
La salute mentale dei lavoratori e delle lavoratrici: il benessere nella nuova era professionale

Recentemente è stato pubblicato l'VIII Rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale, che evidenzia come la qualità della vita sul posto di lavoro e il benessere complessivo siano diventati elementi imprescindibili per la maggior parte dei lavoratori e delle lavoratrici italiane. Questi ultimi si trovano infatti sotto pressione a causa di stress e responsabilità che influenzano la loro salute fisica e psicologica. Il grido d’allarme risuona in ogni ambiente di lavoro, richiedendo una rinnovata consapevolezza rispetto all’interconnessione tra ansie personali e professionali, che spesso si traducono in vere e proprie “Sindromi da Corridoio”.
Cos'è il rapporto Censis-Eudaimon?
Il VIII Rapporto Censis-Eudaimon [1] sul welfare aziendale evidenzia l'importanza crescente del benessere lavorativo in Italia, con un focus sulla qualità della vita al lavoro e sulla salute fisica e mentale dei dipendenti.
L'indagine mostra che l'83,4% dei lavoratori considera prioritario che il lavoro contribuisca al benessere complessivo. Tuttavia, oltre il 30% dei lavoratori sperimenta stress e burnout, con un picco tra i giovani (47,7%) a causa di contratti precari e ambienti competitivi. Le cause principali del disagio includono responsabilità eccessive, stress legato all'orario di lavoro e la mancanza di supporto da parte dei datori di lavoro.
Il fenomeno della "sindrome da corridoio", che coinvolge 3 milioni di italiani, sottolinea l'interconnessione tra difficoltà professionali e personali, con impatti sulle relazioni interpersonali. I lavoratori chiedono maggiori servizi di supporto psicologico, tempo per sé stessi e attività fisiche, e desiderano flessibilità oraria, smart-working e politiche di conciliazione lavoro-famiglia.
Le aziende sono chiamate ad evolversi, passando da una concezione tradizionale del lavoro a un modello che promuove il benessere e il coinvolgimento, riconoscendo che investire nella salute mentale dei dipendenti è un fattore competitivo per il successo aziendale.
I numeri del disagio
L’indagine offre un quadro chiaro di come l’organizzazione lavorativa impatti sulla salute mentale e fisica delle persone. Per l’83,4% dei lavoratori italiani, è prioritario che il lavoro contribuisca positivamente al benessere complessivo (fisico e mentale). Si tratta di una richiesta forte, che se ignorata può portare a disagio e disaffezione.
I dati parlano chiaro: il 31,8% degli intervistati ha dichiarato di aver sperimentato almeno una volta sensazioni di esaurimento, estraneità e sentimenti negativi verso il proprio lavoro – sintomi riconducibili a forme di burnout, in particolare tra i giovani tra i 18 e i 34 anni, dove la percentuale sale al 47,7%, mentre si attesta al 23% nelle fasce più vicine alla pensione.
Tuttavia, un’analisi puramente anagrafica non basta a spiegare questo fenomeno. La difficoltà dei giovani lavoratori, infatti, è legata all’ingresso in ambienti di lavoro sempre più competitivi e sotto pressione, con contratti precari e prospettive di carriera incerte, un contesto molto diverso rispetto a quello delle generazioni precedenti.
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Disagio sul lavoro: una realtà diffusa
Un dato interessante smonta alcuni stereotipi legati al disagio lavorativo, spesso attribuito a problemi personali. Il 73% degli intervistati afferma di aver vissuto stress e ansia legati direttamente all’ambiente di lavoro, che viene spesso percepito come ostile. Inoltre, il 76,8% degli intervistati ha difficoltà a mantenere separate la sfera professionale e quella privata.
Tra le principali cause del disagio:
- Il 75,9% dei lavoratori si sente sopraffatto dalle responsabilità quotidiane, un carico emotivo che può diventare insostenibile, soprattutto per chi ha figli o familiari anziani a carico.
- Il 74% avverte un’eccessiva pressione durante l’orario di lavoro, con un conseguente calo della concentrazione e della soddisfazione personale.
- Il 67,3% lamenta la mancanza di adeguato supporto da parte del datore di lavoro.
- Il 68,5% ritiene che l’azienda non faccia abbastanza per promuovere un buon clima di lavoro.
Quando il contesto professionale non supporta i lavoratori nei momenti di difficoltà, si innesca un circolo vizioso che può portare il 36,7% degli intervistati a consultare uno psicologo o una psicologa.
La sindrome da corridoio
La “sindrome da corridoio” riguarda circa 3 milioni di italiani, ed è il risultato di un mix tra ansie lavorative e personali che si intrecciano, compromettendo il benessere individuale. Un quarto dei lavoratori (25,7%) riconosce che i problemi personali influenzano negativamente la loro performance lavorativa, causando un clima organizzativo teso e relazioni di lavoro più difficili.
Allo stesso modo, il 36,1% degli intervistati afferma che lo stress lavorativo si riflette nella propria vita familiare, peggiorando le relazioni con famigliari, parenti e amici.
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Le richieste dei lavoratori e lavoratrici per tutelare la salute mentale
Oggi, per garantire un benessere psicologico adeguato, i lavoratori chiedono strumenti di supporto, sia per la salute mentale che per una migliore gestione del tempo libero. I dati più significativi emersi sono:
- Il 63,5% dei lavoratori desidera un maggiore accesso a servizi di supporto per la salute mentale.
- L'89,4% chiede più tempo da dedicare a sé stessi e alle proprie passioni.
- L'86,2% vorrebbe trascorrere più tempo con amici e familiari.
- Il 78,9% desidera maggiori opportunità per praticare attività fisica.
- Il 73,9% chiede più spazio per hobby e interessi culturali.
- Il 79% richiede maggiori periodi di riposo.
Le aziende devono evolversi
Il cambiamento è necessario e urgente. I numeri parlano chiaro: le organizzazioni devono spostare il focus dal tempo trascorso al lavoro alla qualità del tempo produttivo, conciliandolo con la vita privata. Le tre principali richieste dei lavoratori sono:
- Flessibilità oraria
- Smart-working
- Politiche di conciliazione lavoro-famiglia
Le aziende sono chiamate a diventare luoghi o hub di benessere, dove ascolto, supporto e coinvolgimento sono i principi guida. I tradizionali pacchetti di benefit non sono più sufficienti: è necessario un ecosistema di servizi che supporti il benessere dei lavoratori, attraverso attività ricreative, sportive e sportelli di ascolto, accompagnati da un dialogo continuo sui temi legati al benessere.
Per approfondire:Rischio stress lavoro-correlato e prevenzione burnout
Il "buon lavoro"
Il Rapporto identifica i principali fattori che contribuiscono al benessere soggettivo dei lavoratori, tra cui:
- Per il 95% dei lavoratori, è fondamentale avere un buon rapporto con superiori e colleghi
- Per il 93,1% la possibilità di lavorare con autonomia è un fattore che stimola la crescita professionale e aumenta la fiducia in sé stessi
Salute mentale e produttività
Garantire la salute psicofisica dei lavoratori non è solo un obbligo di legge (D. Lgs. 81/2008), ma rappresenta anche un fattore competitivo fondamentale per il successo aziendale. Gli investimenti in welfare, formazione e supporto psicologico non devono essere visti come un costo, ma come un’opportunità strategica per creare un ambiente di lavoro più sano, produttivo e orientato al benessere.
Per approfondire:Harassment: la molestia sul luogo di lavoro
Fonti
- Leggi il rapporto completo: VIII Rapporto Censis_Eudaimon_1550.pdf