Occhio secco e lenti a contatto

luigimarino
Dr. Luigi Marino Oculista, Medico legale

Grazie a Paolo Re ottico contattologo optometrista a Legnano (Milano) autore di questo articolo in corso di pubblicazione affrontiamo un argomento davvero complesso.

 

 

Applicazione di Lenti a Contatto con sindrome di Occhio Secco

L'applicazione di lenti a contatto in presenza di occhio secco, rappresenta una delle situazioni limite per la buona riuscita dell'applicazione e per la tollerabilità del paziente nell'utilizzo delle stesse.

Non bisogna mai dimenticare che, secondo la scuola contattologica tradizionale, la secchezza oculare rappresenta una controindicazione tassativa all'uso delle lenti a contatto. E' anche vero che oggi, l'evoluzione dei materiali, rende possibile comunque in alcuni casi l'applicazione e l'uso delle lenti. In ogni caso ci riferiamo a situazioni limite con un uso della lente mai pienamente confortevole.

In situazione estreme, anche patologiche (come nella sindrome di Sjogren), l'utilizzo della lente corneale è comunque consigliata per evitare lesioni corneali da attrito meccanico tra palpebra e cornea. In questi casi l'utlizzo di lenti terapeutiche ad alto assorbimento di ossigeno sono consigliabili ovviamente supportate da lacrime artificiali ad alta viscosità.

Trascurando per il momento queste situazioni limite, in situazioni di bassa lacrimazione e/o di occhio secco l'esperienza porta all'applicazione di lenti a medio/bassa idratazione con permeabilità di ossigeno elevata.

In tempi passati, mi capitò in un congresso di contattologia, di aprire una discussione con i relatori riguardo appunto l'utilizzo di lenti a contatto in situazione di occhio secco. Loro sostenevano che l'alta idratazione favoriva la tollerabilità in caso di carenza lacrimale. Io ero del parere opposto e infatti oggi si è giunti, attraverso l'esperienza, a sostenere la mia tesi.

Applicando una lente a contatto ad alta idratazione su un occhio a bassa lacrimazione, per un effetto fisico la lente tende in breve tempo a cedere tutto il liquido in essa presente e così, disidratandosi, perde anche le caratteristiche geometriche di base modificandola propria dinamica sull'occhio con conseguenti problemi metabolici per la cornea.

Applicando una lente a bassa idratazione massimo 40/45% anche se si ha una cessione di liquido, la lente mantiente comunque la sua geometria iniziale e una dinamica ottimale con una conseguenza positiva sul metabolismo corneale.

Non dimetichiamo che la cornea si rifornisce di ossigeno oltre che dai vasi perilimbari e dall'atmosfera anche dal film lacrimale presente tra lente e cornea. Importante di conseguenza anche la permeabilità all'ossigeno che il materiale della lente può avere, deve essere il più elevato possibile.

Ciò permette un metabolismo e un catabolismo cellulare più corretto.

Altro vantaggio si ha nel non aumentare il calibro dei vasi perilimbari. Una cornea in carenza di ossigeno cerca ovviamente di richiamarne dalla circolazione capillare pericorneale aumentando il diametro dei vasi stessi con estreme conseguenze di sconfinamenti e neoformazioni di vasi nelle regioni corneali periferiche.

Tutto ciò ovviamente è da evitare.

Le lenti semirigide, da un punto di vista teorico sarebbero più consigliate solo per il fatto che occupano uno spazio minore sulla cornea ma la loro tollerailità in caso di occhio secco sarebbe estremamente limitata.

Oggi con l'evoluzione dei materiali HYDROGEL si predilige comunque l'applicazione di lenti morbide.

Per poter avere una applicazione soddisfacente dobbiamo di conseguenza utilizzare lenti a bassa o medio bassa idratazione, ad alta permeabilità all' ossigeno e utilizzare lacrime artificiali viscose e possibilmente monodose.

 

 

Ovviamente l'uso delle lenti non è consigliabile per molte ore consecutive e senza le necessarie interruzioni. Buona norma è fare delle pause togliendo le lenti e lasciando l'occhio in una situazione più naturale possibile. Molti trascurano anche l'aspetto riguardante la manutenzione delle stesse lenti, questo è invece un aspetto fondamentale per migliorare la tollerabilità generale.

Dato che le maggiori e più serie case produttrici si sono concentrate sullo sviluppo dei materali per lenti ad uso mensile, appare chiaro che la manutenzione è fondamentale. Dal mio punto di vista l'uso della lente giornaliera monouso non è una scelta ottimale. Da un profilo teorico apparentemente si, ma dal punto di vista pratico no soprattutto in presenza di occhio secco.

Non dimentichiamo che ogni volta che applichiamo una lente a contatto nuova, l'occhio la deve per così dire "riconoscere", attua un processo seppur momentaneo di difesa con anche alterazoni lacrimali che seppur contenute, in presenza di occhio secco, sono da avitare. Sostituendo le lenti mensilmente questo meccanismo è minimo e trascurabile.

Importante come dicevo è la manutenzione e la disinfezione delle stesse. I perossidi al 3% sono i disinfettanti migliori e più naturali che abbiamo a disposizione ma, in caso di occhio secco, tendono a rendere la lente un po' asciutta.

Io li consiglio sempre ma in questi casi l'ideale sono soluzioni uniche a base di acido ialuronico che tendono oltre che a mantenere la lente più idratata a garantire comunque una disinfezione e a non essere troppo aggressivi sull'occhio.

Al limite, l'utilizzo di soluzione salina prima dell'applicazione, permette comunque di rimuovere anche la soluzione disinfettante, questo procedimento è consigliato nei casi di occhi particolarmente sensibili.

Qualora la tollerabilità delle lenti sia comunque bassa, il consiglio è quello di valutare anche la possibilità del trattamento laser per la riduzione delle ametropie.

L'occhio secco rimane comunque per esperienza una situazione limite all'applicazione delle lenti a contatto.

Bisogna sempre ricordare gli insegnamenti della "vecchia scuola".

Ad un esame di contattologia clinica, ho presentato il mio risultato d'esame in esattamente 10 minuti. La commissione era incredula, il tempo a disposizione era di 3 ore. Ho avuto il massimo dei voti piochè il soggetto affidatomi aveva un Shirmer Test bassissimo e io mi sono rifiutato di appicare quasiasi tipo di lente.

Questo esempio è significativo, dimostra che in caso di occhio secco meglio evitare, se possibile, l'applicazione.

Il portatore di lenti a contatto spesso trascura molti consigli soprattutto con l'avanzare del tempo, e questo è un aspetto di cui tenere conto soprattutto in caso di occhi problematici.

Non dimentichiamo che con l'aumentare dell'età il livello lacrimale diminuisce e il numero di soggetti anche ex portatori di lenti a contatto che incontreranno questo problema è in aumento.

Rimane al contattologo e in primis al medico oculista fare una valutazione sia attraverso test sulla quantità lacrimale come lo Schirmer Test che test come il Break up Time detto BUT che fornisce informazioni sulla qualità della lacrima stessa ovvero determina i tempi di evaporazione de film lacrimale.

Un basso livello lacrimale e un BUT basso rendono veramente arduo il porto confortevole delle lenti. In questi casi meglio evitare qualsiasi applicazione.

Riassumendo occhio secco e lenti a contatto non sono situazioni compatibili anche se oggi in alcuni casi si può avere una applicazione soddisfacente solo però rispettando determinate norme sia per quanto riguarda la tipologia di lente a contatto, che istruendo il portatore riguardo i comportamenti da attuare e rispettare.

 

Ulteriori informazioni

http://www.reottica.it

 il dottor Luigi Marino non ha alcun interesse commerciale con Ottica RE, stima da tempo immemorabile Paolo RE, da quando questo ragazzo ha fatto il servizio di Leva obbligatorio quale ASA in Ospedale Militare.

 

Data pubblicazione: 08 gennaio 2016 Ultimo aggiornamento: 20 marzo 2017

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