
Harassment: la molestia morale e sessuale sul luogo di lavoro

Il non detto. L'inenarrabile. Quelle storie silenti vissute nei corridoi aziendali e mormorate fra colleghi/colleghe alle macchinette del caffè, destabilizzanti ma quasi normalizzate.
Poi, con il crescere della consapevolezza che esiste anche un malessere organizzativo nelle persone, che il lavoro può fare male, che le persone nei luoghi di lavoro possono fare male, si è dato un nome, identificato un fenomeno che stava lì, sotto la scrivania.
Cos'è l'harassment?
L'harassment è una violenza, morale o sessuale, sperimentata da un soggetto, c.d. "vittima", sul luogo di lavoro, da quel colui/colei oggetto di attenzioni a sfondo sessuali non richieste e non gradite.
In letteratura possiamo identificare tre dimensioni di molestia: verbale, non verbale e fisica.
Molestie verbali
La molestia verbale fa riferimento a specifiche allusioni al corpo, alla sessualità, agli organi genitali, a cui si aggiungono proposte esplicite di relazioni sessuali, apprezzamenti volgari, fin osceni, proferiti in occasione di un colloquio a due o in situazioni sociali, conditi da torpiloquio, uso di junk-language (linguaggio spazzatura), domande, indiscrezioni, insinuazioni e commenti sulla vita privata e sessuale del soggetto, che ne prova vergogna, talvolta sentendosi colpevole. Una realtà perversa, surreale per chi la subisce, che ferisce la persona nel più intimo e profondo.
Molestie non verbali
Le molestie non verbali avvengono invece sotto forma visiva o di comunicazione scritta. Lettere o messaggi a sfondo sessuale, proposte scritte, racconti erotici, oppure si mostrano alla vittima foto, disegni, ritagli di riviste a esplicito riferimento sessuale. Le tipologie di recapito di tali missive sono diverse: o direttamente dal molestatore alla vittima, per interposta persona oppure in forma indiretta ed anonima.
Molestie fisiche
Il massimo livello di intrusività sta nelle molestie fisiche, le più impattanti e invasive nella sfera privata e nella vita della vittima. Il molestatore agisce in modi differenti: senza testimoni, in privato, oppure in pubblico per ostentare la propria sicurezza, ilarità o indifferenza.
Le azioni si perpetrano nella ricerca apparentemente casuale di un contatto fisico, carezze al volto, capelli e spalle, fino a tentativi di baciare/abbracciare la vittima o ai toccamenti nelle parti più intime.
Vi sono forme di molestia sessuale grave, ove si opera una chiara coercizione della volontà della vittima con modalità violente, repressive, oppressive, minacce, ricatti o imposizioni con un sottostante di corruzione.
Dinamiche dell'harassment
Ciò che, in tutte queste dimensioni, manca, sono consenso e reciprocità, libera accettazione da ambo le parti della situazione e delle sue dinamiche, con palesamento reciproco del desiderio e la scelta consapevole da ambo le parti di agire in quel dato modo.
La cosa più drammatica, è che l'ago della bilancia è sempre la valutazione soggettiva della vittima, che ne risente, reiteratamente, spesso in solitudine o nell'omertà generale, impotente dinanzi ad un tema che risente ancora di forti componenti di stampo culturale.
Relazioni interpersonali dai confini e contorni sfumati, che risentono anche delle influenze culturali con cui abbiamo sempre più a che confrontarci nella vita sociale e nel lavoro. Semplificando: battute a sfondo sessuale o sfioramenti voluti possono essere considerati da chi li attua come scherzi innocenti, e interpretati in chi li subisce come scherzi inopportuni, di cattivo gusto, fino all'offesa e ad una grave lesione della propria dignità.
Non per gioco femminista, ma nella realtà dei fatti e seguendo una valutazione oggettiva delle situazioni che effettivamente si verificano, soprattutto quando la molestia è agita nei confronti delle donne vi è ancora una diffusa cultura maschilista e patriarcale che tende a minimizzare questi episodi, valutandoli goliardici, fortuiti, quando invece sono un vero e proprio disconoscimento della libertà di rifiutare attenzioni sessuali e farsi oggetto del desiderio dell'altro.
Il terreno più fertile? Quello dove si giocano il ruolo del potere nella relazione e del rifiuto al rifiuto.
Per approfondire:Molestie sessuali e differenze fra i sessi
Molestie sul lavoro e rischio di mobbing
Appare ora più chiaro come le molestie sessuali possano essere l'anticamera del mobbing: un molestatore rifiutato può inasprire le proprie condotte e sfociare nella doppia forma aggressiva dando luogo ad un crollo psichico del soggetto. La vittima ideale, è spesso la giovane donna non ancora ben inserita nel tessuto sociale aziendale.
Il c.d. mobber diviene un vero e proprio persecutore che si accanisce contro la vittima, colpevole solo di un rifiuto.
La vittima sperimenta una gamma molto varia di sintomi: le molestie sessuali sono un vero e proprio attacco all'identità psicofisica del soggetto e un'intrusione a quanto di più intimo possa avere. Da qui, i sentimenti di impotenza, paura, ansia, umiliazione, insicurezza, nervosismo, sconcerto, e disturbi psicosomatici. Nei casi di persecuzione, la vittima entra in uno stato di paura e ansia profonda tale da non sentirsi più tranquilla, anche al di fuori del contesto di lavoro.
Come noto in letteratura, lo schema classico prevede l'uomo di una certa età e di potere in azienda che molesta la giovane donna ancora poco orientata nel mondo organizzativo, ma vi sono anche situazioni, più rare, di donne vs uomini. Meno noti ancora casi di molestie sessuali fra persone dello stesso genere.
Se si è vittime di molestie sul luogo di lavoro è fondamentale parlarne con la Direzione Risorse Umane, o con il Datore di Lavoro, e richiedere un supporto specialistico per l'elaborazione del vissuto.