Animali benefici cervello.

Accudire un cane o un gatto può proteggere dall’invecchiamento del cervello?

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Dr. Mauro Colangelo Neurologo, Neurochirurgo

Nel Conference news del 74° Annual Meeting of American Academy of Neurology, programmato per il 2 - 7 April 2022 a Seattle (WA, USA), è inclusa la relazione "Can Caring for a Pet Protect the Aging Brain?" [1] che illustra i dati di una ricerca originale sull’effetto benefico esercitato dal possesso a lungo termine di cani o gatti (pets) sul declino cognitivo in soggetti anziani.

Salute mentale e umore: quanto aiutano gli animali?

Uno studio svolto in precedenza in Nuova Zelanda, basato su un campionamento trasversale di 681 soggetti, aveva trovato che la salute mentale e la qualità dell’umore dei proprietari di piccoli animali erano migliori rispetto a quelle di coloro che non ne avevano. Questa nuova ricerca, condotta dalla sociologa Jennifer W. Applebaum e da Tiffany J. Braley, professore associato di Neurologia alla University of Michigan, è la prima che prende in esame questo effetto di protezione contro il declino cognitivo in soggetti di ≥65 anni, in rapporto alla durata della compagnia dell’animale.

I ricercatori hanno esaminato l’associazione fra possesso di pets e risultati cognitivi a lungo termine in 1369 soggetti, di età superiore a 50 anni, partecipanti al Health and Retirement Study (HRS), sottoponendoli a determinazione del potenziale cognitivo dal 2010 al 2016 mediante specifici test neuro-psicologici, da cui è emerso per tutta la coorte uno score normale al baseline. Oltre la metà (53%) dei partecipanti, in genere di uno stato socio-economico più alto, possedevano un animale e di questi il 32% da almeno 5 anni.

Comparando il punteggio dei test dei possessori di pets con quello dei non possessori, è emerso che nel corso di 6 anni il declino cognitivo è stato più lento nei primi e particolarmente fra coloro che avevano da più tempo l’animale. Tenuti in considerazione i fattori noti per la loro interferenza sulle funzioni cognitive (stile di vita, livello culturale, alimentazione, malattie metaboliche, etc.), lo score neuropsicologico dei possessori di animali nel volgere di 6 anni era di 1.2 punti più alto rispetto a quello di coloro che non ne avevano.

Tuttavia Braley invita a valutare con prudenza i risultati di questi test almeno sino a quando non si definiscano meglio le possibili motivazioni della protezione delle funzioni cognitive da parte del possesso di cani o gatti, ritenendo al presente che il meccanismo più verosimile possa consistere in una protratta riduzione dello stress ed un’aumentata attività fisica, legate all’accompagnamento con l’animale.

Infatti, accudire un cane comporta un’attività fisica che si riverbera con indubbio beneficio sullo stato generale di salute e su quello mentale, come è stato evidenziato da ricerche precedenti che avevano evidenziato un abbassamento dei livelli di cortisolo e della pressione arteriosa, segno di riduzione dello stress, fattori che nel lungo termine hanno un impatto di notevole portata sulla salute cognitiva.

Per approfondire:L’attività fisica riduce il rischio di morire prematuramente

Applebaum aggiunge che, seppure il possesso di una cane non debba essere individuato quale mezzo terapeutico, tuttavia auspica che chi lo possiede, alla luce di queste acquisizioni, particolarmente se di livello economico disagiato, possa essere sostenuto attraverso organizzazioni associative dalla pubblica amministrazione, per esempio per spese veterinarie particolarmente nell’occorrenza di inattese emergenze, essendo talora devastante per il proprietario la non voluta separazione dall’animale.

Il neurologo Shaheen E. Lakhan commenta questo studio di associazione su larga scala ritenendolo di supporto ad altre linee di ricerca, che hanno evidenziato un miglioramento mentale, fisico ed emozionale legato al possesso di pets.

Personalmente ritengo che possedere un cane non deve di certo essere individuato come un mezzo per preservare la salute cognitiva, ma se una relazione causale esiste come evidenziato dai dati di questa ricerca allora si dovrebbe sollecitare l’ulteriore sviluppo di programmi che forniscano supporto alle persone anziane interessate a mantenere o ad iniziare il possesso di un animale.

Fonti:

[1] American Academy of Neurology (AAN) 2022 Annual Meeting. Abstract 671. To be presented April 2, 2022.

Data pubblicazione: 27 febbraio 2022

2 commenti

#1
Utente 510XXX
Utente 510XXX

Dott. Colangelo, la ringrazio per questa nuova pubblicazione che, personalmente,trovo particolarmente importante. La Pets terapy non è, purtroppo, ancora tenuta nella giusta considerazione benché, sotto molti aspetti, da vari studi fatti, vedi quelli a cui anche lei fa riferimento, siano emersi i tanti benefici, a partire dall'impegno "fisico" ed i suoi conseguenti benefici a vari livelli, tra i quali,non ultimi, quelli di preservare la salute cognitiva e, di conseguenza, un miglioramento della qualità della vita quotidiana. Concordo pienamente con lei sul fatto che si dovrebbe sollecitare lo sviluppo della programmazione di supporto a persone anziane fornendo vari benefici, anche di carattere economico, atte a stimolare ad iniziare a prendersi cura di animali, che,mi consenta una personale considerazione, in molti casi sono molto meglio di tanti umani. La ringrazio di nuovo per aver dato la possibilità di esprimere un mio pensiero, da addetta ai lavori.
Dott. Mattia medico veterinario.

#2
Dr. Mauro Colangelo
Dr. Mauro Colangelo

Ringrazio la Collega per le osservazioni pertinenti e di supporto a quanto anche avanzato da me sulla opportunità di incentivi sociali agli anziani per la Pet therapy

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