Sospensione trattamento sert
salve. non son sicuro che sia la sezione corretta ma non ne ho trovate di adeguate, vogliate scusarmi l'eventuale errore.
all'incirca 6 anni fa ho iniziato a usare eroina(fumata), e ho continuato a farlo a dosi crescenti per circa 2 anni quando mi son rivolto per la prima volta al sert delle mie parti. Ho iniziato un trattamento con metadone, scalando abbastanza rapidamente, da 40 a 0 in un anno e tre mesi. Ho smesso di usare eroina dal secondo giorno di trattamento(ero molto deciso) e per quanto abbia risentito di alcuni disturbi nel troncare col farmaco a fine terapia ho resistito e son passati. Dopo pochi mesi però determinate circostanze e una mia sottovalutazione del rischio ricadute mi ha riportato al problema iniziale e sono immediatamente tornato al sert, dato che in pochi giorni si era reinstaurata una dipendenza. Questa volta però non ha sortito in me alcun effetto,e per quanto continui a considerarmi motivato è da un anno che non riesco a smettere. Il problema mio è però di differente natura: tre mesi fa si è rotta la mia auto e ho avuto grosse difficoltà a recarmi al sert di mia competenza. Ho quindi interrotto la cura per un paio di mesi, non potendo garantire una frequenza continuativa e soprattutto perchè demotivato dall'insuccesso della terapia. Un mesetto fa ho però acquistato un motorino e ho voluto riprovare. Inconvenienti e problemi di maltempo mi hanno però reso difficile la frequentazione del servizio tanto che per ben due volte avendo saltato per più di 3 giorni la somministrazione ho dovuto esser riammesso. Dopo la seconda riammissione non mi è stata data però alcuna possibilità di frequentazione, e al primo giorno di assenza mi han troncato la terapia impedendomi di tornare al servizio. Ora mi trovo costretto a cercare un sert ancora più distante, il che renderà ancora più difficoltoso per me frequentarlo, e per quanto sia cosciente che la colpa delle assenze sia mia penso che la possibilità di rivolgersi a un servizio pubblico dovrebbe essermi data visto anche un passato di cura abbastanza lungo in cui però ho sempre mostrato la volontà di smettere. Lo stesso è accaduto a mio fratello, che è stato allontanato contemporaneamente a me, benchè egli non avesse mai terminato la terapia ed era in cura da 4 anni. Al momento dell'allontanamento assumevamo entrambi 40 ml di metadone e la dipendenza dal farmaco quasi sovrastava quella da eroina, tanto che per non risentire dell'astinenza abbiamo dovuto incrementare anche il dosaggio di eroina e renderlo necessariamente costante. Ciò che vorrei sapere è se il comportamento dei medici del mio sert è corretto e legalmente consentito, soprattutto visto che una delle motivazioni che mi è stata data è che è proprio la legge che impone loro di interrompere la terapia se non ci sono i requisiti per un'assunzione regolare. Dato che però i requisiti ci sono, e che le assenze recenti sono a mio avviso motivate e causate da eventi incidentali e chiaramente contingenti, è lecito considerare illegale la loro scelta e pretendere il reinserimento? vi ringrazio per ogni risposta.e buone feste!
all'incirca 6 anni fa ho iniziato a usare eroina(fumata), e ho continuato a farlo a dosi crescenti per circa 2 anni quando mi son rivolto per la prima volta al sert delle mie parti. Ho iniziato un trattamento con metadone, scalando abbastanza rapidamente, da 40 a 0 in un anno e tre mesi. Ho smesso di usare eroina dal secondo giorno di trattamento(ero molto deciso) e per quanto abbia risentito di alcuni disturbi nel troncare col farmaco a fine terapia ho resistito e son passati. Dopo pochi mesi però determinate circostanze e una mia sottovalutazione del rischio ricadute mi ha riportato al problema iniziale e sono immediatamente tornato al sert, dato che in pochi giorni si era reinstaurata una dipendenza. Questa volta però non ha sortito in me alcun effetto,e per quanto continui a considerarmi motivato è da un anno che non riesco a smettere. Il problema mio è però di differente natura: tre mesi fa si è rotta la mia auto e ho avuto grosse difficoltà a recarmi al sert di mia competenza. Ho quindi interrotto la cura per un paio di mesi, non potendo garantire una frequenza continuativa e soprattutto perchè demotivato dall'insuccesso della terapia. Un mesetto fa ho però acquistato un motorino e ho voluto riprovare. Inconvenienti e problemi di maltempo mi hanno però reso difficile la frequentazione del servizio tanto che per ben due volte avendo saltato per più di 3 giorni la somministrazione ho dovuto esser riammesso. Dopo la seconda riammissione non mi è stata data però alcuna possibilità di frequentazione, e al primo giorno di assenza mi han troncato la terapia impedendomi di tornare al servizio. Ora mi trovo costretto a cercare un sert ancora più distante, il che renderà ancora più difficoltoso per me frequentarlo, e per quanto sia cosciente che la colpa delle assenze sia mia penso che la possibilità di rivolgersi a un servizio pubblico dovrebbe essermi data visto anche un passato di cura abbastanza lungo in cui però ho sempre mostrato la volontà di smettere. Lo stesso è accaduto a mio fratello, che è stato allontanato contemporaneamente a me, benchè egli non avesse mai terminato la terapia ed era in cura da 4 anni. Al momento dell'allontanamento assumevamo entrambi 40 ml di metadone e la dipendenza dal farmaco quasi sovrastava quella da eroina, tanto che per non risentire dell'astinenza abbiamo dovuto incrementare anche il dosaggio di eroina e renderlo necessariamente costante. Ciò che vorrei sapere è se il comportamento dei medici del mio sert è corretto e legalmente consentito, soprattutto visto che una delle motivazioni che mi è stata data è che è proprio la legge che impone loro di interrompere la terapia se non ci sono i requisiti per un'assunzione regolare. Dato che però i requisiti ci sono, e che le assenze recenti sono a mio avviso motivate e causate da eventi incidentali e chiaramente contingenti, è lecito considerare illegale la loro scelta e pretendere il reinserimento? vi ringrazio per ogni risposta.e buone feste!
[#1]
Gentile utente,
premetto che la sua situazione suona simile a tante purtroppo viste in questi anni di attività nel campo delle dipendenze.
Il trattamento da lei effettuato (metadone a scalare in un anno e tre mesi, dose massima 40), è inadeguato agli standard di riuscita delle terapie anti-tossicomaniche.
Lo scopo è la prevenzione dell'andamento recidivante, cioè delle ricadute. La ricaduta è la costante in assenza di terapia, e non sono episodi separati ma espressione della stessa malattia che prevede periodi di calma e periodi di riattivazione, ma non è spenta. Tanto è vero che non quando si ricade non ci si mette un anno, ma pochi giorni.
Gli standard prevedono un trattamento metadonico di mantenimento, e non a breve-medio termine. Non è mai esistita nessuna indicazione scientifica a procedere per scalaggio, né a sospendere i trattamenti dopo un tempo così breve. I risultati dimostrano che mantenendo le terapie si mantengono i risultati, e l'esperienza che nel tempo in genere si può ridurre il dosaggio mantenendo comunque la risposta.
Il dosaggio è fondamentale, va ricercato quello a cui la persona smette stabilmente (non importa se da subito, anzi è irrilevante) nel tempo l'uso di oppiacei secondo le proprie intenzioni.
Tale dosaggio (per funzionare) è mediamente 100, raggiunto a partire da dosaggi iniziali molto minori, secondo schemi di incremento che conoscono (dovrebbero) i medici. Dosaggi sotto i 60 sono in genere inefficaci, funzionano soltanto in una piccola parte di pazienti.
La risposta alla terapia metadonica sembra dipendere non dalla dose per bocca ma da quanto ne viene assorbito, quanto rapidamente si metabolizza etc (per questo alcuni rispondono a 60 e altri ancora a 600 non rispondono).
Anche se una persona risponde a dosi basse, è bene verificare che non si stia tenendo in equilibrio con altro, tipo alcol o tranquillanti, perché è una condizione poipiù difficilmente trattabile.
Lei si è rivolto a un SerT, è stata seguita una terapia senza presupposti di efficacia preventiva. Il fatto che lei abbia smesso da subito e che avesse una motivazione personale "forte" non deve condizionare i parametri di efficacia del trattamento. Pertanto fare una terapia a scalaggio in una persona motivata è come togliere il gesso alla gamba dopo tre giorni ad una persona motivata a camminare bene. Al paziente non si deve chiedere di controllare i propri sintomi, è demenziale, e se il paziente dichiara che lo farà questo non è un buon motivo per assecondarlo, ma se mai per spiegargli che si tratta di sintomi e non di qualcosa che può controllare, per definizione se è una malattia.
Conclusione: lei ha pieno diritto di chiedere il trattamento tutte le volte che decide di farlo, ovviamente si affida alle cure presumendo di essere ben guidato, se ciò non è stato non può far altro che informarsi - come fa ora- se sbaglia lei o ha sbagliato qualcun'altro. Non deve utilizzare i servizi come se fossero luoghi in cui Lei va a dimostrare qualcosa, sono i Servizi che devono offrirle una soluzione e guidarla verso la sua realizzazione. Rifiutare il trattamento è illecito se non perché la persona chiede cose impossibili o non corrispondenti a ciò che il trattamento prevede. In ogni caso va fatto mettere per iscritto, perché lo status legale di chi ha chiesto un trattamento spontaneamente è diverso, mentre se risulta che lei non lo ha mai chiesto o lo ha rifiutato Lei la cosa, in caso di reati o accuse potrebbe essere in condizioni peggiori per difendersi.
Può contattare la Difesa dei Diritti dei Tossicodipendenti sul sito www.sims.it (Nando Melillo e Roberto Nardini sono i referenti).
Oppure contattarmi per ulteriori spiegazioni ai miei indirizzi di mail e le fornisco eventualmente i cellulari.
Nella mia esperienza in vari casi re-inviando il paziente al servizio con spiegazioni documentate e argomentate, è stato possibile ottenere finalmente un trattamento come si deve.
Un articolo comprensibile sull'uso del metadone (medici italiani per lo più operanti in sert o università) è scaricabile a www.medicinatossicodipendenze.it/pdf/MDT%2034%20Consensus%20panel3.pdf
premetto che la sua situazione suona simile a tante purtroppo viste in questi anni di attività nel campo delle dipendenze.
Il trattamento da lei effettuato (metadone a scalare in un anno e tre mesi, dose massima 40), è inadeguato agli standard di riuscita delle terapie anti-tossicomaniche.
Lo scopo è la prevenzione dell'andamento recidivante, cioè delle ricadute. La ricaduta è la costante in assenza di terapia, e non sono episodi separati ma espressione della stessa malattia che prevede periodi di calma e periodi di riattivazione, ma non è spenta. Tanto è vero che non quando si ricade non ci si mette un anno, ma pochi giorni.
Gli standard prevedono un trattamento metadonico di mantenimento, e non a breve-medio termine. Non è mai esistita nessuna indicazione scientifica a procedere per scalaggio, né a sospendere i trattamenti dopo un tempo così breve. I risultati dimostrano che mantenendo le terapie si mantengono i risultati, e l'esperienza che nel tempo in genere si può ridurre il dosaggio mantenendo comunque la risposta.
Il dosaggio è fondamentale, va ricercato quello a cui la persona smette stabilmente (non importa se da subito, anzi è irrilevante) nel tempo l'uso di oppiacei secondo le proprie intenzioni.
Tale dosaggio (per funzionare) è mediamente 100, raggiunto a partire da dosaggi iniziali molto minori, secondo schemi di incremento che conoscono (dovrebbero) i medici. Dosaggi sotto i 60 sono in genere inefficaci, funzionano soltanto in una piccola parte di pazienti.
La risposta alla terapia metadonica sembra dipendere non dalla dose per bocca ma da quanto ne viene assorbito, quanto rapidamente si metabolizza etc (per questo alcuni rispondono a 60 e altri ancora a 600 non rispondono).
Anche se una persona risponde a dosi basse, è bene verificare che non si stia tenendo in equilibrio con altro, tipo alcol o tranquillanti, perché è una condizione poipiù difficilmente trattabile.
Lei si è rivolto a un SerT, è stata seguita una terapia senza presupposti di efficacia preventiva. Il fatto che lei abbia smesso da subito e che avesse una motivazione personale "forte" non deve condizionare i parametri di efficacia del trattamento. Pertanto fare una terapia a scalaggio in una persona motivata è come togliere il gesso alla gamba dopo tre giorni ad una persona motivata a camminare bene. Al paziente non si deve chiedere di controllare i propri sintomi, è demenziale, e se il paziente dichiara che lo farà questo non è un buon motivo per assecondarlo, ma se mai per spiegargli che si tratta di sintomi e non di qualcosa che può controllare, per definizione se è una malattia.
Conclusione: lei ha pieno diritto di chiedere il trattamento tutte le volte che decide di farlo, ovviamente si affida alle cure presumendo di essere ben guidato, se ciò non è stato non può far altro che informarsi - come fa ora- se sbaglia lei o ha sbagliato qualcun'altro. Non deve utilizzare i servizi come se fossero luoghi in cui Lei va a dimostrare qualcosa, sono i Servizi che devono offrirle una soluzione e guidarla verso la sua realizzazione. Rifiutare il trattamento è illecito se non perché la persona chiede cose impossibili o non corrispondenti a ciò che il trattamento prevede. In ogni caso va fatto mettere per iscritto, perché lo status legale di chi ha chiesto un trattamento spontaneamente è diverso, mentre se risulta che lei non lo ha mai chiesto o lo ha rifiutato Lei la cosa, in caso di reati o accuse potrebbe essere in condizioni peggiori per difendersi.
Può contattare la Difesa dei Diritti dei Tossicodipendenti sul sito www.sims.it (Nando Melillo e Roberto Nardini sono i referenti).
Oppure contattarmi per ulteriori spiegazioni ai miei indirizzi di mail e le fornisco eventualmente i cellulari.
Nella mia esperienza in vari casi re-inviando il paziente al servizio con spiegazioni documentate e argomentate, è stato possibile ottenere finalmente un trattamento come si deve.
Un articolo comprensibile sull'uso del metadone (medici italiani per lo più operanti in sert o università) è scaricabile a www.medicinatossicodipendenze.it/pdf/MDT%2034%20Consensus%20panel3.pdf
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
[#2]
Utente
la ringrazio per aver risposto velocemente.
La mia questione era incentrata sull'aspetto legale dell'accaduto, ovvero sugli obblighi che legano i medici del servizio a chi ne fa richiesta. L'aver troncato un trattamento dopo 4 anni è stato per me dannoso su più fronti: dal punto di vista economico, in quanto mi ha costretto a una maggior spesa in eroina per coprire il farmaco, sociale, in quanto è avvenuto in concomitanza con le festività e mi ha provocato non pochi imbarazzi in famiglia e sul lavoro, e ovviamento in salute, visto che non è la cosa più picevole per il mio corpo un interruzione in tronco di un trattamento metadonico a 40 ml! Inoltre essendo già in parte demotivato dall'insuccesso della terapia il fatto ha inciso anche psicologicamente, visto che come la maggior parte dei td soffro di una leggera forma di depressione sintomatica. Non ho fatto alcuna richiesta extra al servizio, solo di prescrivermi una qualsiasi terapia loro ritenessero opportuna per aiutarmi a smettere, son sempre andato spontaneamente e non ho mai avuto problemi legali di alcun tipo. Per questo in parte stupito ma soprattutto irritato dall'interruzione della terapia vorrei sapere se il sert in oggetto ha commesso un illecito dal punto di vista legale, e senza voler esagerare con una causa processuale vi sia per lo meno un organo a cui segnalare l'accaduto. Il "sims" dalei citato può essere una possibilità? Mi irrita in maniera particolare l'atteggiamento di alcuni medici che probabilmente perchè hanno a che fare con td tralasciano le individualità dei pazienti e mantengono una aria di superiorità costante, indipendentemente da chi sia la persona che hanno di fronte sia dal punto di vista clinico che sociale.
Dal punto di vista farmacologico invece devo dire che il mio corpo almeno per quanto riguarda gli aspetti strettamente fisici (tralasciano craving etc) rispondeva bene anche a un basso dosaggio di metadone, anzi le prime assunzioni di 40ml quasi le rigettavo per la forte intensità. mi meraviglia il leggere di una terapia sostitutiva in crescendo, come da Lei spiegato nella risposta; Lei non crede invece che un uso eccessivamente prolungato di farmaci sostitutivi diventi inevitabilmente cronico? Ho letto frequentamente di pazienti che dopo 8,10 anni di metadone o buprenorfina si ritrovano costretti a rassegnarsi a una dipendenza farmacologica per il timore di ricadure o d crisi di astinenza. E' davvero secondo Lei così sottovalutabile la motivazione e la forza di volontà al punto da preferire una terapia sostitutiva a lungo termine piuttosto che una a scalaggio rapido coadiuvata da una stretta osservazione post trattamento??? Ovviamente Le sto chiedendo un opinione personale e nient'altro, ma spesso mi son chiesto se non fosse in realtà più efficente una terapia estremamente rapida, magari anche da una singola settimana, onde evitare l'insorgere di alcuna dipendenza farmacologica e coprire il picco di crisi. Son conscio del rischio altissimo di ricaduta ma dal punto di vista strettamente fisico sarebbe possibile??
La ringrazio per l'attenzione.
La mia questione era incentrata sull'aspetto legale dell'accaduto, ovvero sugli obblighi che legano i medici del servizio a chi ne fa richiesta. L'aver troncato un trattamento dopo 4 anni è stato per me dannoso su più fronti: dal punto di vista economico, in quanto mi ha costretto a una maggior spesa in eroina per coprire il farmaco, sociale, in quanto è avvenuto in concomitanza con le festività e mi ha provocato non pochi imbarazzi in famiglia e sul lavoro, e ovviamento in salute, visto che non è la cosa più picevole per il mio corpo un interruzione in tronco di un trattamento metadonico a 40 ml! Inoltre essendo già in parte demotivato dall'insuccesso della terapia il fatto ha inciso anche psicologicamente, visto che come la maggior parte dei td soffro di una leggera forma di depressione sintomatica. Non ho fatto alcuna richiesta extra al servizio, solo di prescrivermi una qualsiasi terapia loro ritenessero opportuna per aiutarmi a smettere, son sempre andato spontaneamente e non ho mai avuto problemi legali di alcun tipo. Per questo in parte stupito ma soprattutto irritato dall'interruzione della terapia vorrei sapere se il sert in oggetto ha commesso un illecito dal punto di vista legale, e senza voler esagerare con una causa processuale vi sia per lo meno un organo a cui segnalare l'accaduto. Il "sims" dalei citato può essere una possibilità? Mi irrita in maniera particolare l'atteggiamento di alcuni medici che probabilmente perchè hanno a che fare con td tralasciano le individualità dei pazienti e mantengono una aria di superiorità costante, indipendentemente da chi sia la persona che hanno di fronte sia dal punto di vista clinico che sociale.
Dal punto di vista farmacologico invece devo dire che il mio corpo almeno per quanto riguarda gli aspetti strettamente fisici (tralasciano craving etc) rispondeva bene anche a un basso dosaggio di metadone, anzi le prime assunzioni di 40ml quasi le rigettavo per la forte intensità. mi meraviglia il leggere di una terapia sostitutiva in crescendo, come da Lei spiegato nella risposta; Lei non crede invece che un uso eccessivamente prolungato di farmaci sostitutivi diventi inevitabilmente cronico? Ho letto frequentamente di pazienti che dopo 8,10 anni di metadone o buprenorfina si ritrovano costretti a rassegnarsi a una dipendenza farmacologica per il timore di ricadure o d crisi di astinenza. E' davvero secondo Lei così sottovalutabile la motivazione e la forza di volontà al punto da preferire una terapia sostitutiva a lungo termine piuttosto che una a scalaggio rapido coadiuvata da una stretta osservazione post trattamento??? Ovviamente Le sto chiedendo un opinione personale e nient'altro, ma spesso mi son chiesto se non fosse in realtà più efficente una terapia estremamente rapida, magari anche da una singola settimana, onde evitare l'insorgere di alcuna dipendenza farmacologica e coprire il picco di crisi. Son conscio del rischio altissimo di ricaduta ma dal punto di vista strettamente fisico sarebbe possibile??
La ringrazio per l'attenzione.
[#3]
Il sims si occupa proprio di questi problemi medicolegali.
COme "tralasciando craving etc..." La terapia si fa per il craving e per nient'altro.
Non si tratta di quel che credo io, ci sono decine di studi sugli effetti a lungo termine di questo farmaco. Questa storia della cronicità è priva di senso: la tossicodipendenza è cronica, per definizione, chi l'ha vissuta dovrebbe saperlo, e invece sembra che tutti si mettano d'accordo per negarlo al momento di pensare ad un trattamento. Non esistono i tossicodipendenti cronici, perché non esistono quelli non-cronici. La terapia cronicizza soltanto il benessere di quando funziona, questo significa "mantenimento", non mantenere una dose così perché non si ha voglia di ridurla, mantenerla perché da essa dipende il tenere ferma la malattia.
Io non ho opinioni personali, c'è una scienza che si occupa di questo problema. Tutti i tossicodipendenti pensano a coprire il periodo di crisi. Questo non c'entra niente con la cura della malattia. Se lei va ad un Sert e chiede di curare la malattia, sono tenuti a darLe una cura, se lei va a chiedere cose "al bisogno" non sta chiedendo una terapia ma una medicazione ogni tanto, e il sert non è il luogo adatto per questo.
Spero comprenda l'assurdo del lamentarsi giustamente della propria condizione e poi chiedere trattamenti anche solo di una settimana (per che cosa ? non per la malattia di cui si lamenta ?). Tutti i tossicomani vorrebbero una terapia rapida e infatti affluiscono come falene ai vari programmi di disintossicazione, che non hanno mai dimostrato utilità alcuna nel prevenire le ricadute. Ma lei andrebbe da un chirurgo a dirgli quale tipo di operazione vuole o si informa su quelle disponibili ?
E qui a questo punto è lei che deve decidere. Se vuole la soluzione della tossicodipendenza, ci sono vie percorribili note dalla fine degli anni 60.
COme "tralasciando craving etc..." La terapia si fa per il craving e per nient'altro.
Non si tratta di quel che credo io, ci sono decine di studi sugli effetti a lungo termine di questo farmaco. Questa storia della cronicità è priva di senso: la tossicodipendenza è cronica, per definizione, chi l'ha vissuta dovrebbe saperlo, e invece sembra che tutti si mettano d'accordo per negarlo al momento di pensare ad un trattamento. Non esistono i tossicodipendenti cronici, perché non esistono quelli non-cronici. La terapia cronicizza soltanto il benessere di quando funziona, questo significa "mantenimento", non mantenere una dose così perché non si ha voglia di ridurla, mantenerla perché da essa dipende il tenere ferma la malattia.
Io non ho opinioni personali, c'è una scienza che si occupa di questo problema. Tutti i tossicodipendenti pensano a coprire il periodo di crisi. Questo non c'entra niente con la cura della malattia. Se lei va ad un Sert e chiede di curare la malattia, sono tenuti a darLe una cura, se lei va a chiedere cose "al bisogno" non sta chiedendo una terapia ma una medicazione ogni tanto, e il sert non è il luogo adatto per questo.
Spero comprenda l'assurdo del lamentarsi giustamente della propria condizione e poi chiedere trattamenti anche solo di una settimana (per che cosa ? non per la malattia di cui si lamenta ?). Tutti i tossicomani vorrebbero una terapia rapida e infatti affluiscono come falene ai vari programmi di disintossicazione, che non hanno mai dimostrato utilità alcuna nel prevenire le ricadute. Ma lei andrebbe da un chirurgo a dirgli quale tipo di operazione vuole o si informa su quelle disponibili ?
E qui a questo punto è lei che deve decidere. Se vuole la soluzione della tossicodipendenza, ci sono vie percorribili note dalla fine degli anni 60.
[#4]
A riprova di quanto scritto dal Collega Matteo Pacini, volevo farle dono di quanto la Sanità Mondiale si stia preoccupando dei trattamenti per la tossicodipendenza da eroina e sulla prescrizione del metadone in italia. Le allego qui uno studio pubblicato su una rivista internazionale, che non ci rende giustizia come professionisti del Ser.T. [ci sono molti colleghi bravi nei sert, ...]....
Ho trattato molti pazienti al sert. E devo dire che finchè non operavo su aspetti che riguardano "il cambiamento" le persone che seguivo sembravano "molto dipendenti" dal metadone.
Quando però ho inserito le tecniche del cambiamento che riguardano la psicoterapia cognitivo comportamentale e la programmazione neuro linguistica, .. "i miei clienti" non solo hanno cominciano a stare meglio, ... ma cominciano anche a pensare che c'è qualcos'altro, .... c'è la soddisfazione di fare qualcosa che piace e che è la realizzazione di un sogno del cassetto.
Ci sono persone che con tecniche come "i Livelli Logici",... hanno cominciato "a vedere", a sentire, ed a provare quanto sarebbe bello "raggiungere il loro proprio sogno" e da lì hanno cominciato a sperare.
Da lì, ci sono stati clienti che hanno cominciato a fare ciò che a loro piaceva, ... hanno cominciato o ricominciato a lavorare, ad avere un compagno o una compagna, ...ad avere ruoli di responsabilità, ... ad avere piu' autostima, ... etc...
Ma tutto ciò, ... tutto ciò, .. lo si può realizzare, .. "se" e "solo se" venga somministrato un "adeguato" dosaggio di metadone. Sempre.
Quando il cliente, ... avrà soddisfatto il proprio sogno, la propria voglia di realizzarsi, ... quando avrà capito alcuni meccanismi di diffidenza o di altre psicopatologie, ... che lo affligono "OLTRE LA DIPENDENZA DA OPPIACEI", ... allora "forse" potrà cominciare a scalare il metadone, .. potrà togliere con calma, ... un milligrammo al mese, .. magari, .. mooolto lentamente, ..il "gesso" con il quale ha fatto tutto il resto prima.
Mi spiace comunicarle che .... siamo esseri umani,.. non robot!... e la nostra felicità e benessere non passa da un farmaco, o da una droga: il nostro cervello può raggiungere il piacere anche senza eroina, .... ce l'avrà pure un sogno nel cassetto, ... vero?
Vorrebbe sapere "come" stare meglio?
Ah! Il paziente nel mio studio si chiama "Client", ... è più rispettoso, .. ed inoltre non deve aver pazienza per niente!
Auguri!
Vol. 12, No. 3, 2006
Free Abstract
Research Report
Methadone Treatment in Clinical Practice in Italy: Need for Improvement
Patrizia Schifano (a), Anna Maria Bargaglia, Valeria Belleudia, Laura Amato (a), Marina Davolia, Roberto Diecidue (b), Elisabetta Versino (c), Federica Vigna-Taglianti (b), Fabrizio Faggiano (d), Carlo A. Peruccia, for the VEdeTTE Study Group
a) Department of Epidemiology, ASL Rome E, Rome,
b) Regional Monitoring Center for Drug Addiction, Grugliasco,
c) Department of Public Health, University of Turin, Turin, and
d) Department of Medical Sciences, Avogadro University, Novara, Italy
Address of Corresponding Author
European Addiction Research 2006;12:121-127 (DOI: 10.1159/000092113)
* Heroin treatment
* Methadone maintenance
* Doses, methadone
* Treatment outcome, methadone
* Longitudinal studies, methadone
Abstract
Background: Methadone at appropriate doses has been demonstrated to be the most effective means for retaining patients in treatment and suppressing heroin use. Aim: To describe the modalities of day-to-day provision of methadone maintenance treatments (MMT) in Italian public health centres and to analyze the duration of MMTs by dose and by association with psychosocial treatments. Patients and Methods: We analyzed 8,378 subjects, 18 years of age or over, enrolled between September 1998 and March 2001 in one of 115 public treatment centres for heroin dependence in Italy. Treatment data were collected for each subject from enrolment to the end of the study period (maximum of 18 months). Results: Of the total of 29,495 treatments delivered, 21.0% were methadone maintenance, and 34.4% were methadone detoxification. Fifty percent of MMTs offered had a mean dose less than or equal to 40 mg/day, and only 19% had doses higher than or equal to 60 mg/day; treatments with doses higher than 60 mg/day lasted longer than treatments with lower doses. Differences in treatment length were observed between MMTs associated with a psychosocial treatment and those offered alone, only for doses <60 mg/day. Conclusions: In Italy, MMTs are delivered at inappropriate doses in more than 80% of the cases. The increase of methadone doses to adequate levels as indicated by the literature is necessary to ensure proper and effective use of MMTs in public treatment centres for heroin users.
Copyright © 2006 S. Karger AG, B
Dr. Fabrizio Marcolongo
psichiatra e psicoterapeuta
http://www.marcolongofabrizio.it
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Approfondimento su Allergia ai farmaci
Allergia ai farmaci: quali sono le reazioni avverse in seguito alla somministrazione di un farmaco? Tipologie di medicinali a rischio, prevenzione e diagnosi.