118, comuni e salute mentale: la mancata assunzione di responsabilità

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Dr. Manlio Converti Psichiatra, Psicoterapeuta

In Italia, soprattutto nella mia Regione dove si lavorava con i Centri di Salute Mentale e le reperibilità sulle 24 ore da due anni per decreto si è cancellata tutta una serie di servizi, spostato il personale negli SPDC o in altri servizi, e come in tutti gli altri campi si è perso del personale per l'età avanzata.

Le cosidette "emergenze" sono state ufficialmente delegate al 118, mentre si pretende, senza alcun protocollo che i Manicomi Privati (ma a spese del SSN) e i Comuni, si occupino delle esigenze sociali dei sofferenti psichici e delle loro famiglie.

I Comuni solo di recente, sulla base della normativa che prevede la "compartecipazione delle spese" ha iniziato a partecipare attaverso lo strumento burocratico delle UVI, alla spesa delle esose rette dei sofferenti psichici mantenuti vita natural durante nei Manicomi Privati.

Nessuna cooperativa sociale o Casa Famiglia, nessun progetto per trasformare i Manicomi Privati in SIR private di piccole dimensione integrate nel territorio, nè nuove strutture pubbliche intermedie (SIR), sono mai state realizzate, in Campania, a spese dei Comuni che pure hanno a disposizione un enorme patrimonio immobiliare, incluso quello recuperato dalla lotta alla Camorra ed alla Mafia.

Il 118 a sua volta non si è dotato di nessun psichiatra né di psicofarmaci, per cui quando viene chiamato a casa del paziente decide sulla base di protocolli inadeguati pretendendo di fornire mele a chi chiede pere!

Il cosidetto "disagio" che in psichiatria è una spia debole che precede gli scompensi psicotici, le crisi familiari gravi ed altri eventi maggiori, viene ignorato sistematicamente dal 118, che non ha gli strumenti tecnici (psichiatra con capacità psicoterapiche e psicofarmaci), se non per l'eventuale trasbordo volontario in Pronto Soccorso.

L'effetto è di espellere dal contesto familiare in anticipo persone che se adeguatamente trattate avrebbero superato la fase di "disagio" senza grandi traumi.

Al rovescio in caso di gravi comportamenti dovuti a scompensi psicotici o maniacali il 118 resta impotente (anche per l'assenza di psicofarmaci sedativi) e lascia intervenire, quando interviene, la forza pubblica, oppure ignora la questione, come ci viene riferito da alcuni familiari.

In realtà molti familiari non chiamerebbero mai il 118, non essendoci alcun rapporto fiduciario e ben sapendo che non troverebbero alcuno psichiatra nè psicofarmaci adeguati e questo avviene soprattutto nei casi di depressione, riduzione delle capacità relazionali o di isolamento in casa.

Ci sono invece i casi che il popolo chiama "psichiatrici" e che sono dovuti invece a tossicodipendenza ed etilismo (generalmente), oppure a gravi problemi organici come l'ictus, il diabete, le demenze senili, che finiscono nuovamente, come all'epoca dei manicomi, per essere di nuovo fatti ricadere nella giurisdizione della psichiatria, quando sono tutti di responsabilità per cura, prevenzione e trattamento di altre strutture Asl (come il Sert o la geriatria) oppure ospedaliere, che però non sono organizzate in alcun modo (in Campania) per l'accoglienza dei rispettivi "disagi" ed "emergenze" sulle 24 ore nè sul territorio.

Siccome il concetto di "emergenza" e "disagio" si sovrappongono sia nel tempo sia come qualità delle condizioni personali e familiari, i Centri di Salute Mentale vengono nuovamente investiti il giorno dopo (feriale) da queste richieste, ma avendo meno personale a disposizione tendono comunque a delegare nuovamente al 118 in una spirale da scarica-barile infinita.

Prima tutta la responsabilità era diretta del Centro di Salute Mentale ed il 118 interventiva per chiamata in loco dello psichiatra che già aveva compiuto una prima visita, qualunque fossero le condizioni del paziente. Adesso le tre istituzioni, Comune per l'assitenza sociale inesistente, 118 per le emergenze, CSM per il disagio, diventano un sistema complesso ed ingestibile per chi ha già gravi problemi, ma anche per i famigliari.

L'assunzione di responsabilità da parte dei Comuni e la disposizione di risorse per SIR (pubbliche o private) e Cooperative Sociali è una questione meramente politica, ma lo è anche quella di tornare a gestire dai CSM sulle 24 ore sia le emergenze che i disagi psichici, oppure, in alternativa, creare un nuovo protocollo per il 118, assumendo nuovi psichiatri (la legge in deroga alla spending review lo consente), fornendoli di psicofarmaci e di linee guida più adeguate.

Siccome i tre sistemi fanno capo a tre diverse entità di potere, la speranza che si coordinino tra loro, soprattutto in epoca di crisi, è ovviamente molto bassa, ma questo sta producendo un paradosso. Mentre ogni struttura tende a tagliare i propri servizi l'effetto generale è quello di aumentare gravemente i costi, giacché non trattando il disagio aumentano i ricoveri in TSO per l'emergenza, ed essendo scomparsa un'adeguata assistenza sulle 24 ore da parte del CSM le famiglie sempre più si arrendono e rinchiudono a spese sempre del SSN i propri cari nei Manicomi Privati, negando loro il diritto ad una vita sociale, familiare o autonoma dignitosa, perché non più supportati da Comune, 118 e Centri di Salute Mentale in modo sufficiente.

Manlio Converti

Data pubblicazione: 20 dicembre 2012

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