Nascita, morte e ipocondria

Buongiorno,

sono una donna di 31 anni.

iIl 15 Marzo 2013 sono diventata mamma di un bimbo fenomenale e il 16 Agosto 2013 ho perso mio padre dopo 6 mesi dalla diagnosi di tumore al pancreas.

Detto questo ho scoperto che mio padre aveva un tumore a 36 settimane di gravidanza quando l'ho scoperto mi sono messa in viaggio perché abito in Svizzera da ormai quattro anni l'ho raggiunto e il giorno dopo son rientrata a casa su sua richiesta, lui non voleva farmi sapere di essere stato ricoverato in oncologia perché non voleva causarmi dei problemi in gravidanza.

Da quel momento è cominciato il periodo piu' assurdo della mia vita non sono riuscita a godermi tranquillamente la nascita di mio figlio, non che io non sia stata contenta ma c'era un'emozione totalmente in contrasto con quello che stavo vivendo.

La nascita e la malattia....una malattia che fa paura.

A dieci gg dlla nascita di mio figlio abbiamo cominciato a fare due settimane in Italia e due in Svizzera con tutta la fatica che già di per sé, cio' puo' comportare per una neo-mamma.

L'ho fatto con il cuore e non ne sono pentita...l'ho fatto per far conoscere a mio padre suo nipote per dargli un speranza e un po' di positività...

Non sono mai stata una persona negativa, molto obiettiva e contenta della vita in quanto da piccola ho avuto una meningite fulminante e ritrovarmi ancora qui a scrivere è per me una grande fortuna.

Mio padre si è spento in un hospice dopo 6 mesi dove si è battuto come un leone, dopo 6 mesi dove raccontava a tutti delle sue speranze, dove mascherava....ma non con me....con me era chiaro e non nascondeva nulla di cio' che provava, notavo che in base alla persona che aveva davanti addolciva o meno la pillola....lui mi ha sempre reputato un portento della natura, la sua guerriera....e credo sia stato trasparente con me per questo motivo.

In quel periodo il suo portento non era pero' in grado di supportare il tutto....la nascita, la malattia ,la morte.....

Si è spento in hospice mi ha aspettata,ha aspettato che mia madre e mia sorella se ne andassero, sapeva non avrebbero retto( si lo so sembra assurdo).
Era sotto morfina da quasi 36 ore gli ho parlato e gli ho detto nell'orecchio "se vuoi andare, se sei stanco vai....io ci sono..."e mezz'ora dopo se ne è andato.

Ora razionalmente so che è stato giusto cosi,mi è costato molto pronunciare quelle parole ma da quel momento sono cominciate delle crisi d'ansia, ogni minimo dolore ho paura....ho paura di abbandonare mio figlio...di non poter viverlo e non poter vederlo crescere....è assurdo me ne rendo conto ma ci son giorni in cui ho paura di avere la malattia silente che ha ucciso mio padre e di essere impotente a riguardo.

La cosa è fresca e non so se col tempo passerà....spero seriamente perché vivere con ansie del genere é deleterio e controproducente.

Non so se questa mia reazione é normale...grazie per l'"ascolto-lettura"

Grazia
[#1]
Dr. Francesco Mori Psicologo, Psicoterapeuta 1.2k 33 31
Gentile utente,
da un lato sembra che lei tema di rivivere ciò che ha vissuto suo padre, ed a parti invertite ciò che è capitato a lei come figlia possa capitare al suo piccolo bebè. Non credo che rassicurarla su quanto questo sia improbabile (infatti improbabile non è impossibile.. ed in un certo senso lei ha ragione ad essere preoccupata... dipende dalla misura...) sia utile.
Vorrei farla ragionare anche sul ruolo ingrato che in un certo senso suo padre le ha assegnato. Quello della persona forte che può sopportare tutto, che può farsi carico degli aspetti più terribili della sua morte.
Anche se questo può averla fatta sentire una "privilegiata", forse, data anche la presenza del neonato, era un peso veramente eccessivo per lei.

Restiamo in ascolto

Dr. Francesco Mori
Psicologo, Psicodiagnosta, Psicoterapeuta
http://spazioinascolto.altervista.org/

[#2]
dopo
Utente
Utente
Grazie per la sua pronta risposta.

In parte mi rendo conto di essere un po' "arrabbiata" con lui.

Il giorno in cui lo misero sotto morfina non ci ho potuto parlare, scambiare le ultime battute e soprattutto non ho potuto avere quell'abbraccio che avrei tanto voluto.

Mia sorella era li....ma sono io che l'ho accompagnato nella "clinica riabilitativa"( mentendogli spudoratamente perché ne mia madre ne mia sorella avevano il coraggio di pronunciare la parola hospice, ma lo vedevo dai suoi occhi che sapeva benissimo dove stavamo andando), io che accoglievo le sue confidenze e sempre io che mi gestivo un neonato e tutte le emozioni che una nascita puo' comportare.

Questa cosa è scaturita in un sogno fatto piu' o meno una decina di giorni dalla sua scomparsa.

Ho sognato che si alzava dal letto dell'hospice che riprendeva peso che mi ringraziava di "averlo lasciato andare" perché ora stava bene e mi ha abbracciato....quell'abbraccio che avrei voluto accadesse nella reltà.
Alla mia osservazione del "si, tu stai bene ma noi? "
lui mi ha risposto"Imparerete a stare anche senza di me come si imparano tutte le altre cose...".


Deve sapere che sono sempre stata una testa calda ma non ho mai avuto paura di mostrare i miei sentimenti positivi o negativi che fossero.

Nella mia famiglia sono la forte ma sono anche quella che abbraccia,da baci e incoraggia....né mia sorella né mia madre né mio padre sono persone che manifestano il loro affetto, non è una colpa ma è una constatazione.

Ora mi ritrovo ad essere un po' arrabbiata con la vita o con lui che mi ha abbandonata? Non ne ho idea.... so che è una sensazione che mi fa stare male perché fuori da ogni logica.

Come posso essere arrabbiata con lui?...

Grazie
[#3]
Dr. Francesco Mori Psicologo, Psicoterapeuta 1.2k 33 31
Gentile utente,
la rabbia può essere solo una parte, non il tutto delle emozioni che prova per suo padre, intendevo provare a mostrargliela per renderle le cose più chiare. Accompagnare fino alla fine una persona, in particolare se cara, è forse una delle esperienze più difficile ma al tempo stesso arricchenti che ci possono capitare. Quell'abbraccio mancato è probabilmente solo un granello di sabbia, rispetto a tutti quelli dati. Adesso credo che, pur continuando a ricordare suo padre, debba occuparsi dell'altra persona che deve accompagnare nella crescita.
Certamente è stato un periodo molto stressante per lei, che ne dice di appoggiarsi a qualcuno in questa fase? Magari suo marito.
Essere forti è "bello". E' bello però anche appoggiarsi.
In bocca al lupo
[#4]
dopo
Utente
Utente
Ed eccomi ancora qui a scrivere.
Stanotte mi sono svegliata di scatto in preda al panico perché mi formicolavano le dita delle mani....e via a cercare in internet cosa poteva essere.
Non riesco a vivere tranquilla...vado in panico ad ogni segnale che il mio corpo da, seppur fisiologici.
Ho paura che qualcosa possa portarmi via dal mio bimbo e a Giugno mi sposerò. ...ma ho paura di non arrivarci....
mi sento stanchissima e spesso mi gira la testa(lo chiamo così. ..ma e piu come se fossi fisicamente li ma mentalmente no) e non ho fame come prima.
Che posso fare? Quello che sto vivendo ora è l'opposto della mia persona. ....non sono mai stata così e tutto ciò mi destabilizza.
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