanni Beretta
Dr. Giovanni Beretta

Caro Mauro,
certamente hai toccato un altro aspetto molto importante e più "complesso" dell'attività clinica di un medico, senza empatia infatti è difficile a volte instaurare un buon rapporto con un paziente.

#7
Dr. Mauro Colangelo
Dr. Mauro Colangelo

Il mio Santo protettore, il concittadino e Collega S. Giuseppe Moscati, diceva: " Curare con la scienza nella testa e con la Fede nel cuore".

#8
Utente 219XXX
Utente 219XXX

Gentile Dottor Beretta
ciò che Lei scrive è certo; lui (il mio Doc) ha il suo modo di fare secondo me dettato principalmente da alcuni fattori: lunga conoscenza (27 anni) del paziente (cioè di me), una certa "stanchezza" profesionale e il suo carattere, un modo di fare un pò "spiccio". Probabilmente a volte capisce al volo quello che un altro capirebbe in maggior tempo - anche perchè mi conosce bene - però a me piace quando l'interlocutore mi fa finire di dire ciò che devo ed esprimere. Ad ogni modo, per rispondere alla Sua osservazione, non voglio cambiare Medico senza sapere da chi capito, con la fatica iniziale (mia) di dover spiegare tutto di me e dei miei malanni, ma vorrò andare a colpo sicuro con una delle 2 dottoresse giovani che gli fecero da Sostitute e sono Guardie mediche, molto scrupolose, disposte all'ascolto, gentili, pazienti etc. Solo che al momento ancora non hannpo una loro Condotta.

#9
Dr. Giovanni Beretta
Dr. Giovanni Beretta

Caro Utente,
allora pazienza... mi sembra comunque che lei sia sostanzialmente soddisfatto del rapporto e delle competenze che mostra il suo medico di fiducia e quindi...

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