L'aborto farmacologico tutela davvero la salute delle donne?
I reali effetti della circolaredel 12 agosto 2020 "Aggiornamento delle "Linee di indirizzo sulla interruzione volontaria di gravidanza con mifepristone e prostaglandine" non possono essere valutati nenche leggendo l'ultima relazione del Ministro della Salute al Parlamento sulla legge 194/1978, perchè i dati in essa contenuti si riferiscono al 2019, ma ci aiutano a comprendere i rischi cui un sempre maggior numero di donne può andare incontro.
L'AIFA il 11 agosto 2020 con la delibera n. 34 ha portato a 63 giorni (nove settimane) la possibilità di usare la RU486 per l'aborto farmacologico, anche se nella letteratura medica é riportato un raddoppio degli aborti incompleti che richiedono la revisione della cavità uterina dal 4-5% all'8-10% (vedi pagina 8 punto 2 del Verbale della seduta straordinaria del 4 agosto 2020 del Consiglio Superiore della Sanità Sezione V).
Il giorno dopo la stessa AIFA con la determina numero 865/2020 ha mantenuto la classificazione di farmaco utilizzabile esclusivamente in ambiente ospedaliero o in strutture ad esso assimilabili identificate all'articolo 8 della legge 194/1978, per cui ogni Regione deve valutare se veramente esista la necessità di individuare altre strutture in cui effettuare le IVG assumendosene la responsabilià della scelte e delle eventuali conseguenze.
I dati offerti dall'ultima relazione ministeriale (pubblicata il 16 settembre 2021) - seppur incompleti e non tutti riassunti nelle 32 tabelle allegate - ci permettono di valutare i maggiori rischi cui possono andare incontro le donne che scelgono di ricorrere all'aborto farmacologico con RU486+prostaglandine.
Nella tabella 27 relativa all'anno 2019 sono riferite in tutto 441 complicazioni immediate su 69.009 cartelle in cui questo dato é stato rilevato. A pagina 53 della stessa relazione leggiamo che nel 2019 nel 94,5% dei casi di IVG farmacologiche non ci sono state complicazioni immediate, quindi nel 5,5% (979) ci sono state e che il 2,4% era rappresentato da mancatoo od incompleto secondamento (427); a pagina 55 della stessa relazione leggiamo che in 592 IVG (0,7% di tutte le IVG) c'é stato il mancato secondamento od incompleto secondamento.
Sottraendo a 592 i 427 mancati od incompleti secondamenti nelle IVG farmacologiche restano 165 complicazioni immediate nelle IVG totali, che non sono state riportate nella tabella 27, che diventerebbero quindi 576.
Mettendo a confronto le complicazioni immediate da IVG farmacologiche (979/17.799 = 5,5%) con quielle delle IVG chirurgiche (576//55.408 = 1,04) risulta evidente che le IVG farmacologiche hanno fatto registrare nel 2019 complicazioni immediate 5,29 volte superiori a quelle chirurgiche!
Da tenere ben presente che nel 2019 solo il 4,2% delle IVG farmacologiche sono state fatte oltre la settima settimana (ancora non consentita dall'AIFA, quando come prima riferito si raddoppia il numero delle complicazioni!).
Ancora più grave risulta la situazione se mettiamo a confronto la mortalità materna registrata nelle IVG farmacologiche con quella registrata nelle IVG chirurgiche dal 1978 al 2019.
Nelle Relazioni Ministeriali al Parlamento abbiamo notizie solo di tre donne morte in seguito ad IVG; leggendo il Primo Rapporto ItOSS Sorveglianza della Mortalità Materna (Roma 2019), che si riferisce agli anni 2013-2017 e riguarda 8 Regioni per il 73% dei nati vivi, scopriamo che oltre alle tre morti ce ne sono altre due (1 per emorragia massiva ed anomalo impianto placentare, una classificata illegale senza ulteriori informazioni).
Nel Rapporto Regionale Mortalità e Morbosità Materne in Emilia e Romagna 2008-2016 scopriamo che c'é un'altra donna di 42 anni morta dopo IVG chirurgica con contemporaneo inserimento di IUD (spirale) per endocardite stafilococcica ed embolismo settico 30 giorni dopo l'aborto volontario chirurgico (N.B.: le morti avvenute entro il 42° giorno dal parto o dall'aborto sono considerate mortalità materne precoci).
Dividendo il numero delle morti fin qui conosciute in seguito ad aborto chirurgico per il numero totale delle IVG chirurgiche dal 1978 al 2019, 5.949.939, otteniamo il tasso di mortalità materna per IVG chirurgiche, cioé 0,084/100.000; dividendo l'unica morte per aborto farmacologico per il numero totale delle IVG farmacologiche dal 2008 al 2019, cioé 111.259, abbiamo il tasso di mortalità materna per le IVG farmacologiche 0,90/100.000, che é 10,7 volte più alto di quello delle IVG chirurgiche!
Faccio inoltre presente che, mettendo a confronto le tabelle 26 della Relazione Ministeriale del 2010 con quella della relazione del 2019, si evidenzia un notevole incremento dei ricoveri con degenza uguale o superiore a 2 giornate (5.080 = 7,13%, mentre le donne sottoposte ad IVG dopo la dodicesima settimana, che in genere possono richiedere una simile degenza, sono solo 3.812), che sono 2,5 volte più numerose di quelle del 2010 (3.324 = 2,87%), anche se nel 2019 le IVG sono state 42.774 in meno del 2010!
Contrariamente a quanto più di uno afferma l'obiezione di coscienza nel 2019 è ulteriormente diminuita come si può vedere nella tabella 28 della relazione ministeriale, nella quale c'é anche scritto che i ginecologi obiettori sono diminuiti in Italia e rappresentano il 67% (nel 2018 il 69%) ed eseguono 1,1 IVG/settimana (cfr. pagina 60 citata relazione). Nella relazione al Parlamento relativa all'anno 2018 il Ministro affermava che il 15% dei ginecologi non obiettori nel corso di quell'anno non aveva fatto alcuna IVG!
Per qualche collega e per l'Associazione Luca Coscioni ed Amica sterebbe per tornare lo spettro dell'aborto clandestino, come queste ultime hanno scritto in una lettera inviatsa al Ministro Speranza commettando il calo degli aborti volontari.
Mi auguro che non tornino a parlare di un milione di aborti clandestini all'anno come facevano prima dell'approvazione della legge 194/1978!
Quasi un milione e mezzo ogni anno sono le vittime dell'aborto volontario, la cui stragrande maggioranza non viene riportata nelle relazioni ministeriali perché costituisce la parte sommersa dell'iceberg aborto, di cui parlo da più di 25 anni e che ogni anno va crescendo mentre diminuisce la punta visibile dell'iceberg, che riguarda le IVG.
Concludo ricordando che la piena attuazione della legge 194/1978 si avrà quando i Consultori Familiari, i Medici di Famiglia, gli Ostetrici Ginecologi, gli Assistenti Sociali, gli Psicologi metteranno in pratica quanto affermato dagli articoli 1,2,5 in particolare per aiutare le donne e le coppie a superare le difficoltà che le inducono a rinunciare al dono più prezioso che si possa ricevere: un figlio!