Subocclusione intestinale ricorrente

Buongiorno,
ho 32 anni e sono affetta da adenocarcinoma scarsamente differenziato originario dall'appendice. Dagli ultimi accertamenti le due massi presenti (una sull'utero e una sull'uretere) risultano stabili, con presenza di microcarcinosi al peritoneo.
Negli ultimi 24 mesi ho subito 3 interventi in laparotomia, con l'asportazione di entrambe le ovaie ed emicolectomia destra e resezione parziale dell'uretere destro.
Uno di questi interventi è stato per urgenza a causa di una emoraggia interna.
Ad oggi sono in cura con Cisplatino e Capacetabine.
Da aprile accuso frequenti episodi di subocclusione intestinale, dovuti, secondo le TAC effettuate, a fenomeni aderenziali e ad una parziale torsione di un tratto di intestino. Le TAC segnalano le anse ileali distese con altri livelli idroaerei.
Tutti gli episodi si sono risolti nell'arco di qualche giorno con accesso al pronto soccorso e l'inserimento di sondino nasogastrico e varie terapie via flebo.
Da circa 5 settimane i sintomi di questa subocclusione non mi abbandonano mai, ho molto gonfiore intestinale e accentuati borborigmi (molto imbarazzanti per altro). Ho dolorissime fitte che si manifestano sempre con la sensazione che qualcosa nell'intestino "tenti di passare", sempre seguite da forti gorgoglii.
Nell'arco della giornata il fenomeno peggiora, gonfiando sempre di più e costringendomi a sdraiarmi su un fianco per non accusare dolore.
Alcuni giorni mi è impossibile anche recarmi al lavoro.
Ho consultato tre chirurghi, ottenendo due pareri completamente opposti.
Secondo uno di loro è indispensabile un intervento che preveda una stomia decompressiva, quasi certamente permanente.
Secondo gli altri due, essendo il problema dovuto a delle aderenze, l'intervento risulta inutile, in quanto il problema si ripresenterebbe. Mi sconsigliano quindi un intervento e dicono di convivere con il problema, mantenendo molli le feci ed evitando cibi che fermentano, bevendo molta acqua e tentando di fare movimento tutti i giorni.
Vorrei sapere la vostra opinione a riguardo di un intervento, e se è davvero indispensabile questa stomia (non potrei accettarla) o se esistono tecniche di intervento differenti che permettano di risolvere, o anche solo migliorare questo problema che sta diventando ingestibile e invalidante.
Grazie per l'attenzione e buon lavoro,
L.
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Dr. Felice Cosentino Gastroenterologo, Chirurgo apparato digerente, Chirurgo generale, Colonproctologo 71.9k 2.3k
Gentile sig.ra,

i chirurghi hanno espresso le due possibili soluzioni, che condivido.

La prima da attuare è quella proposta dal secondo chirurgo >> mantenendo molli le feci ed evitando cibi che fermentano, bevendo molta acqua e tentando di fare movimento tutti i giorni << .

La seconda opzione è valida quando le crisi subocclusive sono subentranti o non risolvibili.

C'è comunque una terza soluzione che è quella, in caso di crisi non risolvibile, di effettuare una laparotomia e valutare se le condizioni addominali possano consentire lo sbrigliamento delle anse. Ovviamente, ogni intervento chirurgico non può che favorire, in futuro, ulteriori fenomeni aderenziali.

Un cordiale saluto ed auguri




Dr Felice Cosentino Gastroenterologo Endoscopista - Milano (Clinica la Madonnina), Monza (Wellness Clinic Zucchi)- Reggio C (Villa Sant'Anna)

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Dr. Andrea Favara Gastroenterologo, Chirurgo apparato digerente, Colonproctologo, Chirurgo generale 27.1k 672
In linea di massima credo condivisibile ricorrere ad un intervento ed eventualmente ma non necessariamente a stomia solo in caso di occlusione non risolvibile con terapia medica. La situazione poi deve essere valutata nello specifico per un parere piu' completo. auguri!

Dottor Andrea Favara

http://www.andreafavara.it

[#3]
Utente
Utente
L'oncologa che segue il mio caso e i chirurghi che hanno sconsigliato l'operazione si sono consultati tra loro e mi hanno comunicato che non vedono motivo di ricorrere con fretta alla chirurgia per risolvere il problema (che comunque per me rimane invalidante visti i disagi e i dolori che mi provoca).
Suggeriscono però che potrebbe esserci la possibilità di intervenire ugualmente anche con lo scopo di valutare direttamente l'avanzamento della malattia. Dalla TAC non si riesce a valutare con esattezza le cause della subocclusione, ipotizzando che sia dovuta a fenomeni aderenziali ma non escludendo che possa essere dovuta alla malattia.
In passato ho effettuato sia PET che Scintigrafia con Octreoscan, entrambe negative.
Vorrei chiedervi cosa consigliereste di fare ad un vostro paziente, se operarsi oppure no, anche in luce di eventuali benefici e effetti collaterali dovuti all'intervento.
Statisticamente, in un caso simile, quanto è la possibilità di risolvere la subocclusione senza dover fare una stomia?
Grazie per la vostra disponibilità,
L.
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Dr. Felice Cosentino Gastroenterologo, Chirurgo apparato digerente, Chirurgo generale, Colonproctologo 71.9k 2.3k
Personalmente adotterei la chirurgia solo se strettamente necessaria ed è difficile fare previsioni sul futuro: ogni paziente ha la sua storia che non è confrontabile con quella degli altri.


Auguroni

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Dr. Andrea Favara Gastroenterologo, Chirurgo apparato digerente, Colonproctologo, Chirurgo generale 27.1k 672
Se le eventuale riesplorazione ha lo scopo di verificare l 'evoluzione della malattia e l' esito determina diverse opzioni terapeutiche (chirurgiche, chemioterapiche o di altro tipo) allora il discorso cambia, ma è un' indicazione completamente diversa da quella per crisi occlusive.
In un caso come il suo la stomia, anche se difficilmente tradicibile in numeri percentuali, è sicuramente una possibilità da considerare e ritenere possibile.