Transessualismo: cambiare il corpo per rispettare l'anima

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Dr. Manlio Converti Psichiatra, Psicoterapeuta

Il Transessualismo è una realtà millenaria, come l'umanità stessa, che ha assunto questo nome e le caratteristiche ormonali e chirurgiche moderne solo dagli anni '30.

In alcune culture, come gli Hyjras in India, esistono ancora persone effeminate che utilizzano metodi "tradizionali" per eliminare i genitali maschili esterni, mentre le storie di sante che tagliavano i propri seni sono più ambigue. Il travestimento e l'omosessualità si sono ovviamente confuse in queste narrazioni, anche perché la castrazione aveva anche una finalità diversa di sottomissione dei maschi di tribù rivali, ma in tutte le culture matriarcali del mondo queste persone effemnate avevano un ruolo sociale preciso e riconoscibile, di sciamani e sacerdoti, appunto, della Dea Madre, che divennero poi ministri, faraoni, generali perfino nello stato del Vaticano fino al settecento ed oggi, dopo secoli di trans.fobia, tornano ad essere politici e parlamentari in tutto il mondo.

L'identità di genere oggi viene chiaramente distinta dall'orientamento sessuale, come dal ruolo o dal comportamento. Il mistero del cambiamento del proprio corpo dal genere maschile al femminile o viceversa rimane però tale nonostante un secolo di psicanalisi e studi scientifici. La distinzione categoriale nasce grazie alla comunità omosessuale tedesca, prima con Ulrichs che reclamò un terzo sesso intermedio, in cui inserire tutto ciò che non rientrava nella dicotomia maschio.femmina etero.patriarcale, poi con Kertenby, che inventò la parola omosessuale per indicare gli omosessuali maschili.

Pochi decenni dopo fu Hirshfield, un medico a capo della prima associazione per i diritti degli omosessuali, a coniare il termine "transvestitus" per indicare invece gli effemminati. Fu lui ad operare Einar Wegener, un pittore danese, negli anni trenta modificando i suoi genitali esterni. Il suo sacrificio durante il nazismo non impedì al collega Harry Benjamin di fuggire negli Usa dove completò gli studi, anche grazie alla scoperta degli ormoni sessuali, dando vita ai primi transessuali moderni negli anni '50.

In realtà si comprese successivamente che le modifiche del proprio corpo, dal travestitismo all'uso degli ormoni, o le operazioni estetiche alle strutture sessuali secondarie per molti transessuali sono sufficienti e che non tutti gli effeminati o i travestiti o i transgender o i queer che dir si voglia arrivano necessariamente all'operazione di transizione.

Si comprese soprattutto che tutte queste fasi erano da estendere anche alle donne che volessero diventare in qualche modo maschi, ancorché le operazioni eseguite nel merito siano state più tardive e comportino ancora molte difficoltà tecniche.

D'altra parte le figure intermedie degli ermafroditi appartengono anch'esse alle culture matriarcali e molte opere di scultori greci ci fanno capire come la sensualità dei corpi metà donna e metà maschi attraggano da sempre molti estimatori. Non si sa nulla, però, oltre i drammi della cronaca, dei partners delle e dei transessuali ed i rari studi nel merito ci dicono che questi possono essere gay, lesbiche, eterosessuali o transessuali, ma sono generalmente eterosessuali attratti dai o dalle transessuali.

Il mistero del transessualismo resta principalmente nella violazione di tre tabù sociali riconducibili a tre principali fasi: l'omosessualità di copertura iniziale, la violazione del genere, la castrazione finale.

1) Molti ragazzi effeminati e ragazze mascoline soffrono spesso del doppio pregiudizio ovvero anche di alcune discriminazioni da parte della comunità omosessuale, che ancora divide gli omosessuali virili e le lesbiche femminili in modo molto netto dagli altri, generalmente a causa dell'omofobia che questi non possono evitare. Molti ragazzi effeminati e ragazze mascoline costruiscono allora un'identità protettiva da gay e lesbiche negando a sè stesse/i il diritto di cambiare il proprio genere, magari fino alla castrazione, per paura delle ulteriori discriminazioni. Questi vanno aiutati ovviamente con le Terapie Assertive ad accettarsi, ma bisogna capire che l'area dell'effeminatezze e della mascolinità rappresentano ruoli e quindi non hanno necessariamente a che vedere con l'identità di genere o con l'orientamento sessuale. Bisogna entrare insomma nella complessità di questi ragazzi e di queste ragazze che potrebbero essere gay, eterosessuali, lesbiche, bisessuali o transessuali, ma che devono essere liberi di esprimersi naturalmente.

2) Una volta iniziato il percorso di trasformazione, più o meno legalmente, più o meno oneroso, il transessuale può essere anche chiamato transgender, almeno fintanto che le modifiche non siano definitive e l'emancipazione sociale lo rendano consapevole del nuovo "ruolo". Questa parte della vita è la più difficile da affrontare: spesso le famiglie allontanano soprattutto i maschi che cercano di diventare donne con l'effetto di portarli alla prostituzione, quando non riescono a trovare un lavoro o per pagare le onerose operazioni intermedie. Le discriminazioni stanno però rapidamente cambiando, per fortuna, soprattutto a vantaggio delle nuove generazioni. Per le transessuali che si prostituiscono esiste un gravissimo problema legato all'abuso di sostanze stupefacenti ed all'HIV, in particolare, tra le MTS. Per i e le trasessuali integrate nel tessuto lavorativo, educativo o familiare invece i problemi sono quelli legati ancora alla transfobia ed alle difficoltà relazionali, soprattutto con i partner, che ancora oggi si nascondono del tutto.

3) Quando i o le transessuali decidono di arrivare alla modifica definitiva dei genitali esterni sono di solito molto motivate ed hanno ben studiato le difficoltà imposte dalla legge 164 del 1982 per ottenere legalmente e gratuitamente almeno questo che è la meta, il punto di non ritorno, verso la maggiore espressione possibile oggi del sesso opposto. I vari protocolli DIG o ONIG esistenti in Italia e nel mondo si basano sulla necessità dello stato di accertare attraverso approfondite analisi psichiche e giuridiche l'effettiva condizione di transessuale ed escludere eventuali patologie psichiatriche. In realtà questa viene vissuta come una difficoltà burocratica per cui realizzano risposte standard ed omologate. Si sta discutendo in ambito internazionale se depatologizzare anche il transessualismo, che interseca i medici soprattutto in questa parte del prorpio percorso, e probabilmente nel DSM V si troverà la dizione "Disagio" invece che "Disturbo" per garantire queste persone dalla transfobia, da un lato, e dalle ingenti spese sanitarie dall'altra.

Le persone transessuali grazie alla legge 164 sono riconosciute all'anagrafe del sesso opposto con tutte le conseguenze del caso. Quando sono ancora in condizioni intermedie le diciture opposte alla foto ed all'aspetto generano enormi problemi e negazioni anche di diritti civili come il diritto di voto. Molte persone, almeno in passato, si sono fatte operare per ottenere sui documenti la corrispondenza tra il genere mostrato e quello anagrafico. Questa imposizione sociale serviva loro anche per sposare il prorpio partner. In Italia le persone transessuali possono infatti sposarsi regolarmente dopo l'operazione ai genitali esterni, mentre non possono farlo quando si confondono con gli omosessuali o quando hanno un aspetto ermafrodita, perché non esiste alcuna legge per le coppie gay nel nostro Paese. Il cambiamento di identità di genere produce anche svantaggi, come la perdita di ogni legittima proprietà e diritto acquisito, come un titolo di studio o un posto di lavoro, perché le varie anagrafi non sempre accettano questa modifica.  La facoltà di Medicina della Federico II di Napoli ha per prima introdotto per le persone transgender un libretto doppio in modo da garantire loro il conseguimento del titolo anche dopo la trasormazione ai sensi della legge 164.

Resta ancora però il mistero più profondo, soprattutto per chi non essendo religioso non crede nel concetto di anima. Le modifiche desiderate del proprio corpo per cambiare genere sono le stesse cui si sottopongono milioni di persone nel mondo, ma rispettando il prorpio genere. Quella che maggiormente produce discriminazione, anche da parte delle persone omosessuali, è l'operazione di transizione sui genitali esterni, cui si aggiungono i pregiudizi sull'omosessualità e sull'effeminatezza o l'androginia.

Il compito del medico di famiglia, ma anche dell'endocrinologo e del chirurgo, è quello di guidare anche le famiglie verso una maggiore accettazione di questo fenomeno. Tutti gli studi ci dicono infatti che la negazione di questo percorso produce grave depressione in queste persone ed aumento del numero dei suicidi. L'integrazione sociale e familiare ci insegnano invece che le persone transessuali sono elementi validissimi della società e che tra questi si possono trovare persone eccezionali, come tutti quanti, capaci di assurgere agli antichi fasti ad essi riservati durante le epoche matriarcali.

 

 

 

Data pubblicazione: 13 dicembre 2012

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