Perdere peso, bulimia e controllo: la libertà di ingrassare di Robert De Niro
Chi ha problemi di sovralimentazione e di sovrappeso ha in testa la preoccupazione di non riuscire a dimagrire, e la preoccupazione di doverlo fare. Se si sta bassi col peso, ci si sente più a posto. La visione di chi è ossessionato dal cibo è quella secondo cui si deve dimagrire per poter star bene con se stessi. Più quest’idea cresce, più peggiora il disagio connesso al peso. Il benessere, l’autostima sono possibili solo in una fascia di peso, e più quest’idea si fissa, più basso è il peso accettabile. Anche quando non si è in una anoressia nervosa vera e propria, la persona può soffrirne, non sentirsi a posto se non quando è dimagrito, e nel tempo riuscirci sempre di meno, o per periodi sempre più brevi. C’è chi non dimagrirà mai, o comunque non di molto, e finirà per sentirsi un po’ meglio soltanto negli intervalli in cui sembra che proceda verso una perdita di peso, per perdere subito dopo questa illusione.
Ora, nel cercare di iniziare un “riposizionamento” del rapporto tra peso, alimentazione e autostima, dovrebbero esistere strumenti per dimagrire, stabilmente e senza che questo produca effetti tossici o malessere psichico. Normalizzatori dell’appetito. Non esistono al momento, anche se è possibile modificare alcuni aspetti della bulimia, come le abbuffate e la paura di ingrassare. Sono però proponibili modelli che partono da un altro presupposto, utile magari nelle forme ancora non conclamate o preventivamente nei soggetti sovrappeso. Al momento i soggetti sovrappeso, magari a partire dall’adolescenza, sono sottoposti a diete, più o meno rapide, che non sono state concepite come dimagranti e per persone con problemi di autostima legata al peso, o che comunque non possono garantire un effetto stabile nel tempo. Spesso sono l’inizio di una serie di fallimenti dietetici, con peso che negli anni aumenta sempre un po’ ad ogni re-ingrassamento. Ma soprattutto quel che peggiora è l’autostima e l’umore in rapporto al peso riguadagnato.
Nel film Toro Scatenato De Niro interpreta Jake La Motta, un pugile italo-americano che porta questo soprannome per la sua irruenza e istintività, che lo porteranno ad alti livelli ma mai al successo definitivo. Il personaggio è all’inizio un pugile, muscoloso e in gran forma fisica, poi inizia a perdere, ingrassa e diventa alcolizzato. Nella parte finale La Motta consuma la sua vita come ombra di se stesso, impoverendosi e mettendosi nei guai con la legge, ormai ridotto a fare serate in piccoli locali come comico improvvisato e senza alcun talento. Per interpretare questo film De Niro dovette ingrassare, cambiare completamente fisionomia divenendo obeso per il palcoscenico. Questa sfida è proprio quel che ogni persona sovrappeso sognerebbe di poter fare, cioè essere libero di ingrassare, come se niente fosse, senza che questo significhi un punto di non-ritorno. La persona ossessionata dal cibo cerca disperatamente di dimagrire, o di non ingrassare, senza avere un potere definitivo in questo senso. Il potere definitivo sarebbe poter tranquillamente salire di peso, liberi di poter tornar giù, come ha fatto poi De Niro. Dominare il peso “calvalcandolo”. Se una persona non ha problemi di autostima, umore e rapporti con gli altri quando è sovrappeso, è più libero di chi sta bene soltanto con un peso “basso” o che sta scendendo. Se una persona può permettersi di ingrassare appositamente, evidentemente domina il proprio peso, perché e si innesca, quando ingrassa, nessun terrore di perdere il controllo. Il vero oggetto 'invidia di chi ha problemi di peso non è la modella “anoressica” ma De Niro che ingrassa, certo di poter poi ritornare magro senza problemi dopo la fine del film, e per la stessa ragione per nulla preoccupato di rimanere per sempre obeso.
Dal modello del film si può ricavare un concetto utile per l’approccio al controllo del rapporto con il cibo. Il rapporto tra autostima e peso non potenzia la capacità di controllare il peso, tende a farlo perdere. Il controllo globale su se stessi non coincide con l’ottenimento di un risultato che si identifica con la propria autostima, ma con la libertà di conservare un sufficiente grado di autostima anche nelle condizioni che non soddisfano di più. Quando si interviene in una situazione di disturbo alimentare, così come quando si voglia prevenire l’aggravamento di un rapporto “umorale” con il cibo e l’alimentazione, ancor prima di incoraggiare e assecondare una volontà di dimagrimento e di controllo del peso sarebbe utile incoraggiare e sostenere il controllo dell’autostima anche in presenza di un peso non desiderato.