Stato vegetativo persistente

Salve,

in seguito a un'anossia cerebrale mio padre si trova in stato vegetativo persistente da diversi anni.
I medici con cui ho parlato mi hanno detto che è una situazione irreversibile quindi mi chiedo, considerando il fatto che la situazione è già compromessa e che è affetto da BPCO, se si debba procedere con una sedazione palliativa.

Dal punto di vista medico è opportuno rivolgersi all'unita di cure palliative?

E in caso di riacutizzazione della bpco sono indicati i trattamenti intensivi?

Grazie
[#1]
Dr. Stelio Alvino Anestesista 2.3k 115 15

Buongiorno, da come lei descrive il caso NON ritengo affatto che sia possibile una sedazione palliativa.... e a che pro?
Se non ho male interpretato mi sembra che non vi siano condizioni per cui vi sia sofferenza legata a un dolore fisico, come per esempio potrebbe essere per un paziente neoplastico terminale.
Per tanto, pur nella sua drammatica situazione, la terapia salvavita va effettuata di volta in volta in base alle esigenze che si dovessero rendere necessarie. Ecco perché non ha senso rivolgersi ad un servizio di cure palliative, salvo che per problemi riguardanti la sua alimentazione e la sua idratazione.
Generalmente per definizione, anche di Legge, le funzioni di un palliativista si inquadrano in quello che si ritiene l'ultimo periodo di vita del paziente (solitamente gli ultimi 90 gg) e non certo per una sedazione .
Pertanto In caso di riacutizzazione di un quadro di BPCO sarebbe opportuno intraprendere, senza accanimento, l'opportuna terapia.
Lei non mi dice se suo padre è tracheostomizzato ( questo sicuramente) in respiro spontaneo o connesso a un ventilatore automatico.
Piuttosto l'unico suggerimento che le do per cui potrebbe contattare tale servizio è quello che, tramite questo, potrebbe accedere a dei periodi di ricovero temporaneo di qualche settimana per il cosiddetto "sollievo familiare" in appositi Hospice.
Conosco bene infatti le problematiche relative alla gestione di situazioni così complesse.
Ecco, spero che in questo suggerimento possa esserle stato d'aiuto. Ovviamente il contatto è da effettuarsi attraverso il proprio curante.
Cordiali saluti

Per approfondire: Malati terminali: meglio a casa o in hospice?

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Dott. Stelio ALVINO

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