I perchè degli incidenti "fuori pista"

luigilaino
Dr. Luigi Laino Dermatologo

Queste due ultime settimane hanno decretato come a mia memoria mai in passato, un tristissimo sequel di incidenti, spesso mortali, a carico di adulti, giovani e giovanissimi che sono stati travolti da slavine o sono rimasti vittime di ostacoli naturali, mentre si avventuravano in pericolosissimi "fuori pista".

Oltre ai morti, bisogna ricordare che ogni anno, le vittime di questo tipo di incidenti che riportano danni permanenti, si contano a decine, così come ingentissima è la spesa sanitaria pubbilca a seguito dei medesimi incidenti evitabilissimi.

In queste ore, si aggiunge alle già tragiche notizie di giovani vite spezzate sulla neve, anche quella di un campione assoluto dello Sport automobilistico di Formula 1, il quale è in pericolo di vita a seguito di un gravissimo trauma facciale e cranico riportato mentre sciava fuori pista assieme al figlio adolescente :il pilota secondo le fonti giornalistiche è attualmente in come farmacologico.

Non posso, da medico e da cittadino, non chiedermi come sia possibile con le attrezzature ad oggi a disposizione, non ricorrere alla rapida individuazione e alla persecuzione penale di chiunque si avventuri in pericolosissimi fuori pista, che - ormai è lapalissiano - provocano danni incalcolabili alla comunità.

Penso ad una semplice videosorveglianza attiva (videocamera di giorno e una termocamera di notte: non pochi sono infatti quelli che si avventurano anche nelle ore notturne nei fuori pista) che riprenda le aree a rischio e un agente a valle, sarebbe a mio avviso sufficiente a reprimere almeno in buona parte questa brutta usanza, che oserei definire alla stessa stregua di chi guida in condizioni pericolose, un crimine e non un divertimento.

Auguriamo di cuore a tutti i feriti in condizioni critiche di riprendersi subito e bene.

Ci chiediamo allo stesso modo perchè la voglia di rischiare la propria vita e quella degli altri, superi troppo spesso ogni regola di buon senso.

 

 

Fonti:

RaiNews24

Corriere della Sera

Data pubblicazione: 30 dicembre 2013

12 commenti

#1
Dr. Chiara Lestuzzi
Dr. Chiara Lestuzzi

Caro Luigi,
sono in parte d'accordo con te, nel senso che chi si comporta da incosciente avventurandosi in situazioni chiaramente pericolose (come il giovane che è andato fuori pista con il "cognato" quattordicenne e -dalla foto che è stata pubblicata sui giornali ieri aveva fatto esattamente quello che si dice sempre di NON fare: cioè tagliare con una lunga diagonale un pendio scosceso con molta neve fresca e ventata) debba essere punito. Soprattutto quelli che salgono con gli impianti e si buttano fuori pista senza saper valutare i rischi, senza un ARVA per essere ritrovati al più presto, come è successo più volte in questi giorni. Ma anche -visto che ho la passione dello scialpinismo- non trovo giusto demonizzare il "fuori pista" tout court. Chi fa scialpinismo serio studia bene le condizioni meteo e locali, parte anche di notte per essere sicuro di evitare le ore calde a rischio valanga, sale con prudenza, osserva il manto nevoso, evita le situazioni a rischio, e parte attrezzato con ARVA, in gruppo (attrezzato con pale) e, se si deve scendere in una zona in cui si ha qualche dubbio sullo stato della neve, di norma si scende uno alla volta, in modo da poter correre in aiuto se sucecde qualcosa.
Poi le disgrazie possono sempre succedere, ma sinceramente negli ultimi anni ho più paura a sciare in pista (dove rischi di essere investito da sciatori autodidatti che scendono come fulmini) che fuori pista.

#2
Dr. Luigi Laino
Dr. Luigi Laino

Cara Chiara
Grazie del tuo contributo.
Permettimi di chiarirti meglio il mio pensiero:
Personalmente non demonizzo nessuno ma sottolineo un concetto nel quale ad oggi in Italia e credo nel mondo intero non si stia agendo bene;

se ben leggi il mio scritto e' lapalissiano un concetto: il fuori pista in genere e' rischioso e dovrebbe essere perseguito. Il fuori pista ad oggi è - e tu che sei sciatrice lo sai bene - una moda, non più un'eccezione.

Scendere seguendo percorsi non autorizzati significa rischiare la propria vita e quella degli altri.

Se Tu sei una scialpinista significa che sia scendere in un certo modo anche in percorsi impervi.
Ammettiamo che io sia un pilota di rally: potrei dire la stessa cosa parlando di strade chiuse al traffico o meglio poco trafficate; se sai guidare il rischio è calcolato..

La perizia, in alcuni contesti non serve ad evitare una tragedia. Ciascuno corre il rischio che vuole, ma attenzione, perché il danno non ricade solo su chi sceglie di rischiare, ma anche - in caso di incidenti - su molte altre persone e sulla intera collettività.

Ad oggi è necessario regolamentare questo settore al pari di altri: non solo, le regole non bastano, ci vuole CONTROLLO e PERSECUZIONE.

Il fatto che esistano le strisce pedonali e che io sappia attraversare la strada, non implica che un folle non possa attentare alla mia vita se questo conosce solo un pedale e se sa di farla franca in ogni modo.

Pertanto la disgrazia, come la chiami tu, per me è qualcosa che diviene quando, nonostante si seguano le regole, accade qualcosa di incommensurabile. In altri contesti, c'è qualcuno che si è comportato come non doveva e deve pagare le conseguenze - ammesso che non le abbia già pagate in altro modo..

Non so se lo hai visto, ma il maggior numero di incidenti mortali sulla neve sta accadendo ad adolescenti: è solo un caso o c'è qualcuno che non sa più dare un educazione a queste nuove generazioni?

#3
Dr. Chiara Lestuzzi
Dr. Chiara Lestuzzi

Siamo d'accordo: quando ho cominciato ad andare fuori pista (negli anni '80) eravamo abbastanza pochi. Io ho fatto un corso in cui ci hanno fatto una capa tanta sui richi, su come valutare la neve, su cosa NON fare... Ricordo come un incubo la prima uscita in cui l'istruttore a capo del nostro gruppo ha fatto scendere a spazzaneve (cioè a spezzagambe) tutti quelli che non riuscivano a curvare bene in neve fresca. D' altronde il concetto era chiaro: se cadi e ti fai male i tuoi compagni di gita devono impacchettarti su una barella fatta con i tuoi sci e portarti a valle, il che significa una gran fatica e una gran rottura di scatole.
Anche chiamare e aspettare l' elicottero non è una gran cosa.
Quindi la regola generale è: PRUDENZA, per non farsi male, e anche per non pesare sui compagni. Peraltro noi siamo tutti muniti di ARVA, e nelel gite organizzate dal CAI paghiamo anche un' assicurazione per coprire le spese dell' eventuale soccorso.
E visto che lo scialpinismo è fatto di una salita a piedi prima della discesa, io molte volte (quando ero giù di allenamento) mi sono fermata prima della meta per conservare abbastanza gambe da poter scendere in sicurezza.
Attualmente lo sci fuori pista è diventato di gran moda, ed è praticato anche da gente che sale con gli impianti e poi se ne va fuori pista senza essere preparato e attrezzato. Cero che questi vanno puniti!
Quello che mi secca è che in molti posti dove ci sono impianti di risalita (posti dove fino a pochi anni fa c' era solo montagna libera) hanno ormai proibito SEMPRE (non solo quando c'è rischio valanghe) lo sci fuori pista, e al tempo stesso è proibito risalire a bordo pista con gli sci. La montagna non è più di tutti? E' una storia analoga alla concessione ai privati di chilometri e chilometri di spiagge. QUESTA demonizzazione dello sci fuori pista mi secca molto.

#4
Dr. Luigi Laino
Dr. Luigi Laino

Cara Chiara

A me no, non secca (da non scialpinista) che vengano reperite tutte le armi per arrestare degli epifenomeni di massa che conducono a un pericoloso abuso di un libero spazio.

Se ci sono impianti ci sono concessioni e assicurazioni, servizi e controlli: se tu usi un impianto per fare come ti pare e uscire dall'area di controllo vuol dire che vuoi abusarne e vai perseguito.

Se risali a piedi una pista con impianti di risalita e come se ti fermassi con le 4 frecce in autostrada senza usare la corsia di emergenza. Hai messo correttamente le 4 frecce ma hai sbagliato il posto ove utilizzarle: rischi tu è fai rischiare altri. La libertà tua finisce quando inizia quella degli altri e soprattuto quella collettiva in un ambito sociale definito.

#8
Dr. Chiara Lestuzzi
Dr. Chiara Lestuzzi

Però chiunque può mettersi un paio di ciaspole e andare in giro a provocare valanghe o cascare nei burroni, visto che è proibito sciare, non camminare fuori pista.
E le mamme intelligenti possono andare a spasso con bimbi piccoli per sentieri che non conoscono, senza un cellulare, perdersi nei boschi e mobilitare decine di persone e mezzi per andarle a cercare.
Sulle piste, i gruppi di amici si possono fermare a chiacchierare in mezzo alla pista, magari dopo una curva o in una strettoia, e non prendono la multa, mentre chi sale a bordo pista viene multato.
Chiunque può mesttersi un paio di sci ai piedi, prendere 2-3 lezioni e poi lanciarsi a tutta velocità su piste difficili investendo i malcapitati che sono sulla sua traiettoria.

#9
Dr. Luigi Laino
Dr. Luigi Laino


Chiunque può fare tutto: anche fermarsi a chiacchierare sulle strisce bloccando la strada, parcheggiare " correttamente" bloccando e sequestrando un'altra persona, prendere la patente e guidare seguendo le regole ma in modo pericoloso od ostativo. Cosa c'entra questa generalizzazione con il buon senso e le regole?
Sul tema dei bambini Eroi di Monte Livata stai traendo giudizi affrettati: c'è un inchiesta in corso sulla quale andrebbero attesi i risvolti.

#11
Dr. Chiara Lestuzzi
Dr. Chiara Lestuzzi

Luigi,
io che ho sciato per decenni sia in pista che fuori pista, ti assicuro che gli scialpinisti (che ultimamente sono stati presi di mira dalle restrizioni a tutto campo) sono mediamente molto più prudenti e meno pericolosi degli sciatori di pista. I gravi incidenti sono più spesso provocati da sciatori di pista che si buttano fuori pista pensando che sia la stessa cosa. E -davvero- ho molta più paura di sciare in pista. Proibire di risalire -stando sul bordo, dove si è ben visibili e non si intralcia il percorso di nessuno- una pista da sci e non di fermarsi in gruppo nelle strettoie o in posti poco visibili (dove si ostacola la discesa di altri, o di correre a tutta velocità senza essere in grado di controllare gli sci è un non-senso. Sarebbe come proibire di fermarsi in autostrada si fermarsi sulla corsia di emergenza e non di fermarsi in mezzo alle corsie di scorrimento. Cosa che -giustamente- non si fa.

#12
Dr. Luigi Laino
Dr. Luigi Laino

Chiara
Il succo del discorso come sai bene va ben oltre questo aspetto e spero di averlo chiarito nella news e nei commenti. Per il resto, tutto ciò che scrivi è vero: anche i piloti di formula 1 e di rally sono più bravi degli automobilisti normali, ma sarai con me che il quoziente di difficoltà delle piste da corsa (asfaltate o innevate) sia maggiore.
Saluti

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