Ipertiroidismo cronico
gent.li dottori,
soffro ormai da una quindicina di anni di ipertiroidismo, la diagnosi del medico di Lugano che mi cura è tiroidite di Hashimoto (con anticorpi antirieglobulina, anti perossidassi sempre molto alti e anti recettori del TSH con varie oscillazioni).
In Italia si parla di morbo di Basedow senza segni di oftalmopatia.
la cura indicata in questi anni è stata col neo - mercazole (carbimazolo), 5 mg, nelle fasi acute aumentato a 4 pst.
la sintomatologia è sempre quella di tachicardia in fase acuta (fino 100 di frequenza) e profonda stanchezza.
si verificano nell'arco di un anno fino a 4 fasi di riacutizzazione che nell'arco di 15 gg recrediscono a livelli tireostatici.
il problema è che il mio medico di base (endocrinologo) sta spingendo verso l'intervento di tiroidectomia totale, mentre lo specialista di Lugano, pur dichiarando di non esserne contrario, tende a rimandare questa risoluzione vista l'estrema sensibilità fisica che comporta estrema delicatezza nelle varie cure farmacologiche.
questa sensibilità, ormai comprovata negli anni, non ha origini psiclogiche ma da un fisico ultrasensibile che reagisce in modo imprevedibile e guarisce con estrema lentezza.
per questo motivo, lo specialista svizzero, preferirebbe rimandare un evento come l'intervento non vedendone una necessità impellente, vista la bassa cura farmacologica e il limitato numero di effetti collegati all'ipertiroidismo.
sostiene, inoltre, ceh la maggior parte dei sintomi di malessare sarebbe legato a continue crisi ipoglicemiche (ho un iperinsulinismo diagnosticato e curato con un alimentazione appropriata da un medico nutrizionista esperto) e quindi risolverei solo in parte le mie difficoltà fisiche.
io mi trovo quindi a combattere tra due pareri opposti, fermo restando che l'intervento non alletta sicuramente e che sarei contraria alla cura radioattiva.
Il mio medico tuttavia insiste annunciandomi crisi tireotossiche gravissime con coma, noduli e cancro alla tiroide (scintigrafia e eco escludono la presenza di noduli) cuore danneggiato e altri possibili eventi drammatici.
ovviamente mi spaventa e io non so cosa devo fare
lasciare il certo per l'incerto?
Ovvio che il mio medico per essere credibile dovrebbe affrontare la situazione da solo, invece anche per un semplice raffreddore non prende decisione se non dopo consulto con lo svizzero...quindi mi fido?
capisco che la cura con l'eutirox sarebbe di minor danno e tutti dicono che è più facile la cura dopo una tiroidectomia, ma è davvero di vitale necessità?
non vi è speranza che con gli anni questa forma si trasformi in ipotiroidismo?
Posso affrontare davvero con serenità l'incognita di un intervento quando le cure mediche di qualsiasi natura sono sempre a posologia pediatrica?
E' vero che gli anticorpi una volta tolta la tiroide potrebbero attaccare altri organi?
e scatenare il diabete in quanto malattia autoimmune?
grazie della cortese attenzione e di chiunque vorrà tranquillizzarmi!
soffro ormai da una quindicina di anni di ipertiroidismo, la diagnosi del medico di Lugano che mi cura è tiroidite di Hashimoto (con anticorpi antirieglobulina, anti perossidassi sempre molto alti e anti recettori del TSH con varie oscillazioni).
In Italia si parla di morbo di Basedow senza segni di oftalmopatia.
la cura indicata in questi anni è stata col neo - mercazole (carbimazolo), 5 mg, nelle fasi acute aumentato a 4 pst.
la sintomatologia è sempre quella di tachicardia in fase acuta (fino 100 di frequenza) e profonda stanchezza.
si verificano nell'arco di un anno fino a 4 fasi di riacutizzazione che nell'arco di 15 gg recrediscono a livelli tireostatici.
il problema è che il mio medico di base (endocrinologo) sta spingendo verso l'intervento di tiroidectomia totale, mentre lo specialista di Lugano, pur dichiarando di non esserne contrario, tende a rimandare questa risoluzione vista l'estrema sensibilità fisica che comporta estrema delicatezza nelle varie cure farmacologiche.
questa sensibilità, ormai comprovata negli anni, non ha origini psiclogiche ma da un fisico ultrasensibile che reagisce in modo imprevedibile e guarisce con estrema lentezza.
per questo motivo, lo specialista svizzero, preferirebbe rimandare un evento come l'intervento non vedendone una necessità impellente, vista la bassa cura farmacologica e il limitato numero di effetti collegati all'ipertiroidismo.
sostiene, inoltre, ceh la maggior parte dei sintomi di malessare sarebbe legato a continue crisi ipoglicemiche (ho un iperinsulinismo diagnosticato e curato con un alimentazione appropriata da un medico nutrizionista esperto) e quindi risolverei solo in parte le mie difficoltà fisiche.
io mi trovo quindi a combattere tra due pareri opposti, fermo restando che l'intervento non alletta sicuramente e che sarei contraria alla cura radioattiva.
Il mio medico tuttavia insiste annunciandomi crisi tireotossiche gravissime con coma, noduli e cancro alla tiroide (scintigrafia e eco escludono la presenza di noduli) cuore danneggiato e altri possibili eventi drammatici.
ovviamente mi spaventa e io non so cosa devo fare
lasciare il certo per l'incerto?
Ovvio che il mio medico per essere credibile dovrebbe affrontare la situazione da solo, invece anche per un semplice raffreddore non prende decisione se non dopo consulto con lo svizzero...quindi mi fido?
capisco che la cura con l'eutirox sarebbe di minor danno e tutti dicono che è più facile la cura dopo una tiroidectomia, ma è davvero di vitale necessità?
non vi è speranza che con gli anni questa forma si trasformi in ipotiroidismo?
Posso affrontare davvero con serenità l'incognita di un intervento quando le cure mediche di qualsiasi natura sono sempre a posologia pediatrica?
E' vero che gli anticorpi una volta tolta la tiroide potrebbero attaccare altri organi?
e scatenare il diabete in quanto malattia autoimmune?
grazie della cortese attenzione e di chiunque vorrà tranquillizzarmi!
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Considerato che dopo tanti anni la situazione funzionale non si e' stabilizzata, e' giusto e valutare terapie alternative piu' radicali, quali l'intervento chirurgico, ma non scarterei la possibilita' della terapia con lo iodio radioattivo, soprattutto se le dimensioni ghiandolari non sono particolarmente significative.
Dr. Sergio Di Martino
Specialista in Endocrinologia
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 3.7k visite dal 06/01/2010.
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