Hater.

Haters, eccovi una pillola… ma di buon senso

Sì, è accaduto anche a me. Sono stato vittima di bullismo online.”

Una frase che si fatica a pronunciare per paura e per l’impotenza che ne deriva. Eppure, pronunciarla è il primo passo verso la soluzione del problema.

Spesso online si ha a che fare con i cosiddetti haters. Utilizzano un linguaggio violento o connotato da diverse sfumature di aggressività per esprimere disaccordo su un argomento o nei confronti di qualcuno. La loro motivazione? La volontà di distruggere ciò che fa loro paura, consciamente o inconsciamente.

La paura genera mostri: e tu? Fuggirai o attaccherai?

Le conseguenze sono tutt’altro che virtuali, però, perché si ripercuotono inevitabilmente sulla vita reale dell’“odiato”, sul suo lavoro o sulla sua reputazione.

A scatenarli è la paura del diverso e di ciò che non comprendono, tanto da sentirsene minacciati. E si sa, in una situazione di pericolo, la reazione è la fuga o l’attacco. Gli haters attaccano con commenti e post “aggressivi”, senza comprendere che questo odio deriva dalla volontà opposta: fuggire.

Internet: uno scudo per gli haters

La fuga, però, non emerge nel caso degli haters per un preciso motivo: sono “protetti” da uno schermo che garantisce l’anonimità, la possibilità di rimanere invisibili, l’asincronia della comunicazione e la minimizzazione dell’autorità altrui. Uno scudo che protegge da un’eventuale risposta altrettanto aggressiva o, anche peggio, pacata, che li metta di fronte alla propria paura, mostrando loro che, ciò che non comprendono non va abbattuto, ma accolto come strumento di crescita e di conoscenza.

Un esempio concreto: a volte la violenza c’è ma non si vede

Sì, è successo anche a me. Nel mio caso, il messaggio non era farcito di insulti espliciti e violenti, ma sottintendeva una critica aspra e ingiustificata, perché portata da qualcuno che non avevo mai visto, che non conosceva affatto me né il mio metodo di lavoro. Riporto lo screenshot del commento qui di seguito.

Una recensione negativa, direte voi, non certo l’accanimento di un hater. E invece è proprio tra le righe che si nasconde il succitato desiderio di distruggere qualcuno: qui c’è sul piatto la reputazione di un professionista. Nulla di sbagliato in determinati casi, se non fosse che a screditarmi è qualcuno che non è mai stato un mio paziente. Se l'utente avesse visitato il mio sito o si fosse confrontato con me, avrebbe scoperto che i principi, che ispirano la mia professione e il mio lavoro quotidiano con i pazienti, sono ben lontani dalle semplificazioni sommarie portate come esempio nella sua recensione.

Qui l’intenzione è di danneggiare “gratuitamente”, senza portare prove dettagliate a supporto della sua accusa: di che mix di farmaci parliamo? Ne conosciamo la composizione e gli effetti? Senza contare che, ciò che risulta “pesante” per un paziente, non lo è per un altro, così come variano a seconda dell’individuo le modalità e i tempi di recupero.

Con questo articolo, si vuole quindi suggerire a tutti gli haters un buon motivo per scrivere online: non fatelo per aggredire in maniera distruttiva e auto-appagante, ma scrivete per dialogare, informarvi, imparare, creare rapporti e costruirvi un vostro pensiero realmente critico.

Data pubblicazione: 16 luglio 2021

4 commenti

Per aggiungere il tuo commento esegui il login

Non hai un account? Registrati ora gratuitamente!