Droga e Dipendenze - gli altri dei

matteopacini
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Diabetologo, Medico delle dipendenze

"Gli altri dei" è il titolo di un racconto breve di H.P. Lovecraft, che riprende un tema tradizionale, quello dell'uomo che vuole sfidare i propri limiti nella convinzione di possedere la chiave della conoscenza. In questo caso il personaggio, attraverso la lettura di testi misteriosi, è rapito dall'idea di scalare un monte sacro per riuscire a vedere gli dei danzare sulla cima del mondo. L'uomo è convinto di potersi avvicinare secondo le leggi e le formule che ha imparato o intuito, fino ad unirsi alla beatitudine di vita. Una volta arrivato alla cima del mondo, riuscirà soltanto a intravedere quel che ha sognato, e a cui si è sentito così vicino durante la scalata: prima di potersi unire agli dei, che forse neanche esistono, il monte divino sarà accerchiato dalle forze degli "altri" dei, le vere forze che governano il mondo. Gli dei beati sono solo un'esca, una parvenza, che nessuno raggiungerà se non chi cercherà di sfidare l'infinito, il limite della propria umanità, ma raggiungere gli dei significherà soltanto essere inghiottito dalla furia degli "altri" dei.

 

Il brano ricalca lo stesso tema di molti miti greci ad esempio, in cui un protagonista cerca di elevarsi oltre l'umano usando la propria forza, intelligenza o l'inganno, per eguagliare gli dei o semplicemente per affiancarsi a loro, e ne riceve una punizione esemplare.

 

Gli altri dei si adatta bene a richiamare il pericolo dell'uso di droghe. Il piacere che le droghe regalano è un piacere instabile, che diventa sempre meno piacere e sempre più voglia. La voglia cresce come il monte, con una cima teoricamente altissima, ma il piacere si fa sempre meno accessibile, più alto ma più evanescente, distante. La scalata al piacere con le droghe porta in territori pericolosi, in cui intorno all'illusione del piacere più alto che ci sia sbuca fuori ad un certo punto la verità su questo ultra-piacere, e cioè la malattia che cresce intorno all'uso di droghe. La dipendenza è "l'altro piacere", così come gli dei malvagi e punitori sono "gli altri dei". In questo vuoto di piacere la dipendenza avvinghia la persona e la risucchia. La morale delle dipendenze è in fondo che l'equilibrio tra desiderio e piacere è positivo soltanto fino ad una certa altezza, dopo si sbilancia, e il desiderio prevale, spinge alla scalata, ma il piacere sopravvive solo come aspettativa, illusione, di qualcosa che alla fine sarà impossibile. Ad una certa altezza l'uomo si distruggerà perché per lui quell'altezza è impossibile, biologicamente. Gli "altri dei" sono la reazione biologica del cervello alla spinta continuata delle droghe, la malattia che dietro alle droghe si sviluppa al posto del piacere immaginato e rincorso.

 

Il tutto ricorda anche una bella canzone di Fabrizio De André, il "cantico dei drogati", in cui il tossicodipendente è descritto proprio come la vittima della sua stessa ricerca del piacere, un cattivo sciamano, che vuole "giocare a palla con il proprio cervello, cercando di scagliarlo oltre il confine stabilito, che qualcuno ha tracciato ai bordi dell'infinito".

La conoscenza della biologia del piacere è un punto fondamentale a mio avviso nella prevenzione dei problemi derivati dall'uso di droghe. Spesso si punta il dito contro il piacere in sé o la voglia di stimolarsi, ma è fondamentale che le persone capiscano che il legame morboso con le droghe non avviene come vizio, ma come sbilanciamento non controllabile tra voglia e piacere, con una voglia inutile e dannosa per la persona stessa, che però rimane convinto di doverne uscire attraverso la voglia stessa, e di dover saltare abbastanza in alto per cogliere appieno il piacere "liberatore".E' importante che le persone sappiano che non esiste conoscenza, intelligenza e astuzia in grado di evitare il rischio, e che anzi chi si crede esperto e illuminato, spesso ha semplicemente fatto il solito errore di tutti quelli che lo hanno preceduto, intelligenti o stupidi, e cioè disprezzare i propri limiti in nome di una scalata ad un piacere infinito. Infine, è importante che chi "palleggia" con il piacere come fanno tutti gli uomini sappia quali sono gli strumenti sicuri e quali quelli pericolosi, e che questo pericolo fino ad una certa altezza è controllabile (si può scendere dalla montagna e scalarne magari una diversa) ma oltre una certa altezza arriva la punizione degli altri dei, dell'altro piacere, e cioè il buio che inghiotte un piacere sognato e mai conquistato, insieme al cervello che "collassa" sul salto disumano che ha tentato di compiere verso la felicità totale.

Data pubblicazione: 07 luglio 2011

Autore

matteopacini
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Diabetologo, Medico delle dipendenze

Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1999 presso Università di Pisa.
Iscritto all'Ordine dei Medici di Pisa tesserino n° 4355.

Specialista con oltre 25 anni di esperienza clinica e di ricerca in psichiatria, focalizzato su dipendenze da oppiacei, doppia diagnosi e terapia farmacologica. Autore di numerose pubblicazioni scientifiche internazionali e docente universitario, ha ricoperto ruoli di rilievo in società scientifiche e comitati editoriali. Riconosciuto per contributi innovativi nella gestione integrata delle dipendenze e nella farmacoterapia personalizzata.

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