Infarto miocardico acuto non q

Salve, sono un uomo di 40 anni che due mesi fà ha avuto un episodio di infarto miocardico acuto non Q. Durante la notte sono stato svegliato di soprassalto da un rumore del fatto verso le 4:30, mi sono alzatro e quando sono tornato a letto ho sentito un fastidio in petto che piano piano investiva anche la zona intrascapolare. Il fastidio, non dolore, era accompagnato da un leggero bruciore di stomaco. Il fastidio mi impediva di dormire e girandomi nel letto nelle varie posizioni non smetteva. Mio padre è un cardiopatico e vista la sua esperienza, mi sono preoccupato che quello che sentivo era un attacco di cuore. Non ho mai fumato in vita mia, non stramangio e non prendo caffé. Il fastidio "acuto" è durato 15 minuti iniziando a scemare gradualmente non avvertendo più il bruciore di stomaco e non avendo mai avuto formicolii alle braccia. Dopo un'ora dall'inizio del fastidio sono andato al pronto soccorso dove mi hanno fatto l'ECG che sembrava normale ma l'esame degli enzimi ha evidenziato la troponina in crescita (0.6). Così mi hanno ricoverato in UTIC dove sono stato loro ospite per una settimana. Mi sono sottoposto a coronarografia e il risultato è stato "Coronarie angiograficamente indenni. Lieve disfunsione contratte globale e ipocinesia della parete anteriore". Insomma coronarie pulite con una tendenza allo sparmo della coronaria destra e danno miocardico praticamente trascurabile.
Un inciso: nei giorni di ricovero mi era arrivata a casa il responso delle analisi del sangue conseguenti alla donazione fatta un mese prima dell'infarto, con un valore mai osservato prima nelle mie analisi: trigliceridi a 225 (colesterolo mai superiore a 180-200). Dopo una settimana sono stato dimesso e dopo 15 gg ho fatto l'ECG sottosforzo con esito negativo: massima intensita al 100% della frequenza. Mi hanno applicato la procedura del caso e mi si dice che la sua applicazione permetta di vivere più a lungo rispetto a chi non la segue... il problema è: quanti casi come il mio sono compresi nel paniere statistico che determina questa procedura? Sono tutto lividi e bozzi che escono a caso, ho talvolta una specie di sensibilità a livello "polmonare" e qualche volta mi sento affannato: mi sembra di ricondurre questo in conseguenza all'assunzione dei medicinali che costituiscono la mia terapia: Plavix, Altiazem, Cardoaspirina, Torvast e Lansoprazolo.
Ovviamente sono a dieta (evito il più possibile carni e formaggi, cercando di limitare l'uso dei carboidrati), cerco di non fare una vita troppo sedentaria (per quanto me lo consenta il mio lavoro da ingegnere impiegato). Faccio il pendolare da 6 anni, e mi domando quanto possano influire in tutto questo le "incazzature" con le FFSS o la mancanza di sonno dovuto alle alzatacce...
Qualcuno può aiutarmi a capire cosa mi sia successo e in che modo posso modificare la mie abitudini per evitare di prendere farmaci che in questo caso mi sembrano provocare più danni che benefici?
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Dr. Vincenzo Martino Cardiologo 6.6k 209 2
Gentile utente,
la sintomatologia da lei riferita è in parte dovuta al progressivo ripristino della sua efficienza fisica; i farmaci da lei assunti, rientrano nel protocollo delle sindromi coronariche acute come stabilito da studi scientifici internazionali per la prevenzione di eventuali eventi cardiovascolari futuri e di regola non vanno sospesi. E' ovvio che le modifiche dietetiche e in generale una riduzione dello stress sarebbe di certo auspicabile, ma se tutto ciò è difficile a realizzarsi, almeno si è protetti dalla terapia farmacologica. Saluti

Dr. Vincenzo MARTINO

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dopo
Utente
Utente
La ringrazio moltissimo per la sua risposta: avrei bisogno di ulteriori chiarimenti. Cosa posso fare per riuscire a risalire alla causa del malore, senza la quale, Lei converrà con me, che è difficile ritenere efficace l'applicazione di un qualsiasi protocollo studiato su campioni che possono risultare non aderenti al caso specifico.
Quanto ritiene importante lo stress in tutto questo? Può essere da solo causa di tali effetti?
Oggi ritengo di fare una vita salubre e rigorosa: ho perso 4 chili dalla data del mio infarto e il mio colesterolo è sceso sotto i 120. Sento che l'applicazione di questo protocollo non è aderente alla realtà della mia situazione, non sono contro l'applicazione dei farmaci in genere, ma non preferisco percorrere l'incerto per evitare l'incerto. Spero lei possa aiutarmi a vedere un po' di luce.
Distinti saluti
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Dr. Vincenzo Martino Cardiologo 6.6k 209 2
Gentile utente, certamente lo stress lavorativo, la sedentarietà, la dislipidemia e soprattutto la familiarità, sono tra i fattori che più frequentemente vengono chiamati in causa tra quelli predisponenti la cardiopatia ischemica. E' ovvio che lei con la dieta, con modifiche se possibili di vita lavorativa, può cambiarne alcuni di essi, ma di certo non può cambiare una eventuale predisposizione genetica o l'avanzamento dell'età. Gli studi in definitiva dimostrano che il trattamento farmacologico, come le dicevo, allunga non solo la vita, ma riduce anche la possibilità di eventi futuri. Quello che lei non accetta, ed è comune a molti, è la sua condizione di paziente perchè lei in realtà "non si sente un malato", e quindi ritiene inutili le terapie, che invece hanno validamente dimostrato la loro efficacia per il suo futuro. Non pensi all'oggi, ma veda nell'ottimismo il domani.
Saluti

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