L'euforia triste: Don Chisciotte e lo spirito bipolare, dentro e fuori la realtà

matteopacini
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze

In molte sue canzoni Guccini, come altri cantautori, parla di sentimenti, storie vissute e fasi della vita. Storie umorali, quindi. L'album "Stagioni" in particolare unisce la descrizione degli umori ad una specie di bilancio delle varie fasi della vita. Una delle canzoni è particolarmente intrigante sul piano psichiatrico, perché è una riuscita descrizione della Mania, e quindi del Disturbo bipolare: Don Chisciotte. Si svolge in forma di dialogo tra due personaggi, Don Chisciotte, che in fase maniacale intraprende la famosa guerra immaginaria contro i “mulini a vento", e Sancho, suo scudiero che, per non aver niente da perdere, lo assiste quasi fosse un infermiere, segretamente sperando che il folle alla fine combini davvero qualcosa.

Dentro la Mania c'è anche la Depressione, o se si vuole nella Depressione della persona bipolare c'è innanzitutto la Mania, nel senso che la Depressione stessa fu definita in origine una "mania depressiva", cioè uno stato di esaltazione in senso depressivo. A differenza della depressione "esaurimento", in cui vengono meno le energie, nella depressione "maniacale" la persona è in preda ad una febbre depressiva, che amplifica il sentimento negativo, lo estende a tutto, lo rende unico e bruciante.

Sancho, che vede la follia del padrone così lo descrive: "Questo folle non sta bene, ha bisogno di un dottore", e poi segue una sintesi che sorprende "Contraddirlo non conviene, non è mai di buon umore, è la più triste figura che sia apparsa sulla terra, cavaliere senza paura di una solitaria guerra". Ma la mania non era euforica ? Perché allora una triste figura ? No Invece, è corretto come dice Guccini: la mania è un malumore in ebollizione, solo a tratti euforico, non tollera ostacoli e opinioni contrarie, e soprattutto sfocia facilmente nella disperazione, tanto è vero che ben il 2% delle fasi maniacali si conclude con un suicidio, durante la fase stessa ben inteso, non dopo il subentrare di una fase depressiva. La mania non è un'allegria intensa, è qualcosa di "triste" e di "iracondo".

Come si pensa in fase maniacale?
Si pensa in ascesa. La mania di Don Chisciotte è solo apparentemente una mania "missionaria", la lotta contro i mulini a vento che lui scambia per nemici, in realtà inizia come nelle manie più comuni: aumentata spinta sessuale, con cui lui va in un bordello e conosce una prostituta, e naturalmente se ne innamora -dice lo scudiero "credendo di aver visto una vera principessa”. Non esattamente, più che scambiarla, per Don Chisciotte basta la prima prostituta conosciuta in un bordello per alimentare un sogno: dall’euforia è un’occasione per innamorarsi della prima venuta, l’amore è un’occasione per una promessa (un regno per la mia principessa), la promessa un’occasione per una missione (fare giustizia nel mondo): dai bassifondi di un bordello alla cima del mondo. Il "maniaco" ha fretta. La sua verità è un'occasione da cogliere, a cui correre incontro. "più che il tempo passa, più il nemico si fa d'ombra e s'ingarbuglia la matassa": ritardare l'azione è un peccato, è una perdita di terreno, l'obiettivo appare tanto più chiaro quanto più rapidamente si parte all'attacco. Chi dorme e critica è per lui solo un cinico o un cordardo.

Alla fine i due mondi si incontrano: Don Chisciotte combatte per finta contro il nemico; lo scudiero Sancho vorrebbe, ma non ha il coraggio e la follia necessarie. L'uno si lascia convincere dall'altro, anche qui è tipico della mania il rapporto: Don Chisciotte, per quanto allucinato, è convincente perché è convinto lui, e quindi riesce a far credere allo scudiero che gli donerà un castello quando avranno vinto. Lo scudiero non è allucinato, s’illude della promessa di un "folle", perché anche lui nel suo piccolo ha dei sogni, e l'unico modo per realizzarli forse è andar dietro a un folle, se per caso poi dovesse davvero diventare un re. Don Chisciotte da una parte si comporta come "il più ingenuo dei bambini", anche questo tipico della mania: nella mania si crede nel risultato, e quindi non si calcolano i mezzi, gli insuccessi, le proporzioni.

Sancho è sensibile all'entusiasmo di Don Chisciotte. Don Chisciotte invece, da buon bipolare, ha fasi di disperazione, ma non è contagiato dalle sagge e pessimistiche considerazioni di Sancho. Don Chisciotte ribatte a tutte le sue obiezioni sagge e fondate, e lo esorta a non essere "realista", perché il realismo non dona niente, solo scoraggiamento, e in fondo si vive per sognare un mondo migliore. Può sentire di essere destinato a vincere o a perdere, oscillando tra mania e depressione, ma non ritiene che non ne valga la pena: che siano mulini veri nemici, ne vale la pena.

"Tu vuoi dire caro Sancho che dovrei tirarmi indietro perché il male ed il potere hanno un aspetto così tetro...?"

Sembra che Don Chisciotte, anche quando non è "folle", anche quando è lucido, non rinunci a quello che è il fondo della mania: "Sancho ascoltami ti prego, sono stato anch'io un realista, però oggi me ne frego, e anche se ho una buona vista.... l'apparenza delle cose come vedi non m'inganna, preferisco le sorprese di quest'anima tiranna, che trasforma coi suoi trucchi la realtà che hai lì davanti, ma ti apre nuovi occhi e ti accende i sentimenti ". Anche se i mulini sono mulini, che siano dei nemici immaginari, perché servono al fine ultimo, alla missione da compiere, perché esista, proceda, diventi sempre più grande.

Quindi Don Chisciotte intravede che esiste una realtà e una sua "visione", l'una concreta e già esistente, l'altra sognata e sentita emotivamente, ma comunque sceglie di recitare il ruolo che sogna, piuttosto che vivere ciò che disprezza (“forse per questo Sancho c’è bisogno, sopra tutto, di uno slancio generoso, fosse anche un sogno matto” “Prima d'oggi mi annoiavo e volevo anche morire, ma ora sono un uomo nuovo che non teme di soffrire”). Questo aspetto è continuo tra il tratto bipolare generico, caratteriale, e la malattia bipolare maggiore, con la differenza della consapevolezza della realtà ovviamente. Ingenuità e radicalità dei sentimenti, le due anime dell’anti-realismo del disturbo bipolare, che rendono l’umore il presupposto della realtà e della volontà di agire su di essa.

http://www.youtube.com/watch?v=pUR2QxLJRE8

Data pubblicazione: 01 novembre 2013

Autore

matteopacini
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze

Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1999 presso Università di Pisa.
Iscritto all'Ordine dei Medici di Pisa tesserino n° 4355.

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1 commenti

#1
Utente 317XXX
Utente 317XXX

Lei descrive le sensazioni e il modo di vedere e percepire le cose dei bipolari così bene e dettagliatamente che mi chiedo come sia possibile!

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