Consumo farmaci in Italia: anomalia tranquillanti

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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze

Il rapporto Osmed 2010 sulle prescrizioni farmacologiche rivela quanto segue: tra i primi 30 farmaci (molecole) di classe A (cioè mutuabili), figura come farmaco psichiatrico solo un antidepressivo, l's-citalopram (cipralex, entact), passato dalla posizione 46 nel 2006 alla 19^ nel 2010 (in ascesa).
Ad ogni modo, le prescrizioni di tutti gli antidepressivi sono aumentate negli ultimi anni (250% in più dal 2001 al 2010). L'aumento delle prescrizioni, tranne l'eccezione della fluoxetina, riguarda comunque sia gli antidepressivi più recenti, sia quelli meno recenti, ma non quelli decisamente "vecchi" (triciclici) che rimangono stabili. Tra quelli nuovi, risulta decisamente poco prescritto il bupropione, e minimo l'aumento delle prescrizioni di mirtazapina.

Questi sono farmaci rimborsati dal Servizio Sanitario Nazionale, che ovviamente richiedono ricetta e che non sono segnalati come oggetto di abuso o per cui non esiste un mercato nero.

Passando alla classe C si osservano i dati più interessanti. Si tratta di farmaci a pagamento, a carico di chi li compra, e che richiedono ufficialmente ricetta medica.

Tra i primi venti in ordine di consumo (spesa privata), 7 sono ansiolitici/ipnotici, 3 sono prodotti per migliorare l'erezione, e 2 prodotti ormonali ad azione anche contraccettiva.

Le prime tre categorie di prodotti sono appunto i tranquillanti (benzodiazepine), i prodotti ormonali estroprogestinici e i farmaci per l'erezione.

I prodotti per l'erezione sono costosi, nelle confezioni ci sono poche compresse, quindi l'unità di spesa è piuttosto alta (cioè la spesa per ciascun giorno di terapia). Rapidamente questo tipo di medicinali quindi crea una voce di spesa importante. Anche ammettendo che la terapia non sia quotidiana e regolare (coincidendo con i rapporti sessuali) in caso di rapporti regolari (plurisettimanali) una confezione non copre più di una settimana.

Tuttavia sarebbe necessario un approfondimento, perché è noto un fenomeno di uso autogestito di questi prodotti non tanto per correggere problemi di erezione ma per migliorare l'erezione (già normale) o per essere più sicuro di non avere problemi (uso preventivo), ricercando anche la possibilità di avere rapporti dopo assunzione di alcol e cocaina. Questo tipo uso, diffuso specialmente tra fasce di età giovani, può comportare problemi e andrebbe monitorato. C'è da ricordare che i prodotti farmaceutici sono in vendita attraverso canali abusivi, che consentono l'acquisto telematico a prezzi inferiori a quelli dei prodotti controllati sul mercato farmaceutico.

I prodotti benzodiazepinici sono il caso più preoccupante.
Come riportato nei foglietti l'uso raccomandato è quello occasionale o periodico ma limitato nel tempo. Sono prodotti le cui confezioni contengono numerose compresse e sono a costi contenuti, per cui l'unità di spesa (costo per giorno di terapia) è bassissimo. Per raggiungere il primo posto nella spesa è probabile che quindi vi sia un uso diffuso e regolare di questi prodotti.

I prodotti nello specifico sono (in ordine di consumo): lorazepam, alprazolam, bromazepam, lormetazepam, delorazepam, zolpidem, triazolam. Trattasi, tranne il delorazepam, di prodotti accomunati dal rapido effetto, utilizzabili come ansiolitici, sonniferi o sedativi in dosi maggiori (uso meno probabile trattandosi di uso extraospedaliero).

La stranezza sta nel fatto che nell'uso regolare questi prodotti perdono gran parte o tutto l'effetto farmacologico, ragion per cui l'uso regolare non è giustificato dalla volontà di mantenere stabilmente l'effetto. Questo tipo di uso corrisponde a quel legame, indipendente dalla funzione terapeutica, che è noto come "dipendenza".
Si può distinguere una dipendenza psicologica, o secondaria, tipica di persone sofferenti di disturbi d'ansia o di insonnia cronica, che senza aver trattato il disturbo rimangono legati all'idea di poter controllare i sintomi solo con l'ansiolitico/sonnifero, avendone come prova il drammatico ritorno dei sintomi quando saltando una dose.

Questo legame è un legame sostenuto dal fatto che l'astinenza da ansiolitici (di solito dosi medio-basse) esacerba i sintomi d'ansia nell'immediato, e la persona ansiosa non riesce a fidarsi sul carattere transitorio di questo peggioramento, o ha vere e proprie reazioni d'allarme. La seconda categoria è quella dell'abuso/dipendenza per legame alla sostanza, senza una vera ragione terapeutica, neanche fittizia come nel caso precedente, ma alla ricerca di un effetto inebriante o euforizzane.

Questi prodotti sono diffusi anche sul mercato nero, oggetto di consumo da parte di utilizzatori di cocaina ed eroina. Alcuni composti simili, come il flunitrazepam, in commercio con i nomi di roipnol o darkene, è stato ritirato per l'elevato rischio di abuso. Le dipendenze da tranquillanti non sono ben registrate sul territorio, perché gran parte è gestita dagli psichiatri pubblici o privati, e solo i casi che riguardano soggetti tossicodipendenti affluiscono ai Servizi per le Dipendenze da cui il Ministero ricava poi i dati sulla diffusione delle droghe.

 

Data pubblicazione: 24 novembre 2011

1 commenti

#1
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Utente 169XXX

Buongiorno Dottor Pacini. Sempre molto interessanti i Suoi interventi, e proprio riguardo questo argomento tempo fà ho aperto alcuni post sul portale. A Lei ho addirittura scritto privatamente e gentilmente mi ha risposto; credo che oramai quello degli ansiolitici sia un problema sociale trattato spesso con molta faciloneria proprio da professionisti psichiatri che li prescrivono, in abbinamento ad antidepressivi e non "educano" in seguito il paziente alla loro diminuzione e sospensione, da lì l'assunzione per anni se non addirittura per tutta la vita. (Ho portato l'esempio di mia mamma che oramai sono più di 20 anni che assume le sue 2 compresse di Tavor al giorno in abbinamento a Mutabon ansiolitico e Halcion, quindi qui ci troviamo in presenza di ben 2 benzodiazepine, cura ovviamente prescrittale a suo tempo da uno psichiatra in seguito ad una sindrome ansioso-depressiva scaturita con l' "entrata" in menopausa). Ma di casi simili ne conosco parecchi.
Tuttavia Dottor Pacini c'è un'altra categoria di farmaci largamente utilizzati e spesso pubblicizzati nei vari media, che hanno superato il "livello di guardia" per quanto riguarda il loro utilizzo terapeutico, arrivando a creare vere e proprie dipendenze: stò parlando degli antidolorifici. Se si considera che i più non richiedono nemmeno la ricetta, sono prodotti "da banco" e addirittura li si può trovare tra gli scaffali dei supermercati o negli autogrill va da sè che il consumo è aumentanto in maniera vertiginosa e aggiungo, pericolosa; dato confermato pure da una mia carissima amica farmacista la quale dissentì non poco quando queste molecole cominciarono a circolare liberamente e prevedendo ciò che sarebbe accaduto. Persone che ne fanno vere e proprie scorpacciate in quanto si sentono più "sù di morale", "sciolte in pubblico". Uno tra tutti, l'Optalidon, è usato più come lubrificante sociale che per le patologie per le quali è indicato. Se poi a dette sostanze ci aggiungiamo l'alcol o altro il discorso assume un peso non indifferente. E' un paradosso e un vizio del consumismo; persone qualificate come Lei ad esempio, che fronteggiate tale problematiche quotidianamente con non poche difficoltà, e dell'altra parte pubblicità martellanti su giochi on-line o punti di raccolta, farmaci per un banale raffreddore, bevande alcoliche che all'inizio possono far sembrare tutto come un meraviglioso sogno, (soldi facili, benessere riacquistato in 10 minuti, e status sociale) ma che con l'andare del tempo si tramuta in un incubo a largo spettro con conseguenze che tutti sappiamo.
Nel salutarLa con la stima di sempre, Le porgo i miei più distinti saluti. G.V.

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