Endocardite batterica su valvola nativa

Buonasera,
sono uno studente di medicina, e vi scrivo per chiedervi un parere circa il caso occorso a mio padre (65 anni), entrato in ospedale per febbre non responsiva a farmaci in seguito a endocardite settica da MRSA su valvola nativa, partito verosimilmente da un callo al piede su cui aveva avuto una osteomielite 15 anni fa.

In anamnesi, osteomielite 15aa fa risolta e diabete mellito in buon compenso. Lieve ipertensione arteriosa.

Entra in ospedale (spoke) per febbre resistente a farmaci, in condizioni generali buone. Esordio subdolo con febbre alta ma sporadica.
Nei giorni del ricovero in malattie infettive peggiora il quadro, con frequenti episodi di broncospasmo fino a dover posizionare CPAP.
Impostata terapia antibiotica prima empirica, e successivamente mirata su emocoltura con Daptomicina (dall'emocoltura: MIC per Vanco<0,25, Daptomicina 0,5).

In qualche giorno peggioramento della sintomatologia, fino a entrare in stato settico. Viene eseguito un ecocardio che evidenzia una massa flottante fra atrio e ventricolo, di dimensione di circa 2cm. Funzionalità cardiaca non compromessa, persisteva ritmo da FA prima non precedentemente noto. Il transesofageo verrà eseguito dopo 5 giorni circa dalla diagnosi, in rianimazione dello spoke, in quanto non era presente in ospedale il medico preposto a farlo, e a detta dell'infettivologo non avrebbe fatto la differenza.

Dopo nostra grande insistenza viene trasferito 10 giorni dopo presso il centro Hub dotato di cardiochirurgia-TI, che dà indicazione alla sostituzione valvolare ma solo dopo qualche giorno e dopo aver cambiato l'antibiotico con la Vancomicina a cui risponde immediatamente con un dimezzamento dei bianchi. Infatti a loro detta era opportuno prima gestire la setticemia col nuovo antibiotico e tre giorni dopo operarlo, per quanto fosse a rischio l'intervento. La sensazione è stata di essere arrivati tardi, in quanto oramai era ventilato in NIV e in condizioni generali precarie. Purtroppo nel frattempo subentrano due episodi embolici precui morirà dopo 5 giorni di degenza in rianimazione.

Gli interrogativi sono molti, e ci lascia perplessa la gestione del caso da parte dell'ospedale Spoke, in particolare:
- Dalla diagnosi di endocardite, non è opportuno trasferire immediatamente il paziente presso una CCHTI oppure contattare il cardiochirurgo per definire il timing chirurgico? Nell'ospedale Spoke si è sempre detto che il cardiochirurgo sarebbe stato contattato DOPO la risoluzione dello stato settico.

- L'antibiotico terapia è corretta? Nella CCHTI è stata variata immediatamente al suo arrivo, e in effetti ha immediatamente risposto positivamente. Dalle linee guida che ho trovato, infatti la Vanco sembrerebbe l'antibiotico di prima scelta per l'MRSA su valvola nativa.

Per quanto oramai non possa cambiare la situazione, sento la necessità di voler comprendere cosa è successo.
Un grande ringraziamento a chi vorrà dedicare del tempo per rispondere.
[#1]
Dr. Giuseppe Iaci Cardiochirurgo 922 51 2
Non è possibile dare una risposta senza un attento esame della cartella clinica, ma non mi sembra di riscontrare,nei tempi e nei modi una condotta francamente errata da parte dei curanti, soprattutto in considerazione della risposta alla terapia medica, le dimensioni della massa e l'assenza di episodi embolici nei primi giorni di terapia.
Si tratta di una patologia molto aggressiva e difficile da trattare e soprattutto tra i diversi centri non sono univoche le strategie e l'aggressività nel timing chirurgico.

GI

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