Intervento al v dito della mano dx ...si o no?
Gent.mi Medici
Anni fa ho subito un incidente aut. ke mi ha causato la quasi totale immobilità del V dito della mano dx.(fu coinvolto l'intero arto con ferite più o meno gravi, oltre alla lacerazione dei tendini estensori del III, IV e V dito).A seguito di intervento eseguito d’urg. il dito ne risultò deformato a causa della perdita di frammenti ossei tra I e II falange che fecero si da accorciare e far deviare accentuatamente il dito verso il lato esterno(dx)della mano.Inoltre le articolazioni tra le dette f. furono totalmente deficitate,tanto da non permettermi di piegare l’articolazione nemmeno forzatamente;tra II e III f. invece, si riportò un deficit di estensione, causando la posizione“a martello”in situazioni di rilassamento(quindi l’impossibilità di estendere il dito);In ogni caso rimase la possibilità di piegare la III f. a seguito di estensione forzata (indiretta) della stessa.Tutto il resto della mano fu recuperato(a parte cicatrici varie)e i tendini furono ricomposti.
Successivamente sono stato operato,prima,da un“rinomato”Chirurgo che applicò 3fili di K. sul dito(2 longitudinalmente,per tenerlo diritto,e 1 in posizione obliqua a livello dell’articolazione tra I e II f.).Tale operazione non portò ad alcun risultato positivo,anzi a seguito di una svista da parte del precitato “Medico”, all’interno del mio dito restò infilzato il detto filo di K. per mesi, erroneamente non rimosso in quanto si era incarnato durante la degenza(ne rimosse quindi 2su3),pertanto fu necessario un altro intervento che servì ad asportare il suddetto filo,che a seguito della sua permanenza, provocò un callo osseo che deformò ulteriormente il dito.
dopo mesi subii il III ed ultimo intervento, e qui il dito tornò diritto(o quasi),ma l’articolazione tra la I e la II f. rimase fuori uso e tutto il resto restò invariato, anche se con qualche cicatrice in più.
Da allora non volli più saperne di rimettermi sotto i ferri,e da anni convivo con questo leggerissimo handicap che mi permette di potere fare quasi tutto, ma che mi crea qualche problema legato perlopiù all’estetica.
Oggi medito sull’ipotesi di trovare una soluzione per ridare quanto meno forma al mio dito e magari un pò di apparenza a tutta la mano piena di cicatrici(una delle quali, tra l’altro, mi crea fastidio per eccessiva sensibilità della parte).Vorrei che venisse rimosso quel callo osseo in esubero formatosi a seguito dei precedenti interventi;Vorrei che si facesse in modo di far rimanere estesa la parte tra II e III f.,ma facendo si che non si precludesse la possibilità di piegare la detta parte.Tutto ciò premesso chiedo aGli Spettabili Medici se ciò che desidero possa comportare un intervento di complicata risoluzione e se possa valere la pena tentare nuovamente un intervento che mi ridia tuttele normali funzionalità del dito, considerato che sotto i ferri dovrei comunque ritornarci.
È inoltre possibile coniugare un intervento di c.ortopedica con uno di c. plastica?
grazie x l'attenzione
Anni fa ho subito un incidente aut. ke mi ha causato la quasi totale immobilità del V dito della mano dx.(fu coinvolto l'intero arto con ferite più o meno gravi, oltre alla lacerazione dei tendini estensori del III, IV e V dito).A seguito di intervento eseguito d’urg. il dito ne risultò deformato a causa della perdita di frammenti ossei tra I e II falange che fecero si da accorciare e far deviare accentuatamente il dito verso il lato esterno(dx)della mano.Inoltre le articolazioni tra le dette f. furono totalmente deficitate,tanto da non permettermi di piegare l’articolazione nemmeno forzatamente;tra II e III f. invece, si riportò un deficit di estensione, causando la posizione“a martello”in situazioni di rilassamento(quindi l’impossibilità di estendere il dito);In ogni caso rimase la possibilità di piegare la III f. a seguito di estensione forzata (indiretta) della stessa.Tutto il resto della mano fu recuperato(a parte cicatrici varie)e i tendini furono ricomposti.
Successivamente sono stato operato,prima,da un“rinomato”Chirurgo che applicò 3fili di K. sul dito(2 longitudinalmente,per tenerlo diritto,e 1 in posizione obliqua a livello dell’articolazione tra I e II f.).Tale operazione non portò ad alcun risultato positivo,anzi a seguito di una svista da parte del precitato “Medico”, all’interno del mio dito restò infilzato il detto filo di K. per mesi, erroneamente non rimosso in quanto si era incarnato durante la degenza(ne rimosse quindi 2su3),pertanto fu necessario un altro intervento che servì ad asportare il suddetto filo,che a seguito della sua permanenza, provocò un callo osseo che deformò ulteriormente il dito.
dopo mesi subii il III ed ultimo intervento, e qui il dito tornò diritto(o quasi),ma l’articolazione tra la I e la II f. rimase fuori uso e tutto il resto restò invariato, anche se con qualche cicatrice in più.
Da allora non volli più saperne di rimettermi sotto i ferri,e da anni convivo con questo leggerissimo handicap che mi permette di potere fare quasi tutto, ma che mi crea qualche problema legato perlopiù all’estetica.
Oggi medito sull’ipotesi di trovare una soluzione per ridare quanto meno forma al mio dito e magari un pò di apparenza a tutta la mano piena di cicatrici(una delle quali, tra l’altro, mi crea fastidio per eccessiva sensibilità della parte).Vorrei che venisse rimosso quel callo osseo in esubero formatosi a seguito dei precedenti interventi;Vorrei che si facesse in modo di far rimanere estesa la parte tra II e III f.,ma facendo si che non si precludesse la possibilità di piegare la detta parte.Tutto ciò premesso chiedo aGli Spettabili Medici se ciò che desidero possa comportare un intervento di complicata risoluzione e se possa valere la pena tentare nuovamente un intervento che mi ridia tuttele normali funzionalità del dito, considerato che sotto i ferri dovrei comunque ritornarci.
È inoltre possibile coniugare un intervento di c.ortopedica con uno di c. plastica?
grazie x l'attenzione
[#1]
I chirurghi della mano, normalmente, hanno competenza anche di chirurgia plastica (relativamente alla mano), per cui la correzione chirurgica di cicatrici retraenti, cordiniformi o semplicemente antiestetiche dovrebbe essere tranquillamente alla loro portata.
La risoluzione dell'ipersensibilità in sede di cicatrice potrebbe dipendere da un "neuroma" (cioè un danno verificatosi su un ramo nervoso) di un rametto sensitivo che potrebbe essere rimasto coinvolto nella stessa cicatrice: anche in questo caso non ci dovrebbero essere problemi.
Circa la correzione della flessione tra II e III falange (dito a martello), si potrebbe tentare un intervento ma solo se non c'è rigidità passiva dell'articolazione I.F.D. (interfalangea distale): in caso contrario, conviene tenere la III falange in posizione semiflessa (facilita la prensione).
Infine, la rimozione del callo osseo esuberante (se effettivamente di questo si tratta), può essere effettuata.
Cordiali saluti.
La risoluzione dell'ipersensibilità in sede di cicatrice potrebbe dipendere da un "neuroma" (cioè un danno verificatosi su un ramo nervoso) di un rametto sensitivo che potrebbe essere rimasto coinvolto nella stessa cicatrice: anche in questo caso non ci dovrebbero essere problemi.
Circa la correzione della flessione tra II e III falange (dito a martello), si potrebbe tentare un intervento ma solo se non c'è rigidità passiva dell'articolazione I.F.D. (interfalangea distale): in caso contrario, conviene tenere la III falange in posizione semiflessa (facilita la prensione).
Infine, la rimozione del callo osseo esuberante (se effettivamente di questo si tratta), può essere effettuata.
Cordiali saluti.
Dr. Giorgio LECCESE
NB: il consulto online non può nè deve sostituire la visita reale
[#2]
Utente
Ringrazio per aver cercato di comprendere il mio problema se pur esposto non in gergo corretto.
Ed è logico che non si può fare una diagnosi non avendo sott’occhio il problema.
Lei mi dice che intervenire sia sui problemi articolari che su quelli più superficiali della pelle sarebbe cosa fattibile, ma secondo Voi sarebbe tutto conciliabile in un unico intervento?
Inoltre, relativamente al problema tra II e III falange, penso che non ci sia rigidità passiva.
In pratica non riesco a estendere il dito volontariamente, ma se afferro un oggetto che costringe la parte a estendersi, volontariamente riesco a fare forza flettendo la parte per afferrarlo. In sostanza funziona la flessione, ma non la estendo volontariamente…. Non c’è rigidità passiva..no?
Se un intervento del genere si può fare, per quanto tempo la mano dovrà rimanere immobilizzata?
Grazie ancora
Ed è logico che non si può fare una diagnosi non avendo sott’occhio il problema.
Lei mi dice che intervenire sia sui problemi articolari che su quelli più superficiali della pelle sarebbe cosa fattibile, ma secondo Voi sarebbe tutto conciliabile in un unico intervento?
Inoltre, relativamente al problema tra II e III falange, penso che non ci sia rigidità passiva.
In pratica non riesco a estendere il dito volontariamente, ma se afferro un oggetto che costringe la parte a estendersi, volontariamente riesco a fare forza flettendo la parte per afferrarlo. In sostanza funziona la flessione, ma non la estendo volontariamente…. Non c’è rigidità passiva..no?
Se un intervento del genere si può fare, per quanto tempo la mano dovrà rimanere immobilizzata?
Grazie ancora
[#3]
Teoricamente si potrebbe fare tutto in un unico intervento.
Sicuramente non c'è l'estensione attiva della terza falange (falange ungueale); per vedere se c'è rigidità passiva, deve provare ad estenderla con l'altra mano, afferrando la falange con pollice e indice: se in questo modo si estende, vuol dire che c'è solo deficit dell'estensione attiva, mentre se ha difficoltà a tirarla su, c'è anche la rigidità (in questo caso, non ha senso tentare di riparare il tendine estensore).
Sui tempi di immobilizzazione, non sono brevi (almeno un mese e mezzo).
Cordiali saluti.
Sicuramente non c'è l'estensione attiva della terza falange (falange ungueale); per vedere se c'è rigidità passiva, deve provare ad estenderla con l'altra mano, afferrando la falange con pollice e indice: se in questo modo si estende, vuol dire che c'è solo deficit dell'estensione attiva, mentre se ha difficoltà a tirarla su, c'è anche la rigidità (in questo caso, non ha senso tentare di riparare il tendine estensore).
Sui tempi di immobilizzazione, non sono brevi (almeno un mese e mezzo).
Cordiali saluti.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 3.9k visite dal 02/09/2010.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.