Complicanze post ablazione transcatetere di tachicardia atriale multifocale atrio destro
Buongiorno, sono Stefano e sono un ragazzo di 27 anni.
Mi sono sottoposto nell'agosto del 2018 ad ablazione per risolvere una tachicardia atriale multifocale dell'atrio destro.
Mi sono operato a Cotignola, dove c'è una clinica specializzata per il trattamento delle aritmie.
Queste tachicardie improvvise le avevo sin da bambino, per cui ci ho convissuto per circa 15 anni.
Sono qui a scrivervi perchè in effetti ho avuto delle complicanze da quando ho eseguito l'operazione.
Dopo essere stato dimesso dall'ospedale il cuore non voleva saperne di scendere di frequenza.
Avevo oltre i 100 bpm in situazioni di completo riposo.
Tant'è che sono ritornato alla clinica e parlando con un aritmologo dell'equipe che mi ha operato si è optato per tentare un farmaco che permettesse di abbassare tale frequenza così fastidiosa.
Inizialmente provai il Verapamil, senza successo.
Allora, parlando col medico, mi è stato detto che questa tachicardia sinusale in situazioni di riposo poteva essere nata da un'infiammazione del nodo seno atriale.
Questo perchè durante la fase di ablazione sarebbero andati molto vicini al nodo per bruciare una delle cause dell'aritmia.
Di conseguenza sembra che si sia creato uno squilibrio nel sistema nervoso autonomo, in particolare nel sistema nervoso parasimpatico.
Poichè la frequenza resta alta e non si abbassa di per sè.
Il farmaco che mi viene consigliato di assumere è Ivabradina 5mg.
La assumo per diversi mesi dato che mi crea benefici e la frequenza scende a valori normali.
Passa un po' di tempo e avverto che quella pastiglia non funziona più.
La interrompo.
Mi informo con altri cardiologi e mi viene consigliato di iniziare con un betabloccante, il bisoprololo 1, 25mg (dosaggio più basso possibile).
Questo nel 2020.
Con questo farmaco riesco finalmente a stare bene e la frequenza cardiaca risponde molto bene.
Da circa 4 anni assumo il betabloccante.
C'è un altro fatto di cui non ho parlato e che in questi anni ho camuffato, sottovalutandolo probabilmente.
Cioè che da quando mi sono operato, oltre che avere una frequenza alta a riposo e sentirmi affaticato (senza pastiglia), avverto un appiattimento delle emozioni.
Mi sento molte volte come se non riuscissi a provare piacere anche nel fare qualcosa che mi piace.
Da quello che ho capito, credo proprio mi sia stata danneggiata qualche cellula del sistema nervoso parasimpatico nella zona del cuore.
A riprova di questo, mi accorgo anche di un'altra cosa: quando faccio uno sforzo fisico, oppure interrompo un respiro profondo, la frequenza è più fastidiosa e più alta per tutta la giornata.
Quello che mi chiedo ora è: c'è un modo per curare questo probabile danneggiamento?
O se c'è qualche esame specifico che posso fare per individuare di quale problematica si tratti.
Spero sia tutto chiaro.
Ci sono dietro da tanto tempo...
P. S: ad oggi sporadicamente ho ancora dei casi di aritmia.
Ho notato che mi vengono specialmente in fase di salto.
Ringrazio in anticipo per il vostro aiuto.
Stefano
Mi sono sottoposto nell'agosto del 2018 ad ablazione per risolvere una tachicardia atriale multifocale dell'atrio destro.
Mi sono operato a Cotignola, dove c'è una clinica specializzata per il trattamento delle aritmie.
Queste tachicardie improvvise le avevo sin da bambino, per cui ci ho convissuto per circa 15 anni.
Sono qui a scrivervi perchè in effetti ho avuto delle complicanze da quando ho eseguito l'operazione.
Dopo essere stato dimesso dall'ospedale il cuore non voleva saperne di scendere di frequenza.
Avevo oltre i 100 bpm in situazioni di completo riposo.
Tant'è che sono ritornato alla clinica e parlando con un aritmologo dell'equipe che mi ha operato si è optato per tentare un farmaco che permettesse di abbassare tale frequenza così fastidiosa.
Inizialmente provai il Verapamil, senza successo.
Allora, parlando col medico, mi è stato detto che questa tachicardia sinusale in situazioni di riposo poteva essere nata da un'infiammazione del nodo seno atriale.
Questo perchè durante la fase di ablazione sarebbero andati molto vicini al nodo per bruciare una delle cause dell'aritmia.
Di conseguenza sembra che si sia creato uno squilibrio nel sistema nervoso autonomo, in particolare nel sistema nervoso parasimpatico.
Poichè la frequenza resta alta e non si abbassa di per sè.
Il farmaco che mi viene consigliato di assumere è Ivabradina 5mg.
La assumo per diversi mesi dato che mi crea benefici e la frequenza scende a valori normali.
Passa un po' di tempo e avverto che quella pastiglia non funziona più.
La interrompo.
Mi informo con altri cardiologi e mi viene consigliato di iniziare con un betabloccante, il bisoprololo 1, 25mg (dosaggio più basso possibile).
Questo nel 2020.
Con questo farmaco riesco finalmente a stare bene e la frequenza cardiaca risponde molto bene.
Da circa 4 anni assumo il betabloccante.
C'è un altro fatto di cui non ho parlato e che in questi anni ho camuffato, sottovalutandolo probabilmente.
Cioè che da quando mi sono operato, oltre che avere una frequenza alta a riposo e sentirmi affaticato (senza pastiglia), avverto un appiattimento delle emozioni.
Mi sento molte volte come se non riuscissi a provare piacere anche nel fare qualcosa che mi piace.
Da quello che ho capito, credo proprio mi sia stata danneggiata qualche cellula del sistema nervoso parasimpatico nella zona del cuore.
A riprova di questo, mi accorgo anche di un'altra cosa: quando faccio uno sforzo fisico, oppure interrompo un respiro profondo, la frequenza è più fastidiosa e più alta per tutta la giornata.
Quello che mi chiedo ora è: c'è un modo per curare questo probabile danneggiamento?
O se c'è qualche esame specifico che posso fare per individuare di quale problematica si tratti.
Spero sia tutto chiaro.
Ci sono dietro da tanto tempo...
P. S: ad oggi sporadicamente ho ancora dei casi di aritmia.
Ho notato che mi vengono specialmente in fase di salto.
Ringrazio in anticipo per il vostro aiuto.
Stefano
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Il beta bloccante puo' agire sul sistema nervoso centrale (apatia, a volte depressione, sogni vividi e talora incubi...).
Quindi provi a cambiare beta bloccante (esaempio propanololo)
cecchini
Quindi provi a cambiare beta bloccante (esaempio propanololo)
cecchini
Dr. Maurizio Cecchini - Cardiologo - Universita' di Pisa
www.cecchinicuore.org
Medicina di Emergenza ed Urgenza e Pronto Soccorso
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 269 visite dal 15/08/2024.
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