Personalità, bipolarismo e destino: la famiglia Corleone
"Il padrino" è la saga in 3 film della famiglia mafiosa "di fantasia" dei Corleone. Il personaggio caratteristico del primo film era il "padrino" Don Vito, interpretato da Marlon Brando, attorniato da una "famiglia" e da una corte di affiliati e di simpatizzanti che chiedevano o scambiavano favori, a tutti i livelli.
Don Vito garantiva "protezione" dai torti subiti, dalle offese all'onore, favoriva carriere e "sistemava" in vario modo persone che avevano bisogno di lavoro, soluzione di problemi burocratici e così via.
Don Vito ha tre figli, che sono le sue "varianti" biologiche, sebbene diversi, accomunati da una stessa inquietudine e da un'ossessione per la grandezza e il potere. Questi personaggi sono dei prototipi biologici molto da vicino corrispondenti a quelli che si definiscono "temperamenti affettivi", o "personalità drammatiche". Si tratta di costituzioni cerebrali, relative all'umore, agli atteggiamenti e alle emozioni, che gli psichiatri conoscono spesso in versione "patologica" (come disturbi di personalità o disturbi dell'umore).
Originariamente i temperamenti descritti erano: l'introverso-malinconico, l'esuberante-allegro, il sanguigno-furioso e l'instabile-impulsivo. Le ricerche mostrano che questi quattro quadri non sempre sono così netti, per cui esistono più varianti "umane" su almeno tre "dimensioni" del temperamento umorale: il tipo prevalentemente fragile, insicuro e dipendente; il tipo estroverso, gaudente, superficiale; il tipo turbolento, caotico, intollerante alla noia e alla regola.
All'inizio i figli di don Vito sembrano quattro allegri ragazzi riuniti intorno ad una tavola, come nella scena finale in cui il fratello Sonny/Santino presenta un suo amico e futuro marito alla sorella Connie/Costanza. Ma nel tempo tutti diventano instabili, più irrequieti, ognuno a partire dalla sua struttura prevalente, come se convergessero tutti verso la loro origine biologica, che fatalmente li attira.
Sonny/Santino: il "padrino" apparente, il maggiore dei figli, il più esuberante, amante delle feste e della compagnia, arrogante e esibizionista, che ci tiene a fronteggiare i rivali, a farlo in pubblico, a indossare i panni del figlio del capo. Memorabile la scena in cui la scorta numerosa piantona le scale fuori dalla casa dall'amante, o quella che lo vede consumare un impetuoso e frettoloso rapporto sessuale alla festa di nozze della sorella, mentre al piano inferiore si canta e si balla. Impone la sua volontà sugli altri, ma non si trattiene quando deve esprimere le sue opinioni, ed è ripreso dal padre che lo invita a controllarsi di più, a non scoprire sempre le sue carte e a non essere sempre diretto e sopra le righe. Un vero mafioso deve essere sempre una sfinge, non far capire le proprie intenzioni. Santino "non era il più adatto a diventare padrino" come dirà il suo stesso padre, anche se era quello più adatto a "giocare al padrino". Troppo impetuoso, "muscoli" mentali in abbondanza per questo troppo scoperto e prevedibile. Nell'agguato in cui rimane ucciso, i killer nemici giocano sulla prevedibilità di una sua reazione d'impeto: la sorella lo chiama perché è stata nuovamente picchiata dal marito, questi allerta la gang rivale che lo aspetta ad un casello stradale. Sonny non può fare a meno di reagire, generosamente e impetuosamente in difesa della sorella, violando le misure di sicurezza, e in auto da solo parte in soccorso. Spesso capita che gli impetuosi, gli impulsivi, anche con le migliori intenzioni, si mettano in pericolo, o sottovalutino in quel momento il peso dei rischi, anche perché chi segue l'impulso fa automaticamente retrocedere la valutazione dei rischi, per andar dietro immediatamente al suo scopo.
Dagli studi compiuti sulle personalità a rischio di contrarre HIV o di abusare di alcol o droghe è evidente come la componente "esuberante" e impulsiva giochino un ruolo chiave.
Fredo: è il fratello più "debole", ma non lo accetta e vive questa situazione con frustrazione. Si sente un escluso, ma anziché fari risalire il perché al suo atteggiamento insicuro, inizia a pensare di essere vittima di una emarginazione voluta dai membri più "forti" della famiglia, nonostante provi per loro affetto. E' il frattelo più grande, il predestinato alla successione, e invece si perde tra vita sregolata, donne facili e incarichi di secondo piano, da manovale del crimine più che da rampollo. Fredo perde il controllo, vuole dimostrare di valere qualcosa, proprio perché non riesce automaticamente a imporsi o ad assumere l'identità che sogna. Nella struttura della famiglia, neanche viene preso in considerazione, viene "sistemato" come intermediario di alcuni affari ma non decide mai niente. Cerca approvazione dal padre, ma la pistola gli scivola di mano quando deve difenderlo in un agguato. Fredo arriverà, per invidia nei confronti del fratello, a fare da tramite per un attentato ai suoi danni, sperando così di diventare lui il capo. Cercherà addirittura di giustificarsi con il fratello, scampato all'attentato, spiegandogli come la colpa sia in realtà della famiglia che lo ha sempre "escluso". Questa figura ripropone la situazione della ciclotimia "depressiva", in cui la persona rimane sempre nelle retrovie, ma non lo fa perché ci sta comoda, bensì con una continua insoddisfazione e frustrazione perché aspira ad altro, pur senza sentirsi abbastanza forte e risoluto per ottenerlo per le vie normali. Molti di questi soggetti possono trovare temporaneamente uno strumento nell'effetto euforizzante delle sostanze, che poi peggiorano ancora di più umore, rapporti e capacità oggettive.
Costanza/Connie. E' la sorella minore, protetta dai fratelli ma anche trattata come una familiare, diventa soltanto alla fine partecipe attiva delle attività criminali. Nasce come ragazza timida, delusa da un matrimonio con un uomo violento e rozzo, che rinasce poi come signora ricca dedita ad una vita di lussi esteriori e amarezze interiori. Abbandona praticamente il figlio alle cure dei familiari e reagisce alla perdita del marito girando il mondo con partners occasionali che la sfruttano per i suoi soldi, sentimenti contrastanti per la famiglia che la protegge ma ha deciso della sua vita. In una terza fase, la vediamo riaffiancare finalmente in una vita più regolare e inquadrata il fratello divenuto padrino, come colonna portante della famiglia. Una figura che ricalca bene alcune caratteristiche della ciclotimia femminile, ad esempio la capacità di rigenerazione, di cambiamento di rotta, la ricerca dell'illusione amorosa come via d'uscita dal dolore, il rapporto contrastante con figure maschili che in parte cerca per appoggio e protezione, in parte detesta per gli atteggiamenti autoritari e per la pretesa di giudicarla o di decidere del suo futuro.
Mike: Il fratello che si è voluto arruolare in guerra, tornato come decorato, destinato ad una vita nella legalità, forse a cariche istituzionali. Ha una fidanzata estranea alla famiglia, ha un carattere deciso ma mite, se necessario si impone ma non è scontroso e neanche coinvolto negli affare della famiglia. Eppure suo padre sa che è lui il più adatto a diventare padrino. Dopo aver visto il padre in fin di vita ed essersi reso conto della disonestà diffusa anche al mondo "legale", qualcosa scatta in lui. Non soltanto deciderà di entrare negli affari della famiglia, ma vorrà farlo in pieno, e cioè uccidendo il capo della gang rivale, per poi fuggire all'estero sotto la protezione di amici. Farà rientro tempo dopo, a tregua fatta, e prenderà in mano le redini della famiglia, con atteggiamento autoritario con i suoi, e spietato con gli avversari. Sterminerà i nemici, non avrà pietà per gregari e familiari traditori. Ucciderà il cognato dopo aver fatto da padrino di battesimo al nipotino appena nato. E' freddo, determinato, sembra aver perso la normale emovità in nome di una causa più grande, la "famiglia". Mentirà, negherà l'evidenza perché ciò che compie, per quanto efferato, è per lui giustificabile da una causa "superiore". Ordinerà l'uccisione del fratello, traditore ai suoi danni. Tenterà di convertire il suo impero criminale in qualcosa di legale, ossessionato dall'idea di uscire dalla prigione di violenza e morte in cui si è rinchiuso da solo. Sarà invece un ergastolo, perché il sangue chiamerà sangue. Non sperimenterà che tradimento, sospetto e non riuscirà a decretare che morte. La moglie lo lascerà e crescerà i figli senza il suo aiuto. Mike un "bipolare" inizialmente frenato da una personalità rigorosa, ossessiva, scrupolosa, ma mostra di avere il desiderio di vivere in una dimensione più grande, di seguire una causa. Per questo si arruolerà in guerra, e per questo farà il padrino. La grandezza della causa, legale o illegale, nobile o criminale che sia, è l'elemento chiave. Dopo uno spavento, e un lutto, avrà una reazione "maniacale" ("mania da lutto"), e vivrà in questo stato di "esaltazione" e di mancanza di autocritica o di dubbio fino alla fine. Alla fine lo vediamo con accenni di depressione, di sconforto, come se "covasse" sotto dolori, rimorsi e rimpianti.